Il numero del imprese reggiane è sceso al più basso livello degli ultimi otto anni, siamo ritornati al 2004. Nel 2012 a fronte di 4.009 nuove iscrizioni, le cessazioni sono state 4.621: più di seicento aziende nel 2012 hanno dunque chiuso i battenti.
Le aziende reggiane iscritte alla Camera di commercio alla fine del 2012 risultano essere 57.201 il valore più basso da otto anni a questa parte.
La provincia reggiana ha fatto registrare un tasso negativo di decrescita (-0,2 per cento). Ancora peggiore è la situazione in Emilia Romagna, dove si registra un calo dello 0,29 per cento, superiore a quello nazionale.
Nell’ultimo trimestre del 2012 gli indicatori congiunturali di base dell’economia reggiana sono risultati tutti negativi, rispetto allo stesso periodo del 2011.
Il comparto manifatturiero della nostra provincia non è in buon stato di salute. Produzione, fatturato e ordini sono in calo per il quinto trimestre consecutivo. Il dato più preoccupante che si rileva, per una provincia da sempre “salvata” dall’export, è il calo degli ordini da oltre frontiera e la riduzione, dell’1,5 per cento, del fatturato estero.
La riduzione della produzione investe quasi tutte le tipologie d’azienda, dalle piccole alle grandi, con picchi negativi per le aziende artigiane. Tutti i settori, ad eccezione dell’alimentare, registrano una riduzione dei volumi produttivi. In territorio negativo si collocano anche le previsioni per l’immediato futuro: dalla produzione, al fatturato agli ordini, con un’accentuazione meno forte per gli ordini dall’estero.
In questo contesto di crisi è indispensabile che lo Stato, la Regione e gli Enti Locali paghino subito i debiti che hanno contratto con le imprese private e che si allenti al più presto la pressione fiscale sulle piccole e medie imprese, che sono il motore principale dell’economia italiana.
Non è accettabile che un tessuto produttivo sia mandato in crisi proprio dallo Stato, che con una mano non onora i suoi debiti e con l’altra pretende rapidamente i suoi crediti.
Sono dati preoccupanti “E’ mia intenzione spronare la regione Emilia Romagna affinché gli Enti pubblici provvedano a pagare alle aziende private quanto loro dovuto; in secondo luogo occorre individuare forme di garanzia che consentano alla aziende private, messe a dura prova anche dagli eventi sismici recenti, di accedere al credito in tempi brevi.
La Regione e ed il Governo Monti, in questo ultimo anno, hanno abbandonato a se stesse le aziende emiliane schiacciate da un carico fiscale esorbitante, anche quelle colpite da sisma.
(Fabio Filippi)