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Lavoro, Provincia di Modena: il punto su formazione e centri impiego


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lavoro_2Nonostante la riduzione del numero di operatori, i Centri per l’impiego della Provincia di Modena negli ultimi cinque anni hanno visto aumentare del 70 per cento il numero degli utenti, passando dai circa 9 mila iscritti attivi nella ricerca di lavoro del 2007 ai 22.190 dell’anno scorso, con una media di 315 accessi giornalieri. Nello stesso periodo il numero di servizi di primo livello offerti – accoglienza e informazione, servizi amministrativi quale ad esempio la gestione delle liste di mobilità o il riconoscimento dello stato di disoccupazione – sono raddoppiati, da 26 mila a 52 mila. A questi si aggiungono circa seimila prese in carico per ammortizzatori sociali in deroga (solo nel 2012). Pressoché invariato il numero di servizi specialistici di secondo livello per l’occupabilità delle persone – orientamento e accompagnamento al lavoro, ricerca di opportunità di lavoro – attestati intorno alle 13 mila unità oltre ai servizi di consulenza alle aziende.

L’ultimo quinquennio – ha spiegato l’assessore provinciale alle Politiche del lavoro Cristina Ceretti, nel corso della seduta consiliare di mercoledì 27 novembre – «per effetto della crisi economica ha richiesto ai nostri sei Centri per l’impiego uno sforzo straordinario che non si esaurisce con la sola attività di intermediazione. Grande importanza hanno avuto i servizi per il miglioramento dell’occupabilità dei lavoratori che sono anche quelli che richiedono più incontri per guidare le persone in cerca di lavoro».

«Oggi – ha aggiunto l’assessore – i canali attraverso i quali avviene l’incontro tra domanda e offerta di lavoro sono molteplici». Da una recente indagine di Unioncamere è emerso che il 56 per cento degli assunti ha fatto ricorso ai canali informali «e questo – ha spiegato – crea disparità tra le persone, riducendo la quota di lavoro che transita attraverso gli intermediari pubblici e privati. Proprio per questo – ha concluso – la riorganizzazione dei Cpi avviata dalla Provincia nel 2013 ha l’obiettivo di ridurre la quota di lavoro che passa attraverso i canali informali, per ridurre le disparità sociali. Non in concorrenza con le agenzie private, ma insieme ad esse. Quello modenese è un modello che funziona e dal quale partire nel dibattito aperto in Regione sulla riorganizzazione, ma è comunque necessario ripensare il modello dei Centri per l’impiego per adattarli meglio all’attuale situazione del mercato del lavoro». Tra gli elementi caratterizzanti del nuovo modello organizzativo dei Centri per l’impiego la semplificazione delle procedure, la promozione della fruizione a distanza di alcuni servizi, la ridefinizione dei servizi alle aziende, l’adozione di un approccio più attivo sia nella ricerca delle opportunità di lavoro che nella promozione alle imprese degli utenti in carico ai Centri.

 

FORMAZIONE PROFESSIONALE 2007-2013 – OLTRE 26 MILA PARTECIPANTI, FONDI PER 35 MILIONI DI €

Oltre 26 mila partecipanti, più di tremila attività di formazione professionale tra corsi veri e propri e azioni di accompagnamento al lavoro, un contributo totale di quasi 35 milioni di euro. Sono questi i tre principali dati di sintesi delle attività di formazione professionale finanziate grazie ai contributi del Fondo sociale europeo nella programmazione 2007-2013 e realizzate nell’ambito degli indirizzi definiti dalla Provincia di Modena. I dati che fanno il punto sulla formazione al lavoro nei sette anni di programmazione europea sono stati illustrati dall’assessore provinciale al Lavoro e alla Formazione Cristina Ceretti nella seduta del Consiglio provinciale di mercoledì 27 novembre.

Dall’azienda di dispositivi medici che ha formato 25 dipendenti con l’obiettivo di migliorare le competenze per l’innovazione produttiva in campo diagnostico e terapeutico agli interventi formativi diretti in modo specifico alla riqualificazione professionale dei lavoratori a progetto e autonomi fino all’impresa meccanica che ha realizzato cinque corsi per 33 addetti per dar loro competenze pratiche immediatamente spendibili su saldatura, progettazione, assemblaggio sicurezza e informativa. Le attività formative, come ha specificato l’assessore, «sono state individuate e realizzate rispondendo ai bisogni occupazionali del territorio, sulla base delle necessità espresse dalle imprese e in coerenza con le diverse vocazioni dei distretti industriali». La programmazione provinciale si è sviluppata su tre indirizzi prioritari: l’adattabilità, e quindi qualificazione e riqualificazione, delle persone occupate; occupabilità dei giovani e degli adulti; inclusione sociale delle categorie svantaggiate che, da quando è iniziata la crisi, ha riguardato soprattutto le persone con qualifiche basse a forte rischio di marginalità nel mercato del lavoro. In base a questi presupposti, l’area professionale maggiormente rappresentata nella formazione è stata quella della progettazione e produzione meccanica ed elettromeccanica nell’ambito della quale sono state proposte offerte formative sia dirette all’acquisizione di qualifiche di base, come l’operatore meccanico, che tecnico-specialistiche, come il disegnatore e il progettista meccanico. L’offerta formativa ha riguardato in particolare le aree professionali più trasversali come amministrazione, marketing, vendite, logistica e trasporti, sistemi informatici e sistema di qualità aziendale ma anche la produzione agricola e alimentare, la ristorazione, i servizi turistici, la cura della persona.

