Il risultato elettorale ha lanciato un messaggio forte e chiaro. Un risultato nazionale, certo, che per chi vuole avere occhi e orecchie parla anche ai livelli locali della politica e del PD in particolare. Riportare i risultati su Modena in automatico è certamente improprio, ma non si può neppure far finta di non vedere che con quei risultati oggi chi governa la città non avrebbe maggioranza politica.
Un voto che risente certo della gravità della crisi globale e dei disagi conseguenti, ma che è anche rivolta contro la sordità della politica, l’autoreferenzialità, l’arroccamento conservatore, il non coinvolgimento dei cittadini nelle scelte, tutti aspetti che anche a Modena conosciamo bene.
A Modena SEL ha spesso cercato di rompere questi schemi, di dare suggerimenti, di fare proposte, di portare innovazione nei metodi e nelle scelte pagando responsabilmente il prezzo di uno scomodo ruolo nella maggioranza. Spesso non siamo stati ascoltati ma trattati (al di là delle ingiurie di Sitta) come i soliti rompiscatole idealisti e non pragmatici. Di fronte a proposte di cambiamento di rotta ci veniva proposto di spostare due virgole e qualche parola nelle delibere che contano. Per questo, restando in una maggioranza che abbiamo ritenuto di poter contribuire a “cambiare da dentro”, abbiamo sempre rifiutato l’ingresso in una Giunta della quale spesso non abbiamo condiviso metodi e scelte.
Qualche volta abbiamo incassato risultati: il blocco della nuova linea dell’inceneritore, la fondazione Cresci@mo per evitare privatizzazioni nei servizi scolastici, sulla piscina al parco Ferrari, sul campo Cesana, sull’impegno a politiche disocial housing contenute nel Piano Casa. Sempre insieme e grazie al supporto di cittadini, comitati, associazioni.
Molto spesso non siamo riusciti a spuntarla. E’ successo sul tema dell’acqua, nella sudditanza verso Hera, su scelte di bilancio, su tante tematiche ambientali ed urbanistiche, sulle mille richieste di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini che abbiamo fatto. E’ successo sopratutto nel percorso per il documento di indirizzi per il nuovo PSC, una occasione storica di cambiamento che si sta perdendo. E’ stato scelto un percorso autoreferenziale che ha coinvolto i soliti ad approvare, con poche modifiche di facciata, una proposta di continuità voluta dal Sindaco, che ha messo il cappello degli Stati Generali, dall’assessore all’urbanistica precedente e purtroppo dall’attuale.
Il nuovo PSC è una occasione per elaborare una visione condivisa di futuro e di città, per riflettere su nuovi modelli di welfare, sulla gestione dei servizi, sulle relazioni in città, sulle nuove modalità dell’abitare, sulla riconversione ecologica dell’economia. Si è scelto un approccio vecchio, scontato e con alcune insidie molto pericolose (due per tutte: prima si usino le aree F poi – casomai – si farà la riqualificazione dell’esistente, cioè un futuro PSC svuotato di senso; e poi il richiamo a una necessaria “flessibilità dello strumento”, per garantire al Sitta di turno di poter rivedere scelte approvate dalla comunità).
Il fatto che il Sindaco sia al termine del secondo mandato e dunque dell’esperienza amministrativa, e con lui buona parte della Giunta, comporta evidentemente (altrimenti non si spiega il mancato ascolto degli alleati, di pezzi del PD stesso, di intelligenze e competenze della città…) una maggiore tentazione di forzare e portare a casa questo PSC, lasciando a chi verrà molte gatte da pelare e un rapporto con la città ulteriormente deteriorato.
Per questo facciamo un appello ancora più forte a Sindaco e Giunta, ma sopratutto al PD, perchè questa occasione non vada sprecata. Vi è un serio rischio che in Consiglio comunale il Documento di Indirizzi non abbia la maggioranza, o che passi di misura magari con il voto del Sindaco o con cambi di maggioranza esplicitando nei fatti il suo NON essere un documento condiviso.
Si abbia il coraggio di fermarsi e di riaprire la discussione. I tempi ancora lo consentono. Si azzerino tutte le posizioni e si riparta con un vero processo partecipativo che delinei pochi punti condivisi di visione del futuro (come dovrebbe essere un documento di indirizzi) rimandando alle fasi successive aspetti tecnici, volumetrie e obiettivi specifici.
Questo è un modo di ricucire gli strappi con la città, di ridare fiato e credibilità alla politica e al centro- sinistra, e di fare il bene della città e dei suoi abitanti.
Se si sceglierà la prova muscolare ed una approvazione solo aritmetica Sindaco e Giunta dovranno assumersi la responsabilità di tutti gli effetti politici.
(A nome della Direzione cittadina, Cristian Favarin – Coordinatore Circolo di Modena Sinistra Ecologia Libertà)