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L’innovazione regionale nell’era della complessità e dei rischi globali


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Le imprese emiliano-romagnole affrontano la complessità e le trasformazioni del sistema produttivo e sociali, globali, aumentando la propensione all’innovazione. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge dall’anticipazione dei dati dell’Osservatorio Innovazione dell’Emilia-Romagna che offre dati tra i più aggiornati sulle trasformazioni in atto nei comparti e settori dell’economia.

Il rapporto di ricerca è curato, dal 2012, da CISE – Centro per l’innovazione e lo sviluppo economico, Azienda speciale della Camera di commercio della Romagna ed è realizzato in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna. Dal 2018 beneficia anche del supporto della Regione Emilia-Romagna e di ART-ER.

“L’Osservatorio Innovazione dell’Emilia-Romagna è uno degli strumenti con cui la Camera di commercio della Romagna costruisce quella puntuale conoscenza del tessuto economico e delle dinamiche di sviluppo necessaria a sviluppare azioni mirate dunque efficaci per sostenere le imprese nella sfida della competizione globale e sostenibile”, sottolinea il presidente Carlo Battistini.

L’Osservatorio fotografa le profonde trasformazioni in atto sul lato delle imprese e delle filiere regionali attraverso un campione di oltre 4.000 imprese con oltre 1 milione di euro di fatturato intervistate nei primi mesi del 2022: l’analisi in corso con il supporto del Centro Ricerche Antares è concentrata sul comprendere come le strategie di innovazione stiano cambiando di fronte agli sconvolgimenti post-pandemia lungo le catene di approvvigionamento e di fronte all’aumento vertiginoso dei costi dell’energia e delle materie prime.

“L’anteprima dell’analisi in corso sui dati dell’Osservatorio Innovazione (che è la combinazione della somministrazione di un questionario originale con altri database nella disponibilità del sistema camerale) riflette Roberto Albonetti direttore di CISE –. rivela un quadro in parte atteso nei suoi elementi di fotografia delle crisi che hanno investito le imprese. In parte, invece, è da interpretare, in particolare quando rileva la diminuzione della percentuale di imprese con ritardo tecnologico, seppure in una congiuntura così difficile. Certamente, alla fotografia che stiamo sviluppando va associato uno sforzo di proiezione e previsione, che dia indicazioni più nette all’azione rispetto a una semplice scommessa sulla strada giusta da intraprendere. Ci stiamo lavorando con convinzione verso l’appuntamento dell’autunno con la presentazione dell’analisi completa dell’Osservatorio Innovazione 2022”.

I primi dati dell’Osservatorio Innovazione 2022

Nel triennio 2019-2021, nonostante le difficoltà note, le imprese emiliano-romagnole hanno introdotto in media 6 innovazioni per azienda, comprendendo miglioramenti nel prodotto, nel processo, nel modello organizzativo, nella digitalizzazione e sono il 42% le imprese che hanno innovato prodotti e processi più della media. Tutto ciò, con un rapporto tra spesa in Ricerca e Sviluppo e fatturato che, nel triennio, è risultato stabile per il 37% delle imprese, in aumento per il 22% e in diminuzione per il 12%.

Sulla base della tassonomia adottata nelle ultime tre edizioni dell’Osservatorio, aumenta la quota delle imprese “leader del cambiamento tecnologico” che passa dal 26% del 2020 al 28% dell’attuale rilevazione. Diminuisce la quota delle imprese che dichiarano un ritardo nella trasformazione tecnologica, passando da 37% a 32%.

Il 45% delle imprese dichiara di attraversare una fase di trasformazione digitale. La percentuale è del 32% per le imprese sotto i 50 addetti e del 58% sopra i 50 addetti (66% oltre i 250). La percentuale tra le imprese leader è del 53%. In quelle in ritardo tecnologico, la percentuale delle imprese che dichiara di attraversare una fase di trasformazione digitale è solo del 13%. Le filiere con una più elevata intensità di trasformazione digitale sono: digitale, carta e stampa, plastica, servizi professionali, chimica e farmaceutica, elettronica e meccatronica.

La famiglia tecnologica con maggiore intensità di adozione è quella relativa alla gestione digitale della catena di approvvigionamento (“smart supply chain”) su cui ha investito il 59% delle imprese. Segue la famiglia dello “smart manufacturing” su cui ha investito il 49% delle imprese.

Le filiere con maggiori investimenti nel digitale sono: digitale, finanza e assicurazioni, elettronica e meccatronica. Per il 34% delle imprese oltre i 50 addetti il processo di digitalizzazione è stato accompagnato da investimenti in efficienza di produzione (“lean management”).

La Rivoluzione 4.0 delle imprese emiliano-romagnole procede a passi incrementali, con un’introduzione delle tecnologie digitali commisurata alla capacità di gestire una complessità crescente.

L’Osservatorio Innovazione 2022 permette di stimare l’impatto del rincaro dei costi energetici e delle materie prime a causa della crisi lungo le catene di approvvigionamento e in seguito alla guerra in Ucraina: un terzo delle imprese emiliano-romagnole dichiara un impatto negativo dei costi energetici oltre il 50% del valore della produzione; il 57% dichiara un impatto negativo per i costi delle materie prime oltre il 50% del valore di produzione.

Un modello adottato all’interno dell’Osservatorio permette di stimare un costo medio di circa il 6% sul valore di produzione dovuto all’effetto congiunto dei rincari energetici e sul fronte delle materie prime. La filiera delle costruzioni e della carta sono quelle più esposte ai rincari energetici. Le filiere di metalli, agroalimentare, plastica e carta sono quelle più esposte ai rincari sul fronte delle materie prime.

Un indice sintetico di filiere di approvvigionamento chiarisce come le filiere manifatturiere regionali maggiormente esposte sul fronte degli approvvigionamenti sono: le costruzioni, l’elettronica e meccatronica, la carta, il packaging e la plastica.

L’Osservatorio Innovazione 2022 approfondisce anche il ruolo delle filiere regionali nei processi di innovazione. Un’analisi condotta sui dati delle filiere manifatturiere regionali indica, per esempio, che il tasso di innovazione è altamente correlato alla centralità della propria filiera di appartenenza nel network di relazioni a monte e a valle e quindi alla capacità di diversificare maggiormente i nodi di collegamento a monte (approvvigionamento) e a valle (distribuzione). In particolare, la maggiore presenza di collegamenti “a valle” (downstream) per la distribuzione di prodotti finiti aumenta maggiormente l’intensità di innovazione. Ulteriore conferma che il prodotto finito spinge l’innovazione delle filiere regionali. Le filiere in cui questo effetto di traino “a valle” dell’innovazione è maggiormente presente sono: macchinari e componentistica, chimica e farmaceutica, automotive, packaging e agricoltura.

Un terzo delle imprese emiliano romagnole dichiara problemi di rallentamento nella crescita dell’ultimo anno dovuti a problemi lungo le filiere di approvvigionamento. La percentuale sale al 41% nel caso delle imprese manifatturiere. Nel caso della manifattura, il rallentamento è imputabile equamente sia all’esposizione sul lato degli approvvigionamenti (rischio di approvvigionamento) che a colli di bottiglia a valle della filiera. Non esiste pertanto un’unica fonte di rischio per le filiere regionali in questa nuova fase di complessità globale.