Dopo giorni di polemiche, la Camera ha approvato una mozione della maggioranza sugli F35 che, sulla falsariga della posizione tenuta dal Pd, impegna il Governo a non procedere autonomamente ad alcuna ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito. “Si tratta di una materia eccezionalmente complessa, ma questo è un grande risultato – spiega Giuditta Pini, parlamentare modenese membro della Commissione Difesa della Camera – per la prima volta è stata applicata una legge, voluta dal Pd, che ribalta i rapporti di forza: d’ora in avanti sarà l’Aula del Parlamento, e non il salotto di un ministero o peggio di un qualche imprenditore, il luogo dove verranno prese le decisioni sulle spese militari”. Il racconto di come si sono sviluppati gli eventi nelle parole di Giuditta Pini:
“E’ una vittoria enorme: l’ha ottenuta il Pd spinto (in parte) anche dalla nostra organizzazione giovanile. Eravamo partiti così: pochi giorni dopo l’insediamento delle Camere un gruppo di deputati di Sel, Pd, M5S e Scelta civica si era riunito in un intergruppo e aveva proposto una mozione che chiedeva la “sospensione” del programma di acquisto degli F35, e dopo la formazione del Governo ha modificato la richiesta in una “cancellazione” del programma di acquisto. Nel frattempo come gruppo Pd in Commissione Difesa avevamo iniziato a studiare il programma F35 e “la macchina” della Difesa italiana nel suo complesso, iniziando a lavorare alla stesura di una mozione unitaria, che chiedesse la sospensione e l’applicazione dell’articolo 4 della legge 244. Una legge voluta dal Partito democratico ed entrata in vigore il 1° gennaio di quest’anno, infatti, assegna la titolarità delle decisioni di acquisto non al Governo, bensì al Parlamento, offrendo la possibilità di rendere più trasparenti le decisioni di investimento militare in un periodo così complicato di crisi economica. Sembrava quasi impossibile chiedere al Governo l’applicazione della legge, e quindi la sospensione del programma fino a quando il Parlamento, la commissione Difesa, non avesse svolto un’indagine conoscitiva sui costi e sui benefici e avesse dato parere favorevole. Sembrava impossibile perché il dibattito è stato molto serrato, fatto di discussioni molto accese e dure, influenzate da posizioni e impostazioni politiche molto diverse tra loro. Ma stare in Parlamento è importante per questo: si ha l’obbligo di trasformare le proprie idee in atti concreti, che cambiano la realtà di tutti i giorni mediando tra posizioni differenti e a volte radicalmente opposte tra loro. Non si doveva patteggiare, né chiedere al Governo un piacere; si doveva esigere semplicemente il rispetto della legge ed è quello che abbiamo ottenuto. Abbiamo fatto ore di riunioni, abbiamo ascoltato le posizioni di tutti e le abbiamo discusse, poi le abbiamo inserite nella mozione. Finalmente abbiamo presentato la mozione in cui era scritto “impegna il Governo a non procedere all’acquisto di cacciabombardieri, fino al termine ecc ecc”, presentandola anche al Ministro e al Pdl, che, di fronte all’inoppugnabilità dell’argomentazione, non hanno potuto non dirsi d’accordo. Quando siamo tornati dai compagni di Sel e del M5S però il film è stato un altro. Si è capito che la volontà non era quella di regolare i rapporti tra le Forze armate ed il Parlamento, ma fare polemica sfruttando una posizione politica. Nelle parole del nostro capogruppo in commissione Difesa Gian Piero Scanu, intervenuto a Montecitorio, è chiaro il valore “rivoluzionario” della legge, il ruolo che ha il Parlamento nell’iniziare finalmente un processo che ribalta i rapporti di forza e che ci deve portare non domani, ma con un lavoro lungo, paziente e costante nei prossimi anni a far tornare, in modo irreversibile in Aula le decisioni sulla Difesa e sull’esercito, e non a relegarle in qualche salotto o ufficio di un ministro o di un imprenditore. Per tutto questo, e per altro ancora, ribadisco che la mozione unitaria che frena sull’acquisto degli F35 è un risultato importante e soddisfacente».