“Fuori i migranti dai CIE. Fuori i CIE dall’ordinamento”: è il titolo del convegno nazionale che il prossimo 3 dicembre si svolgerà a Bologna (ore 10-16,30, presso la Camera del lavoro, via Marconi 67/2, salone Di Vittorio, terzo piano) su iniziativa congiunta di Cgil nazionale e Cgil Emilia Romagna, delle Camere del Lavoro di Modena e Bologna, della Fp-Cgil regionale. I lavori saranno coordinati da Mirto Bassoli, della segreteria Cgil regionale; la relazione di apertura sarà presentata da Piero Soldini, responsabile immigrazione Cgil nazionale.
Seguono gli interventi di: Khalid Chaouki, parlamentare Pd; Gabriella Guido, portavoce campagna nazionale “LasciateCIEntrare”; Antonella Ciervo, Osservatorio sulle decisioni del Giudice di Pace Università Roma 3; Daniele Tissone, segretario generale Silp nazionale; Salvatore Chiaramonte, segretario Fp Cgil nazionale; Erasmo Palazzotto, parlamentare Sel; Lorenza Trucco, presidente Asgi; Grazia Naletto, presidente Associazione Lunaria.
Conclude la mattinata Vera Lamonica, segretario Cgil nazionale.
Alle ore 14,30 tavola rotonda sulla situazione in Emilia Romagna con: Virginio Merola, sindaco di Bologna; Giorgio Pighi, sindaco di Modena; Teresa Marzocchi, assessore Regione Emilia Romagna; Desi Bruno, Garante regionale diritti dei detenuti ER; Vincenzo Colla, segretario generale Cgil ER.
L’esigenza di fare una discussione sulla realtà dei CIE era da tempo sentita dalla Cgil nazionale, che considera questo uno dei vulnus principali dell’impianto normativo e concettuale in materia di immigrazione nel nostro paese, ma anche della stessa democrazia. La scelta di svolgerla in Emilia Romagna è stata dettata dal fatto che la lotta avviata da molti mesi da parte del movimento sindacale (Cgil in primis), insieme a diversi altri soggetti, ha portato alla chiusura temporanea delle due strutture esistenti in regione (delle 13 presenti nel territorio nazionale). “Con il convegno del 3 dicembre – spiegano i promotori – la Cgil vuole guardare alla prospettiva futura, convinta che servano una profonda modifica del quadro legislativo italiano e scelte radicalmente diverse da parte del Governo. La scommessa è quella di fare a meno di luoghi come i CIE su tutto il territorio nazionale e di ridurre al minimo essenziale la cosiddetta “detenzione amministrativa”. Ma bisogna fare scelte coraggiose. E’ necessario innanzitutto modificare la Bossi-Fini, partendo da quelle norme che regolano la cosiddetta “immigrazione economica”, che sono esse stesse produttrici di immigrazione clandestina, e cancellando il famigerato reato di clandestinità. Poi è necessario interrompere il flusso di coloro che attualmente vengono indirizzati verso i CIE, con la prospettiva di una detenzione che si prolunga fino ad un massimo di 18 mesi (identificazione in carcere, per coloro che hanno commesso reati; gestione al di fuori di strutture detentive per coloro che diventano irregolari per perdita del posto di lavoro ecc…), scegliendo la strada del “rimpatrio assistito” come via maestra. Se si riuscirà ad operare in questa direzione, si potrà rapidamente giungere a fare a meno di strutture come i CIE e riportare il nostro ordinamento entro l’alveo di modalità civili ed umane di gestione dell’immigrazione. Potrà essere necessario prefigurare tappe intermedie, ma questa è la strada che, a partire dal convegno del 3 dicembre, la Cgil vuole con forza indicare”.