Home Politica Filippi (Pdl): la sanità dell’Emilia-Romagna discrimina i pazienti malati di cancro

Filippi (Pdl): la sanità dell’Emilia-Romagna discrimina i pazienti malati di cancro

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“Il comportamento che la dirigenza del sistema sanitario regionale ha deciso di adottare nei confronti di tutti quei malati in terapia col Metodo Di Bella è, a dir poco, vergognoso!” A dichiararlo è il Consigliere regionale del Pdl Fabio Filippi, il quale ha presentato un’interrogazione a risposta immediata alla Giunta sull’argomento.

“Alla signora Filomena Nardelli, malata tumorale – aggiunge il Consigliere Filippi – in terapia col Metodo Di Bella, è stata sospesa dall’Ausl di Bologna l’erogazione dei farmaci necessari alle sue cure e la paziente è stata condannata a risarcire oltre 100 mila euro per i trattamenti effettuati negli ultimi 5 anni. Tutto questo perché la Regione Emilia-Romagna si ostina a non riconoscere, come cura antitumorale, il trattamento Di Bella. Nel caso della signora Nardelli le cure ufficiali non erano state efficaci, il MDB, al contrario, stava assicurando risultati positivi.

Il caso Nardelli non è isolato, sono in molti, in cura con il MDB, a cui oggi viene chiesto, dal sistema sanitario regionale, il risarcimento per le cure effettuate. Per fare solo un esempio, alla signora Barbara Bartorelli, guarita grazie al MDB, è stato chiesto un risarcimento per una somma superiore a 40 mila euro. Le terapie dibelliane, nel suo caso, hanno dato gli esiti sperati, ma per la Regione questo parrebbe non contare nulla.

Numerosi pazienti sono stati costretti a rivolgersi al giudice per continuare le cure. Dal 1998 sono migliaia in Italia i ricorsi fatti dai pazienti dibelliani, la regione che conta più sentenze favorevoli è la Puglia, seguita dalla Sicilia e dal Lazio. La regione più ostile al metodo Di Bella risulta essere proprio l’Emilia Romagna.

I soggetti in cura col MDB, in molti casi, non possono sottoporsi alla chemioterapia, la terapia dibelliana resta quindi l’ultima via. Inoltre, la cura Di Bella è meno onerosa di chemio e radio, e non necessita di costosi ricoveri ospedalieri. Le ricerche e i lavori clinici di Di Bella sono stati pubblicati da numerosi riviste internazionali accreditate e con accesso a Medline, il più prestigioso motore di ricerca scientifico mondiale.

In Emilia Romagna emerge un evidente disequilibrio che pone alcuni cittadini in una situazione palesemente discriminatoria.

I diritti del paziente non vengono affermati come stabilito dalla carta dei diritti del malato e come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel caso specifico verrebbero violati diritti fondamentali primari: diritto all’accesso; diritto alla libera scelta; diritto a evitare le sofferenze e il dolore non necessari; diritto a un trattamento personalizzato.

Un malato non ha alcun interesse a strumentalizzare la propria salute: se non riscontra miglioramenti non prende farmaci inefficaci. Non si comprende, quindi, l’atteggiamento della Regione Emilia-Romagna. Non può essere cancellato il diritto che una persona ha di curarsi: dovrebbe essere una garanzia primaria del cittadino;

La Regione non può discriminare dei cittadini, peraltro malati: ha l’obbligo di garantire il diritto alla cura e la libertà di scelta del malato, ridando speranza alla signora Nardelli e a tanti altri cittadini in terapia col MDB, come stabilisce la carta dei diritti del malato e come decreta l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Chiedo alla Giunta di prendere in seria considerazione questo grido disperato di aiuto che arriva da persone affette da malattie tumorali.”