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Calano in regione le imprese attive


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Calano in regione le imprese attiveLa pluriennale tendenza alla riduzione delle imprese in regione, interrotta dalla ripresa nella fase di uscita dalla pandemia, è ricominciata e si conferma nei primi tre mesi del 2023. E’ quanto attestano i dati del Registro imprese delle Camere di commercio, come emerge dall’analisi dell’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna.

Le imprese attive

Alla fine dello scorso marzo le imprese attive si sono ridotte a 395.219 con una diminuzione pari a 4.887 unità (-1,2 per cento) rispetto al termine dello stesso mese dello scorso anno, una perdita che è risultata la più consistente dalla fine del 2014.

L’andamento dell’imprenditoria regionale si è allineato a quello riferito a livello nazionale, che nello stesso periodo ha registrato una flessione delle imprese attive (-1,0 per cento).

 

I settori di attività economica.

La disaggregazione dei dati evidenzia come il calo sia generalizzato a quasi tutti i settori.

La base imprenditoriale dell’agricoltura, silvicoltura e pesca-acquacultura si è ridotta di 1.128 unità (-2,1 per cento), una variazione determinata dalla prima (-1.203 unità, -2,4 per cento).

L’industria ha perso 1.243 imprese (-2,9 per cento), calo determinato dalla sola manifattura. Tra i pochi segnali positivi, l’incremento nella riparazione e manutenzione di macchine (+87 unità, +2,3 per cento),

I contributi negativi sono giunti dall’industria della moda (-402 unità, -6,6 per cento), in particolare, delle confezioni (-302 imprese, -7,1 per cento), tessile (-5,2 per cento) e pelletteria (-5,8 per cento). Riduzione di 254 unità (-2,5 per cento) per le imprese attive nella fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e apparecchiature) e di macchinari e apparecchiature (meno 160 imprese, -4,1 per cento).

È da sottolineare che anche un settore conosciuto per la sua stabilità come quello dell’industria alimentare ha accusato una flessione (-113 imprese, -2,5 per cento).

Tra i macrosettori considerati, è l’insieme del commercio all’ingrosso e al dettaglio e della riparazione di autoveicoli e motocicli ad avere subito la più consistente diminuzione (- 2.136), la più rapida di sempre (-2,5 per cento). La perdita è stata determinata dal commercio al dettaglio (-1.206 unità, -2,8 per cento) e in misura minore da quello all’ingrosso (-878 unità, -2,6 per cento), mentre la base imprenditoriale del commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli ha contenuto la riduzione (-52 unità, -0,5 per cento).

All’accelerazione della tendenza negativa complessiva ha contribuito anche l’inversione della tendenza demografica per le imprese delle costruzioni. La riduzione si è concentrata tra le imprese che effettuano lavori di costruzione specializzati (-429 unità), che sono quelle più attive nelle ristrutturazioni e nei piccoli interventi, ma con un tasso di variazione relativamente contenuto (-0,9 per cento), mentre per le attive nella costruzione di edifici, il ritmo della discesa si è fatto più rapido (-1,5 per cento), anche se la perdita in valore assoluto (-247 unità) è risultata più contenuta di quella del settore precedente.

Infine, poiché la flessione della base imprenditoriale nel complesso dei servizi (1.828 unità -0,8 per cento) è da attribuire completamente al settore del commercio, emerge chiaramente che solo l’insieme delle imprese attive negli altri servizi diversi dal commercio ha continuato a crescere (+308 imprese), anche se con una decisa riduzione del ritmo dell’espansione (+0,2 per cento). Il risultato positivo in questo macrosettore è stato ottenuto nonostante la riduzione dei servizi di alloggio e ristorazione e nel trasporto e magazzinaggio. In particolare, la base imprenditoriale dei servizi di ristorazione e alloggio ha fatto un deciso passo indietro (-505 unità, +1,7 per cento), effetto tardivo della pandemia prima e del notevole aumento dei costi dell’energia poi, che è derivato dalla riduzione delle imprese della prima tipologia (-549 unità, -2,2 per cento) che ha surclassato il lieve aumento della seconda (+0,9 per cento). Le imprese del trasporto e magazzinaggio hanno accentuato la loro tendenza negativa (-328 unità, -2,6 per cento), determinata sostanzialmente dal solo ambito del trasporto terrestre (-322 unità, -3,0 per cento) dove si è dovuto affrontare l’elevato incremento del costo dei carburanti.

 

Tutti gli altri settori dei servizi hanno dato segnali positivi anche di una certa ampiezza. La crescita registrata nelle altre attività di servizi alla persona (+143 unità), non più gravate dalle misure di contenimento a seguito della pandemia, è stata in parte controbilanciata dalla riduzione delle imprese dei servizi di riparazione di computer e di beni per uso personale (-74 unità).

Il maggiore incremento in termini assoluti è venuto dalla crescita dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+404 unità, +2,4 per cento), derivante dall’incremento dalle imprese che svolgono attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale (+262 unità, +4,5 per cento), che comprendono sia le attività delle holding operative nella gestione. Sempre in termini assoluti sono venuti poi l’apporto della crescita delle attive dell’immobiliare (216 unità, +0,8 per cento) e quello derivante dal proseguire della tendenza a un sostenuto aumento delle imprese delle attività finanziarie e assicurative (+175 unità, +1,8 per cento), originato soprattutto dal rafforzamento delle attività dei servizi finanziari escluse le assicurazioni (+141 unità, +7,5 per cento).

 

La forma giuridica.

Appare evidente come l’accelerazione della tendenza negativa delle imprese attive si sia tradotta in un’accentuazione della consistente tendenza negativa per le ditte individuali (-4.711 unità, -2,1 per cento), che ha avuto un ritmo senza precedenti dalla primavera del 2014. Inoltre, si è rafforzato l’apporto negativo delle società di persone, diminuite di 1.818 unità (-2,6 per cento). Infine, si è consolidata anche la tendenza alla riduzione delle società costituite con altre forme, prevalentemente date da cooperative e consorzi, che sono diminuite dell’1,6 per cento. L’aumento della consistenza delle società di capitale è comunque proseguito grazie all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata, semplificata in particolare.