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Ai Musei Civici di Modena l’enigma rinascimentale della “pala Grossi”

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pala-grossiUn’opera d’arte enigmatica, della quale finora non si conoscevano con certezza l’autore, l’identità dei santi raffigurati e neppure la collocazione. Sarà dedicata alla “pala Grossi”, dipinto rinascimentale noto anche come “Madonna con Bambino in trono tra i santi Gioacchino, Anna, Sebastiano, Francesco e Chiara”, la conferenza degli storici dell’arte Antonio Buitoni e Angelo Mazza in programma domenica 24 febbraio alle 16.30, nella nuova sala dei Musei civici in largo Porta Sant’Agostino 337. L’appuntamento fa parte del ciclo di incontri “Metti un pomeriggio al museo”, che fino alla fine di marzo propone approfondimenti sul patrimonio del Museo e sulle mostre in corso. L’ingresso è gratuito e ai partecipanti saranno offerti tè e biscotti.

Esposto nella sala dell’arte sacra del Museo civico d’arte, il dipinto è noto come “pala Grossi” dal nome di uno degli ultimi proprietari. Il dibattito sull’opera si è riacceso dal 2009 in occasione della sua esposizione al Foro Boario durante la mostra “Emozioni in terracotta: Guido Mazzoni e Antonio Begarelli. Sculture del Rinascimento emiliano”. Dal 2010, il proprietario l’ha prestata gratuitamente al Museo civico d’arte per renderla visibile al pubblico ed effettuare studi che contribuiscano a sciogliere parte dei misteri che la circondano: dall’identità dell’autore (il Maestro della pala Grossi o Giovanni Antonio Bazzi?) a quella di uno dei santi ritratti (Gioacchino, padre della Vergine Maria, oppure Omobono, compatrono di Modena?), dalla destinazione della tela (pala d’altare o stendardo processionale?) a quelle che furono la collocazione originaria e la committenza.

Il graduale e non semplice processo di attribuzione della paternità ha dato vita a una serie di confronti con altri dipinti dai medesimi caratteri stilistici, appartenenti a note collezioni pubbliche e private. Le indagini diagnostiche, che hanno accompagnato tra il 2005 e il 2006 il restauro della pala, hanno messo in luce il disegno sottostante e rivelato peculiari aspetti tecnici, mentre la critica si è divisa tra quanti nella sottile tela dipinta a tempera con scarsissima preparazione hanno ravvisato una pala d’altare e quanti invece hanno pensato a un’originaria funzione di stendardo processionale di una confraternita.

Gli studi hanno spinto così a ipotizzare che l’autore del dipinto possa essere un artista attivo tra Parma e Reggio Emilia, ma nessun indizio aveva finora consentito l’individuazione del luogo originario di destinazione e del committente della pala in esame. In realtà vi sono ragioni per ritenere che essa, appartenuta in passato alla famiglia Bagnesi Bellincini Taccoli, sia da riconoscere nel dipinto a tempera che fino a poco dopo la metà del Settecento, come riferisce Girolamo Tiraboschi nel 1786, si trovava nell’oratorio di una Confraternita di Reggio e “che rappresentava la Vergine stessa sedente in trono con S. Gioachino, S. Anna, ed altri Santi, il quale passò poi alle mani del conte Nicola Taccoli”.

Tra le nuove prospettive di indagine che alimentano il dibattito circa l’attribuzione e la datazione della pala oscillante tra il 1475 e il 1500, emerge l’affascinante ipotesi di Angelo Mazza: “È Gioacchino o Omobono il santo posto accanto alla Vergine, individuato con un realismo incisivo, degno dei volti in terracotta policroma di Guido Mazzoni?”. Enigmi e suggestioni ribadiscono il ruolo cardine della “pala Grossi” nella storia dell’arte rinascimentale emiliana, tra Ferrara, Bologna, Modena e Reggio Emilia.

 

SOTTOSCRIZIONE PER I CANDELIERI DEL DUCA

Da domenica 24 febbraio torna in Museo la coppia di argenti estensi recentemente ritrovati a Parigi, per la cui acquisizione è stata aperta una sottoscrizione pubblica

Sono stati ritrovati a Parigi e l’antiquario modenese Cantore li ha acquistati dalla casa d’aste Sotheby’s. Ora servono 8mila euro per garantirne la proprietà al Museo civico d’arte di Modena. I preziosi candelieri d’argento appartenuti a Francesco V d’Austria Este saranno esposti nella nuova sala dei Musei civici (largo Porta Sant’Agostino 337) da domenica 24 febbraio, mentre per la loro acquisizione è stata avviata una sottoscrizione pubblica. L’importanza dei celebri manufatti provenienti dal Palazzo Ducale di Modena, oltre all’alta qualità artigianale con cui sono stati realizzati, sta principalmente nel fatto che all’indomani dell’esilio di Francesco V d’Austria Este, ultimo duca di Modena, nel 1859, l’argenteria del Palazzo Ducale è stata pressoché interamente fusa e trasformata in denaro.

In parallelo a quanto si sta facendo in questi giorni a Torino per l’acquisizione da parte del Museo di Palazzo Madama di un importante servizio in porcellana appartenuto alla famiglia di Massimo d’Azeglio, il Museo civico d’arte di Modena, che già possiede una raccolta di argenti estensi, ha avviato una sottoscrizione pubblica per l’acquisto della coppia di candelieri, opera dell’orafo concittadino Giacomo Vincenzi. Il tempo massimo a disposizione per la raccolta dei fondi necessari all’acquisto è di un anno. Le sottoscrizioni potranno essere effettuate alla reception dei Musei civici o tramite bonifico bancario sul Conto Corrente del Comune di Modena (Unicredit S.P.A. – filiale Modena – Piazza Grande 40 – 41121 Modena – Italia; IBAN: IT 96 N 02008 12930 000000505918) con causale di versamento “Acquisto candelieri per Museo civico”. Scheda di presentazione degli oggetti e immagini sono disponibili sul sito web del Museo. Una volta raggiunto l’importo totale, i sostenitori saranno invitati a un evento speciale per festeggiare l’ingresso dei candelieri nelle collezioni civiche.