Le dimissioni dal Consiglio Comunale non sono mai un fatto solo privato, per cui credo sia doveroso spiegarne le motivazioni alle persone che 4 anni fa coi loro voti mi hanno eletta a questo ruolo.
Nel momento in cui, all’interno della lista del Partito Democratico, sono entrata a far parte di questo Consesso ho avuto chiara la consapevolezza del mio ruolo di minoranza, volto a vigilare sull’operato dell’Amministrazione, a ribadire e far crescere l’idea di sviluppo e futuro della città che il PD aveva espresso nel suo programma elettorale.
Dal 2009 è cambiato radicalmente il contesto: la crisi è diventata drammatica a livello economico, occupazionale, sociale, di valori e ciò richiedeva un cambio radicale di passo e la capacità di scelte coraggiose e tempestive. Occorreva programmazione a lungo termine, non solo spendere meno, ma spendere meglio e quindi chiarezza assoluta circa il quadro d’insieme e gli obiettivi da perseguire.
Io credo che comunità significhi condivisione dei problemi, ma francamente ciò deve partire da chi amministra, che deve coinvolgere tutte le forze del Consiglio, in quanto tali rappresentative dei cittadini.
Sassuolo non merita di avere Consigli Comunali luogo perenne di pretestuose e sterili polemiche, con toni inutilmente accesi e discussioni puramente demagogiche. Sarebbe servita da subito la creazione di un tavolo condiviso per portare il problema economico in primo piano. Più volte ho sottolineato questo aspetto nei miei interventi in Consiglio, più volte una commissione è stata promessa, ma mai attuata, poiché la posizione di fondo della maggioranza era che queste scelte passano sopra di noi: “cosa possiamo fare a fronte di chiusure o delocalizzazioni di imprese?”
Sassuolo e’ un distretto manifatturiero in profonda crisi e quindi le scelte di politiche sociali, degli investimenti sulla città, dei lavori da fare non si possono affrontare con metodi e criteri vecchi in uno scenario completamente cambiato. Questo a mio avviso è stato un errore di prospettiva gravissimo.
Da parte mia posso rimproverarmi che avrei potuto essere ancora più incisiva e pressante, ma credo poco nell’efficacia dell’azione isolata dei singoli. Per questo in me è maturato anche una progressiva distanza anche rispetto al nostro ruolo come PD, che non è riuscito a portare avanti con forza le proprie posizioni, la propria visione, limitandosi a un gioco di rimbalzo rispetto alla maggioranza.
Qualcosa deve cambiare, ed in profondità, all’interno del Pd, prima che sia troppo tardi, per offrire ai Sasssolesi un’effettiva speranza di cambiamento, una prospettiva, un futuro alla nostra comunità. Perché così non va. Per questo, per coerenza rispetto alla necessità di un profondo ed effettivo cambiamento, lascio anche ogni altro ruolo di responsabilità all’interno del PD. Al suo nascere, il PD ha acceso la speranza, e per questo vi ho aderito, che le diverse componenti potessero trovare insieme una via nuova capace di coniugare sviluppo e solidarismo, di recuperare i valori etici fondanti per il vivere assieme quali l’onestà, il giusto lavoro, il riconoscimento del merito, l’attenzione alle fasce deboli.
Anziché discussioni su questi temi vivi, troppe volte e per troppo tempo ho sentito parlare di regole, statuti, equilibri, spesso studiati non per aprirsi, ma per chiudersi in un fortino. Discussioni di cui non sono riuscita a riconoscere l’anima.
In questo senso diventano veramente personali le mie dimissioni: mi sono impegnata in una carica elettiva e all’interno del partito consapevole che vi avrei dedicato parte del mio tempo sottraendolo al mio privato. Finché c’è stata una forte motivazione l’ho fatto con piacere e con la consapevolezza di poter essere utile, ma da tempo purtroppo ho la sensazione di usare male questo bene prezioso che è il tempo.
Carla Ghirardini