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Sostenibilità, salubrità e competitività della ceramica italiana al centro del Convegno inaugurale di Cersaie


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Ha aperto i battenti oggi, con il tradizionale convegno economico dal titolo “Ceramica: salubrità degli ambienti, tra crescita sostenibile e guerre commerciali”, la 37° edizione di Cersaie. Sul palco dell’Europauditorium, insieme al Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, il Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e l’editorialista de La Repubblica Federico Rampini. Ha moderato l’incontro la giornalista di Radio 24, Maria Latella e i saluti introduttivi sono stati portati dal Presidente di BolognaFiere Gianpiero Calzolari.

Il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani ha ricordato che nel 2018 il settore ceramico italiano ha superato i 507 milioni di euro di investimenti, occupando oltre 22mila addetti e generando un fatturato di 5,7 miliardi di euro, l’85% dei quali all’estero. “Il tema delle infrastrutture è strategico – ha ricordato Savorani – perché movimentiamo circa 17 milioni di tonnellate di prodotti all’anno, che necessitano di un collegamento diretto con la rete autostradale: attualmente utilizziamo complessivamente il 23% dei trasporti su ferro e solo un quinto delle materie prime che arrivano al Porto di Ravenna vengono trasportate a Sassuolo tramite treno”.

“Un altro tema che ci sta profondamente a cuore – ha proseguito Savorani – è il tema della salubrità degli ambienti: la ceramica da sempre è un materiale sicuro e anallergico, che resiste al gelo, al fuoco, non si deteriora e dura in eterno. Studi svolti da ArpaE e dalle ASL dimostrano che le nostre fabbriche inquinano meno rispetto ai centri abitati”.

“Il settore investe quasi il 10% del fatturato, da anni, per migliorare i processi produttivi e i prodotti, rendendo l’industria ceramica un fiore all’occhiello della sostenibilità e dell’efficienza energetica. Abbiamo bisogno che lo Stato si faccia sentire in sede Europea – sottolinea il Presidente di Confindustria Ceramica – perché la Direttiva sulle Emissioni di Co2 in atmosfera che ci impone un ulteriore -23% nel 2020 rischia di mettere all’angolo le nostre imprese”. “Sul fronte del risparmio idrico – ha ricordato Savorani – oggi i sanitari italiani scaricano dai 3 ai 6 litri e se sostituissimo il vecchio patrimonio di ceramica sanitaria ultratrentennale si avrebbe un risparmio per l’intero Paese”

Tra gli altri temi toccati da Giovanni Savorani, la riduzione del cuneo fiscale, la burocrazia che strozza l’edilizia, il fardello delle accise sull’energia e le misure antidumping verso le importazioni cinesi di piastrelle in Europa e USA

Il Ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha elogiato più volte l’eccellenza del settore ceramico italiano, che ha avuto il coraggio di investire anche negli anni della crisi, andando contro ad una logica di difesa e riconoscendo l’urgenza delle istanze legate al costo dell’energia e del carico fiscale.

“Ho usato la ceramica moltissime volte nel mio lavoro di progettista – ha ricordato Patuanelli – con estrema soddisfazione. Il vostro prodotto è un mix di design, tradizione e innovazione, la vera essenza del made in Italy”.

Il Ministro ha confermato la bontà delle misure legate al Piano Industria 4.0 che devono però diventare strutturali per attirare gli investimenti, così come l’importanza della formazione con fondi destinati agli Istituti ITS già nella prossima Legge di Bilancio. Infine, il Ministro ha sottolineato il problema del pagamento dei fornitori nel comparto dell’edilizia, con una attenzione maggiore al Fondo Salvacantieri e misure di semplificazione per accedere agli appalti pubblici.

