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Eleazàr: sequestro anticipato dei beni finalizzato all’eventuale confisca


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studio-magoI Carabinieri della Compagnia di Modena e della Stazione di Castelfranco Emilia, nel prosieguo investigativo dell’operazione convenzionalmente denominata ELEAZÀR, hanno dato esecuzione ad una misura di prevenzione patrimoniale del sequestro anticipato dei beni finalizzato all’eventuale confisca, emessa dal Tribunale di Modena su proposta della locale Procura della Repubblica, a carico del sedicente sensitivo, veggente e guaritore M.N.

Il 54enne modenese, residente a Formigine, dedito a presunte arti magiche sotto il nome di “ELEÀZAR”, attualmente detenuto agli arresti domiciliari, era stato tratto in arresto dai Carabinieri il 21 febbraio scorso, in quanto ritenuto responsabile dei reati di truffa e circonvenzione di incapaci, aggravate e continuate ed esercizio abusivo della professione medica.

Parallelamente al procedimento penale per tali accuse, i militari dell’Arma modenese, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno condotto degli accertamenti patrimoniali ed anagrafico-tributari sui beni mobili, immobili e finanziari di M.N., che sono sfociati in un autonomo procedimento di prevenzione, da cui è scaturito il sequestro urgente dei beni ai sensi del D.Lgs. 159/2011, meglio conosciuto come “Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione”.

All’uomo, che formalmente risultava “povero” in quanto non occupato e dichiarante un reddito annuo compreso tra i 2.000 e gli 8.000 euro al massimo, sono stati sequestrati quattro fondi d’investimento, due conti correnti e un libretto postale contenenti la somma complessiva di circa un milione e duecentomila euro, nonché un’automobile Ferrari “360 Modena” (per altro preceduta dal possesso di un’altra Ferrari e di una Porsche, successivamente vendute).

Dalle indagini svolte è emerso che l’ingente patrimonio finanziario è frutto della pluriennale attività paragnostica, svolta in totale evasione fiscale e con condotte integranti le ipotesi di reato per cui è tuttora gravemente indiziato.

Nel corso dei servizi di osservazione, pedinamenti, escussioni testimoniali nonché intercettazioni telefoniche e video-ambientali mediante una microcamera nascosta presso lo “studio” di Castelfranco Emilia, era già emerso che il mago spacciava ai suoi “pazienti” riti e predizioni asseritamente paranormali, come interventi aventi efficacia diagnostica e curativa per qualsiasi patologia, anche quelle gravi, tra cui il cancro e l’autismo.

Tali condotte illecite – spesso agevolate dallo stato di contingente debolezza psicologica delle vittime – erano state interrotte con l’arresto del mago ed il sequestro dello “studio”, unitamente a tutta la documentazione rinvenuta al suo interno.

È stata in questa fase, e più in particolare a seguito del rinvenimento di migliaia di fotografie dei “pazienti” del mago – puntualmente schedati con foto, nome, cognome, data di nascita e talvolta anche con dati personali sensibili – che i militari dell’Arma hanno intuito la possibilità dell’esistenza di un ingente patrimonio guadagnato in tutto od in parte in maniera illecita.

Allo stato risultano, infatti, essere almeno 6.800 le persone che si sono rivolte al sensitivo e guaritore, ciascuna sottoponendosi a singole sedute od a cicli di varia entità fino ad 80 sedute per ogni persona. Ovviamente, ogni incontro con il mago aveva un costo, di solito non meno di 100,00 euro.

Dai documenti sequestrati, dai quali si stanno ricostruendo gli introiti di M.N., risulta che questi, sin dall’anno 1996, ha esercitato quotidianamente (eccetto solo le 3 – 4 giornate di astensione superfestiva di ogni anno), ricevendo, in media, 5 pazienti al giorno.

Al fine di aggredire il patrimonio che si ritiene essere stato in questo modo accumulato da M.N. – prescindendo dal procedimento penale per i reati per cui è indiziato – i militari dell’Arma, d’intesa con l’Autorità Giudiziaria, sono ricorsi all’innovativo “Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione”, il quale, rispetto al passato, non limita più il campo di applicazione del sequestro e della confisca dei beni ai soli indiziati di mafia o di determinate categorie criminali “tradizionalmente” ritenute più pericolose di altre.

Tali misure patrimoniali possono ora essere adottate anche nei confronti di tutte le persone che rientrano nella cosiddetta categoria dei criminali comuni, purché risulti dimostrata la loro pericolosità sociale nonché la sproporzione tra il valore dei beni posseduti ed i redditi dichiarati, tali da far ritenere che tali beni siano, in tutto o solo in parte, frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.

L’operazione, concordemente alla ratio della nuova normativa, costituisce solo un esempio di come l’Arma dei Carabinieri aderisca all’idea che la criminalità comune ed organizzata vada contrastata anche sul fronte dell’aggressione ai patrimoni, sia per l’implicito senso di giustizia contenuto nello spossessamento dei beni dei criminali, che per il contenimento della loro pericolosità.

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