Rispetto alla qualificazione dei giovani che devono assolvere all’obbligo formativo, dal 2011, anno nel quale è stato avviato a livello nazionale il nuovo sistema dell’IeFp (percorsi di istruzione e formazione professionale), sono stati 7.800 i partecipanti alle attività svolte dagli enti di formazione. «Senza dubbio il sistema innovativo degli IeFp adottato in Emilia Romagna, unico nel panorama nazionale – spiega l’assessore Ceretti – ha aiutato a contenere il dato dell’abbandono scolastico che nella nostra provincia si attesta al cinque per cento».

 

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO PROVINCIALE – SABATTINI: “SCELTE NUOVE E PIÙ SINERGIE TRA OPERATORI”

«La situazione del mercato del lavoro, ancora più difficile da gestire per un territorio come il nostro che fino a pochi anni fa viveva la piena occupazione, ci richiede di cambiare le scelte fatte nel passato perché anche se finora è stato fatto bene, oggi dobbiamo immaginare gli strumenti per rispondere ai fabbisogni, diversi, di questa stagione». Lo ha affermato il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini, intervenendo in Consiglio provinciale nell’ambito della comunicazione sui centri per l’impiego e la formazione professionale. Le priorità nella formazione, ha proseguito Sabattini, devono essere «far crescere figure professionali legate ai bisogni del territorio e la formazione continua, per sostenere chi ha meno qualifiche ed evitare il rischio di emarginazione. Ma soprattutto è necessario diminuire gli operatori, unificando anche gli enti di formazione privati, come quelli pubblici che da tre siamo riusciti a ridurre a uno, e agendo anche insieme per esempio ai fondi interprofessionali per perseguire gli stessi obiettivi». Lo stesso criterio di sinergia tra pubblico e privato e di attenzione ai bisogni reali del territorio deve poi caratterizzare, secondo il presidente, anche l’azione di centri per l’impiego, agenzie interinali e categorie sociali ed economiche.

Puntando l’attenzione sui centri per l’impiego, Grazia Baracchi (Pd) ha sostenuto che «i dati esposti sono il punto di partenza per cercare di identificare strumenti più efficaci per chi cerca lavoro in un mercato sempre più flessibile, caratterizzato da situazioni di sofferenza sempre più diffusa». Per Fabio Vicenzi (Udc) è giusto «cercare di migliorare la sinergia tra pubblico e privato con la consapevolezza però che centri per l’impiego e formazione sono strumenti che aiutano ma non creano posti di lavoro». Il vero problema, secondo Dante Mazzi (Pdl) è che «i posti di lavoro diminuiscono perché le aziende scappano dal nostro territorio che un tempo era attrattivo e oggi non lo è più. Su questo dovremmo riflettere. I numeri dei centri per l’impiego ci dicono che il sistema, come intermediazione al lavoro, è superato e anche i centri di formazione, se non cambia il modello, non producono altro che disoccupati ad alta professionalità». Roberta Zanni (Pd) ha replicato che «la formazione è sempre una risorsa e anche se non ha una ricaduta economica immediata è un valore aggiunto fondamentale. I ragazzi però dovrebbero essere orientati nelle scelte di studio tenendo conto anche dei reali sbocchi occupazionali». Per Giorgio Siena (Pd) un sistema di formazione, istruzione e ricerca «è buono se aumenta le potenzialità di uscire dalla crisi e per far questo deve aumentare i livelli di qualità: migliori elementi di valutazione e valorizzazione e supporto alle professionalità». Stefano Corti (Lega nord) ha affermato che «l’unica speranza di uscire dalla crisi è aprire una partita Iva e tornare a fare gli artigiani o i piccoli imprenditori», sottolineando che chi fa questa scelta ha diritto all’anticipo della mobilità, «opportunità poco pubblicizzata», e che è ingiusto «che al sud abbiano diritto a una mobilità doppia rispetto a noi».