E’ stata poi la volta del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini il quale ha ricordato che, da 5 anni a questa parte, la Regione si trova al primo posto davanti a Veneto e Lombardia in termini di sviluppo ed export. “Oggi abbiamo una disoccupazione sotto al 5% – ha dichiarato Bonaccini – e spendiamo tutti i soldi che riceviamo dai fondi europei. Pretendiamo di avere una autonomia differenziata sui temi strategici per la nostra Regione, come ad esempio la formazione che fornisca figure professionali indispensabili alle imprese eccellenti del nostro territorio. Le nostre aziende hanno bisogno di vedersi alleggerito il carico fiscale, quindi è più importante la riduzione del costo del lavoro piuttosto che introdurre la flat-tax. Sulle infrastrutture, siamo al progetto esecutivo dell’ampliamento del fondale di 3 metri del Porto di Ravenna e entro al fine del prossimo anno partiranno i lavori dell’autostrada Cispadana”. Grande soddisfazione in platea ha suscitato la notizia, anticipata proprio da Bonaccini, che il Ministro De Micheli ha apposto l’ultima firma, venerdi scorso, che darà l’avvio ai cantieri della Bretella Campogalliano-Sassuolo.

L’intervento dell’editorialista de La Repubblica Federico Rampini è stato di geopolitica e si è articolato principalmente sul tema delle misure protezionistiche in atto in questi mesi. “I dazi non sono condivisibili in via teorica – ha dichiarato Rampini – ma se l’uragano sta arrivando, esserne contrari non ci protegge e bisogna attrezzarsi. La fase protezionistica che stiamo vivendo non è temporanea, ma durerà nel tempo: siamo in una nuova guerra fredda con Cina da un lato e USA dall’altro e la globalizzazione non sarà più la stessa. Attualmente la Cina esporta negli USA 5 volte quanto importa e solo il 5% del debito pubblico statunitense è detenuto dalla Cina, contrariamente a quanto si pensa. A testimonianza che il paradigma sta cambiando c’è la diatriba elettorale in America che pone democratici e repubblicani sullo stesso piano in termini di protezionismo e anche che le multinazionali statunitensi stanno ripensando se stesse in un contesto con dazi duraturi nel tempo.”

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli ha esordito ricordando che in Italia c’è un deficit infrastrutturale potente, ma non un deficit finanziario per sostenere le infrastrutture, quindi è necessario trasformare le risorse disponibili in cantieri. “Il vostro settore non ha mai avuto risposte sufficienti dalla politica – ha dichiarato De Micheli – e per quanto riguarda la Bretella confermo di aver apposto al firma all’avvio dei cantieri. Ci sono diverse sollecitazioni a modifiche nel tracciato, che non ignorerò, ma che non impediscono ai cantieri di partire”.  “Abbiamo bisogno di cambiare le nome urbanistiche perché le nostre città sono cambiate e le infrastrutture rappresentano uno strumento straordinario di lotta alle disuguaglianze. Dobbiamo potenziare la progettazione pubblica perché non possiamo permetterci anni per avere i progetti esecutivi sulle grandi opere. Ci vuole sicurezza dei cantieri e nei cantieri e la velocità deve essere la risposta anche contro l’illegalità”.

Ha concluso i lavori il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che ha ricordato come i dati previsionali non siano positivi soprattutto per la Germania e quindi anche per noi. “Dobbiamo uscire da una logica di campagna elettorale permanente – ha sottolineato Boccia – e ci vuole un piano a medio termine per tutto il Paese che riduca il debito pubblico, che prema sull’occupazione e sulle infrastrutture. Il lavoro è il primo elemento di coesione sociale, come dice la nostra Costituzione. La vera sfida è tra l’Europa e gli altri Paesi, non tra i paesi dell’Europa. Dobbiamo puntare sulla formazione dei nostri giovani se consideriamo che dagli ITS escono solo 8.000 studenti, mentre in Germania sono 800.000. L’industria italiana è, per vocazione, campione di economia circolare in Europa”. “Per quanto riguarda l’utilizzo dei fondi europei – ha concluso Boccia – la nostra proposta è che se entro una certa data la Regione non usa i fondi, entri in gioco una cabina di regia che non li disperda e se anche in questo caso non si riescono ad assegnare, si attivi il credito di imposta per chi investe in quella Regione, in modo che i cittadini non paghino per le incompetenze dei loro amministratori”.