Home Appennino Modenese 22 ottobre 2013: una data che i modenesi devono ricordare

22 ottobre 2013: una data che i modenesi devono ricordare

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100 anni fa, a Dawson, Nuovo Messico, USA, a causa di una esplosione in una miniera di carbone, morirono 261 lavoratori, 140 erano italiani e di questi 38 erano modenesi, provenienti dalle nostre montagne ed emigrati per cercare un futuro migliore.

Troppo simili le circostanze con i fatti tragici di questi giorni: si continua ad emigrare e a morire sul lavoro, non è importante se cambiano i soggetti, la loro provenienza o il tipo di lavoro, si tratta di persone, che oggi come ieri sognano un mondo migliore, ma questo Mondo, ieri come oggi, non è intenzionato a concederglielo.

Il modello economico, sociale e ambientale in cui viviamo è profondamente ingiusto e va cambiato, per questo serve la politica, con la P maiuscola, serve l’impegno dal basso dei cittadini; per tali motivi la Federazione modenese di SEL ricorda la ricorrenza, sostiene e invita a partecipare a tutte le iniziative che i comuni di Fiumalbo, Serramazzoni, l’Unione del Frignano, la Provincia di Modena, l’Accademia dello Scoltenna, l’Università di Modena organizzeranno in memoria della tragedia di Dawson.

 

UNA PICCOLA RICOSTRUZIONE DI QUEL CHE ACCADDE

L’esplosione della miniera di carbone di Dawson, nella contea di Colfax , New Mexico, uccise 261 lavoratori. Un’eroica squadra di soccorso perde ulteriori 2 uomini nel tentativo (riuscito) di salvarne 23.

La maggioranza dei 284 minatori che lavoravano quel giorno era italiana, insieme a greci, messicani, polacchi, austriaci, slavi, boemi, russi, scozzesi, irlandesi.

Alle 15 esatte del 22 ottobre 1913 una tremenda esplosione sconvolse le gallerie della miniera Stag Canyon n.2. La città intera tremò per l’esplosione e molti familiari si precipitarono immediatamente alla miniera.

La causa del disastro era la tipica di altre molte disgrazie – una sacca di gas metano.

Le squadre di soccorso lavorarono febbrilmente per due giorni, scavando fra i detriti, due di loro morirono per aver inalato gas. Finalmente raggiunsero 23 minatori che avevano lottato per sopravvivere, molti di loro avevano fratture multiple, qualcuno soffriva per essere stato esposto alle inalazioni di gas, ma uscirono vivi ed ad accoglierli c’era una folla festante.

261 uomini non furono così fortunati (la sorte porterà alcuni dei sopravvissuti a morire nella stessa miniera 10 anni dopo).

Dei 261 uccisi 140 erano italiani, di questi 140 ben 38 erano modenesi:

17 di Fiumalbo di cui 11 della frazione di Rotari, 15 di Serramazzoni, allora Monfestino (una madre perse due figli ed il fratello, un’altra i due figli, il genero ed un nipote), 3 di Pievepelago, 2 di Riolunato e 1 di Fanano.

La proprietà della miniera, Phelps Dodge company, non si assunse alcuna responsabilità e la colpa fu attribuita ad un minatore rimasto sconosciuto. La stampa locale (di proprietà della Phelps Dodgemine) la dipinse come la miniera più sicura, moderna ed attrezzata del mondo.

La Phelps Dodge con magnanimità si assunse l’onere delle spese dei funerali e del rimpatrio dei familiari, “liquidò” la somma irrisoria di 1000 dollari ad ogni vedova, 1500 se avevano figli e 100 dollari per ogni figlio.

Questa tragedia, pur essendo la più grave, per numero di vittime italiane in suolo americano, sembra essere stata dimenticata.

A pochi giorni dal triste anniversario non è possibile trovare nessun tipo di cerimonia né a Dawson né negli Stati Uniti.

Con il patrocinio della Provincia di Modena, dell’Unione dei Comuni del Frignano e delle singole amministrazioni comunali si terranno due cerimonie commemorative: una a San Dalmazio martedì 22 ottobre ore 15,00 e a Fiumalbo sabato 26 ottobre.

Il 16 novembre, presso la sede dell’Unione dei Comuni del Frignano, si terrà un convegno sulle vicende degli emigranti con particolare rilievo per le vittime di Dawson, organizzato con l’Accademia dello Scoltenna e l’Università di Modena.

 

(Federazione Sinistra Ecologia Libertà Modena)

Si ringrazia per la ricerca e la ricostruzione storica Manlio Badiali.