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‘Saga.Il canto dei Canti’: l’opera equestre di Giovanni Lindo Ferretti a giugno torna a Reggio Emilia

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A_Calo_SagaRidare luce ai legami profondi e millenari tra uomini, cavalli e montagne, mentre finisce un’era. È il sogno divenuto realtà di Giovanni Lindo Ferretti che alla storia epica, dell’Alpe, contrafforte montuoso dell’Appennino Tosco Emiliano, e dei suoi abitanti, dalla preistoria ai giorni nostri, dedica Saga. Il canto dei Canti: un’ opera equestre – nata e cresciuta sul crinale tosco emiliano, ormai un pugno di borghi spopolati, da tre residenti e alcuni amici, sedici cavalli da crescere e montagne – che racconta dell’antico sodalizio tra uomini, cavalli e l’Alpe. E lo fa con un teatro contemporaneo “anomalo” che fonda la propria disciplina sull’arte equestre, ma la pratica con i cavalli della propria tradizione ritenuti inadatti a tale utilizzo per indole e temperamento; sceglie esclusivamente la luce naturale per illuminare lo spazio scenico, usa la potenza evocativa della parola per farne canto epico e utilizza la musica, componendola, per sostenere ed amplificare un racconto che affiora dai millenni.

Nel panorama musicale da oltre 30 anni, cantante di CCCP Fedeli alla Linea, di CSI, di PGR, protagonista di incursioni nella musica popolare tradizionale con Ambrogio Sparagna, produttore di Ustmamò e di Disciplinatha, oggi Giovanni Lindo Ferretti, che da alcuni anni ha scelto di tornare sulle sue montagne, è “cantore di un teatro barbarico”. “Nell’anno di grazia 2013, sessantesimo di mia vita – dichiara – non vorrei essere che qui dove sono in libera compagnia di uomini cavalli e montagne, affaccendato in un teatro barbarico di cui SAGA è suono e senso. Nessuna intenzione di rievocare un passato ad uso di comparse in costume e beneficio di ciarlatani, piuttosto la necessità di evocare un futuro che renda merito all’epica che l’ha generato, a chi ci ha preceduto”.

Questa storia epica di una cultura antica andrà in scena, in concomitanza con l’uscita dell’omonimo cd (Sony Music) e a un anno dal felice debutto, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, nell’ambito della rassegna dal titolo “Ora et labora”, a Reggio Emilia per quattro serate il 20 (anteprima), 21,22 e 23 giugno, alle ore 20.00, nel chiostro grande del complesso monastico benedettino dei Chiostri di San Pietro (via Emilia San Pietro 44/C) che l’aveva già ospitata a maggio 2012.

Evocare un futuro, non rievocare il passato: è la ragion d’essere di Saga, il canto dei Canti; ed è la lezione di storia che consegnano i Chiostri benedettini di San Pietro che con il grande Chiostro cinquecentesco rispondono pienamente ad una vocazione scenica teatrale, ponendosi come “la più spettacolare cavallerizza del postmoderno” e la sede ideale per ospitare il progetto teatrale di Ferretti sia per lo straordinario artificio scenico che lo caratterizza, sia per il palcoscenico aperto sui quattro lati che non costringe il pubblico all’immobilità ma consente agli spettatori di accomodarsi e di deambulare sotto gli archi e tra i pilastri delle logge rinascimentali.

Strutturata come libretto d’opera con parole e canto di Giovanni Lindo Ferretti, musicati da Lorenzo Esposito Fornasari ed allestita a cura della Corte Transumante di Nasseta (libera compagnia di uomini, cavalli e montagne), con la collaborazione, per i costumi, di Davide Dall’Osso, in funzione di una messa in scena per un teatro di uomini e cavalli, Saga,il canto dei Canti ha come protagonisti i fieri cavalli maremmani e quelli forti d’Appennino. Solo grazie a loro è possibile raccontare la storia di questo antico legame perché è stata la transumanza annuale di cui sono testimoni viventi, da e per la Maremma, a cadenzare la vita nei secoli. Elegante, Scricciolo, Socrate, Tancredi, Ugolino, Assolo, Assenzio, M. Athos, Verbena, Tetide, Canusie, Cangrande sono i nomi dei cavalli maremmani; Enea del cavallo appenninico; Kabul del cavallo crociato. Il signore delle parole in voce e canto è Giovanni Lindo Ferretti. In scena insieme a loro Marcello Ugoletti, il signore dei cavalli e Cinzia Pellegri, la signora della Corte. Cavalieri di Corte sono Omar Natali, Roberto Settimi, Ivan Tessaro,Mauro de Vergori. E si registra la partecipazione di Roberto Concezzi con i cavalli tolfetani Fanfara e Vita oltre a Topolino per il tiro pesante rapido.

Uomini e animali insieme dunque per un teatro equestre scaturito dalla necessità di evocare un futuro che renda merito all’epica che l’ha generato. Un teatro come arte plastica la cui forza barbarica è affidata al corpo dei cavalieri e dei cavalli in un dialogo serrato con la parola e con la musica depositarie di stupori, di antiche e sempre nuove memorie sullo sfondo dei bellissimi Chiostri di San Pietro.

Corte Transumante di Nasseta è una libera compagnia tra uomini, cavalli e montagne nata al Cerreto, nell’alta valle del Secchia, l’antica valle Orbana. La Corte alleva, doma e addestra cavalli maremmani, i cavalli italiani da lavoro per eccellenza, e cavalli appenninici. Il maremmano non è solo il cavallo italiano più famoso nel mondo, ma è protagonista dell’unica tradizione equestre che ha retto e attraversato la modernità nel nostro Paese, e che è riconoscibile ovunque anche grazie alla sua caratteristica bardatura. Questo cavallo è oggi testimone della storia di quello che fu un crinale cavalcante dall’epoca dei Celti e poi dei Romani, teatro del peregrinare di Maria Maddalena, delle guerre Goto-Bizantine, tra corti Longobarde e abbazie Benedettine, e lungo i valichi dei Santi: da San Colombano Abate, in Bobbio, a San Pellegrino Eremita d’Alpe.

 

Chiostri di San Pietro dal 20 al 23 giugno 2013 un “teatro barbarico” di uomini, cavalli e montagne per evocare un futuro.