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La green architecture di Emilio Ambasz e Attilio Stocchi a Cersaie


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L’architetto argentino americano Emilio Ambasz e l’architetto italiano Attilio Stocchi sono stati ospiti ieri del programma culturale “costruire abitare pensare” di Cersaie 2019 con due conferenze dal titolo “Profezia verde” e “Nascitura”, introdotte e moderate da Fulvio Irace, professore ordinario di Storia dell’Architettura al Politecnico di Milano. Nel suo saluto introduttivo, il past president di Confindustria Ceramica Vittorio Borelli ha ricordato come l’industria ceramica italiana sia da sempre attenta all’ambiente, come testimoniano i massicci investimenti che sfiorano il 10% del fatturato annuo. “La sostenibilità guida le nostre scelte – ha sottolineato Borelli – e il nostro settore opera in questa direzione da anni ottenendo il riciclo del 100% delle acque reflue e degli scarti di produzione. La ceramica è un materiale inerte che non rilascia sostanze nocive e quindi non nuoce alla salute”.

Emilio Ambasz – le cui opere già negli anni Settanta toccavano temi come la sostenibilità e sembravano pura utopia – è partito dal concetto di Natura oggi: “dobbiamo creare una seconda Natura fortemente caratterizzata dalla mano dell’uomo e intrinsecamente collegata alla Natura data all’uomo. L’opera dell’architetto è un’opera di riconciliazione. Ecco perché parlo di ‘Green over Grey’ e ho creato edifici che restituissero alla comunità quanto più verde possibile a volte restituendo la totalità del suolo usato per costruire. Un’opera architettonica deve parlare al cuore e dobbiamo cambiare la percezione per cui le città siano per gli edifici e le periferie per i giardini”. Ambasz ha ripercorso alcune tra le sue opere più significative, quali la Casa del Retiro Spiritual di Siviglia (“non costruisco mai sotto terra, costruisco a livello zero e solo successivamente ricopro l’edifico con la terra”), il Mycal Cultural center a Shin-Sanda e l’Acros Building a Fukuoka, in Giappone, il master plan dell’Expo di Siviglia del 1992, fino all’Ospedale di Mestre in Italia, che è stato riconosciuto come il primo ‘giardino della salute’ e il Palazzo dell’Eni all’Eur a Roma.

E’ stata poi a volta dell’architetto milanese Attilio Stocchi, il quale pone al centro della sua attività progettuale la ricerca sperimentale sulla natura, che diventa elemento costitutivo fondamentale nella creazione dello spazio. Tra i progetti illustrati, l’installazione Cuorebosco (2011) – ricostruzione del bosco celtico, primo nucleo storico di Milano – progettato in tronchi metallici, rami di nebbia e corroborato dai canti di uccelli, fino agli ultimi due interventi con e per la Soprintendenza di Milano: la Collina di ERMES (2018) in Palazzo Citterio e il nuovo importante cantiere in corso di PAN (2019) – parco Amphitheatrum Naturae -, soprannominato già dalla stampa il “Colosseo verde”. “I miei progetti – afferma Stocchi – rendono omaggio alla natura coi nomi delle piante e degli uccelli. Il mondo vegetale diventa il cuore della mia architettura e ogni progetto lo immagino prima come un sceneggiatura per poi tradurlo in realtà. Amo le piante. Amo la forza della loro vita che viene da lontano”.