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Il Burana punta sulla didattica: oltre 3500 ragazzi promossi in bonifica


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corlo-get-pozza“171 classi tra scuole elementari, medie e superiori, che corrispondono ad oltre 3.400 ragazzi a cui abbiamo parlato di bonifica – questi sono i numeri che cita il Presidente Francesco Vincenzi alla luce dell’anno scolastico appena concluso, che hanno visto la Bonifica Burana tenere lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado, da Pievepelago al basso mantovano. ”Mai come quest’anno abbiamo investito in cultura di bonifica per i giovani. Vogliamo che i ragazzi di oggi capiscano il lavoro fatto dai loro nonni senza il quale, il territorio in cui vivono, sarebbe un’immensa palude. E che la bonifica oggi non è più fatta di badili e carriole, ma di telecontrollo, di impianti azionati in remoto, oltre all’apporto umano imprescindibile fatto di sorveglianza, manutenzione, progettazione, coordinamento della macchina complessa di canali e impianti che governano il territorio dal punto di vista idraulico”.

Da sempre, infatti, l’acqua condiziona fortemente il destino di un territorio, intrecciandosi con la storia della sua popolazione e non chiede permesso quando, con una forza brutale, travalica gli argini e distrugge tutto. Vincenzi aggiunge: “l’acqua va controllata, ma è anche una risorsa preziosa. Senza irrigazione non avremmo tutti i prodotti agricoli che sono l’eccellenza del nostro territorio: ciliegie, pere, meloni, angurie, per dirne qualcuno.”

Bambini e ragazzi, inoltre, accanto alle lezioni in classe, sono potuti entrare negli impianti del Burana per toccare con mano il lavoro della bonifica: impianti come il Camurana di Mirandola, che hanno visitato il giorno della premiazione del concorso regionale Urber, che pompano l’equivalente di 700 ‘bottiglie d’acqua al secondo’ per distribuirla in modo capillare nelle campagne, o come Sabbioncello di Quingentole (Mn), che ha la capacità di prelevare acqua dal Po per distribuirla fino alle porte di Modena ad una potenza di ‘20mila bottiglie da un litro al secondo. Senza dimenticare il sistema del Canale Emiliano Romagnolo che irrora il territorio consortile bolognese immettendosi nel Canale Collettore delle Acque Alte, e i canali: Corlo, Formigine, San Pietro, Diamante e Torbido dell’alta pianura modenese, non che le opportunità offerte dall’invaso di Manzolino.’

O come l’impianto di scolo e irrigazione Pilastresi che, quando viene azionato, grazie ai potenti motori diesel ed elettrici, alle 8 pompe idrovore e alle 52 paratoie di cui è dotato, scarica o preleva acqua tra i 40 (per lo scolo) e i 47 mc/sec (per la derivazione). Ovvero 40mila bottiglie di acqua da un litro al secondo, per impianti che spesso funzionano giorno e notte per lunghi periodi. Se tutta quell’acqua non venisse pompata andrebbe a riversarsi sulle nostre case, strade, fabbriche, scuole, con una potenza devastante.

“È questo che vorremmo far capire meglio: marzo e aprile sono stati estremamente piovosi e noi abbiamo scolato, solo a Bondeno – che è un punto nevralgico di confluenza delle acque – oltre 70 milioni di metri cubi d’acqua tra pompe e gravità, orchestrando i flussi di acqua tra i nostri 2.500 chilometri di canali. Che sono 73mila milioni di metri cubi di acqua, un’enormità – dice il direttore del Burana Claudio Negrini, ma che per noi sono ordinaria amministrazione, tanto più con le alternanze di eventi meteorici estremi che si registrano adesso. L’equilibrio idraulico non è mai scontato, ma è frutto di un lavoro costante. Nelle scuole, quindi, usiamo diversi strumenti didattici a seconda delle età degli studenti per cercare di trasmettere il fascino della storia di bonifica delle nostre terre e l’importanza del lavoro dei Consorzi oggi, accrescendo la sensibilità ambientale per il territorio anche ai più piccoli. E devo dire che loro sono veramente bravi e recettivi”.

E calcolando che alle lezioni vengono spesso affiancate da simpatici spettacoli a scuola e in campo, e da visite a piacevoli mostre, non si può dire che i ragazzi si annoino.