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L’industria ceramica italiana raggiunge gli 8,7 miliardi di euro di fatturato nel 2022


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L’industria ceramica italiana raggiunge gli 8,7 miliardi di euro di fatturato nel 2022Confindustria Ceramica, in occasione dell’Assemblea, ha presentato le indagini statistiche per l’anno 2022 relative alle imprese attive nella produzione di piastrelle e lastre, ceramica sanitaria, porcellana e stoviglieria, materiali refrattari, ceramica tecnica e laterizi. Complessivamente sono 259 le aziende in Italia, che occupano 26.500 addetti diretti e fatturano 8,7 miliardi di euro. L’internazionalizzazione produttiva in Europa e Nord America, da parte di aziende controllate da ceramiche italiane, supera il miliardo di euro. I lavori dell’Assemblea, che ha eletto i membri del Consiglio Generale per il biennio 2023 – 2025, sono stati chiusi dall’intervento di Stefano Bonaccini, Presidente della regione Emilia-Romagna.

Le piastrelle di ceramica prodotte in Italia
Sono 128 le aziende presenti sul suolo italiano, che nel corso del 2022 hanno prodotto 431,2 milioni di metri quadrati (-0,9% sull’anno 2021), e dove sono occupati 18.639 addetti diretti, in linea con l’anno precedente. Le vendite complessive sono state di 448,9 milioni di metri quadrati (-1,4%). Le vendite in Italia superano i 92,7 milioni di metri quadrati (+1,7%) mentre l’export raggiunge 356,2 milioni di metri quadrati (-2,2%). Il fatturato totale delle aziende italiane di piastrelle sfiora i 7,2 miliardi di euro (+16,5%), che provengono per 6 miliardi dalle esportazioni (+14,8%; quota del 83% sul fatturato) e per 1,2 miliardi di euro da vendite in Italia. Gli investimenti a 441,3 milioni di euro, in crescita del 25,6% sul 2021, e con una quota sul fatturato del 6,1%.

La ceramica sanitaria
Sono 30 le aziende industriali produttrici di ceramica sanitaria in Italia, di cui 27 localizzate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo). L’occupazione complessiva è di 2.652 dipendenti diretti, la produzione è pari a 3,6 milioni di pezzi. Il fatturato è di 396,9 milioni di euro, con vendite sui diversi mercati esteri per 156,8 milioni di euro (40% del totale).

L’industria dei materiali refrattari
Le 30 aziende attive nella produzione di materiali refrattari occupano 1.639 addetti, con una produzione di 301.100 tonnellate. Il fatturato totale è in flessione rispetto allo scorso anno (373 milioni di euro; -2%) e deriva da vendite sul territorio nazionale per oltre 151 milioni di euro, e da esportazioni superiori ai 222 milioni.

Il settore dei laterizi
Il settore dei produttori italiani di laterizi si compone di 62 imprese, la cui occupazione ammonta a 3.000 addetti: nel 2022 il fatturato è stato di 700 milioni di euro, principalmente realizzato sul mercato italiano. La produzione totale ammonta a 4,6 milioni di tonnellate.

Le stoviglie in ceramica
Le 9 aziende industriali italiane del comparto occupano 654 dipendenti, per una produzione 9.900 tonnellate e con vendite di prodotto finito pari a 9.400 tonnellate. L’attività sul mercato domestico rappresenta il 75% delle vendite totali. Il fatturato 2022 è pari a 60,1 milioni di euro (+27%), di cui il 63% realizzato in Italia.

Cosi il Presidente di Confindustria Ceramica Giovanni Savorani
“Già da alcuni anni viviamo accadimenti storici assolutamente straordinari. Lo scorso anno ricordavano i primi mesi dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Oggi il dramma lo sta vivendo la Romagna con l’alluvione. Un evento dalle proporzioni inimmaginabili, che ha causato 15 vittime, devastato intere provincie e fermato, per alcuni giorni, anche alcune nostre aziende che, oggi, sono già tutte ripartite.
Nel primo trimestre 2023 la flessione delle esportazioni in volume è nell’ordine del 25% ed interessa tutti i mercati. Un calo che riguarda anche l’Italia, anche se con cifre inferiori al 10%. In contrazione anche i fatturati esteri nell’ordine del 13%, mentre quello italiano registra un segno positivo di alcuni punti percentuali. Senza dubbio, dopo lo straordinario exploit dei primi sei mesi del 2022, un ritorno su valori più bassi poteva essere prevedibile, anche se il calo trova una sua spiegazione soprattutto nel profondo cambiamento dello scenario, caratterizzato da tassi di interesse cresciuti repentinamente, una fortissima resilienza dell’alta inflazione, l’esaurimento della fiammata dei consumi post lockdown, il peggioramento del clima di fiducia dei consumatori. In questo contesto la competizione internazionale si fa ancor più accesa ed altissima è l’attenzione dell’industria italiana ed europea affinchè tutti gli esportatori, tra cui quelli di India e Cina, applichino le regole del Fair Trade.
La flessione dei prezzi dell’energia termica ed elettrica è un dato positivo, anche se rimangono aperti tutti i problemi strutturali, quali l’assenza dei decreti attuativi finalizzati ad aumentare di 2 miliardi di metri cubi l’estrazione di gas nazionale, da destinare ai settori gasivori, e una riforma degli ETS destinata ad aggravare ulteriormente le penalizzazioni competitive per l’industria UE. Lo strumento ETS, nato con il condivisibile obiettivo di decarbonizzazione, si è dimostrato inefficace e controproducente in termini di miglioramento ambientale, determinando altresì un effetto recessivo sull’industria – le quotazioni attuali della CO2 oscillano sugli 85 euro per tonnellata, quando a giugno 2019 erano 25 euro. Anche il piano ‘Fit for 55’, finalizzato alla riduzione strutturale delle emissioni, determina effetti negativi sulla competitività del nostro settore poiché le nostre fabbriche hanno già realizzato tutti gli efficientamenti possibili e le soluzioni tecnologiche alternative oggi non appaiono percorribili.
Per quanto riguarda le infrastrutture – ho proseguito il Presidente Giovani Savorani –, voglio innanzitutto riconoscere, con favore, gli interventi sulla linea ferroviaria Modena Sassuolo finalizzati ad eliminare il passaggio a livello sulla Pedemontana, il progetto di fattibilità per il terzo ponte sul Fiume Secchia, destinato a meglio fluidificare il traffico a corto raggio, come anche agli investimenti per aumentare il pescaggio e dotare il Porto di Ravenna di due stazioni ferroviarie direttamente sulla banchina.
D’altra parte, debbo registrare l’assenza di novità in merito alla Bretella Campogalliano Sassuolo, al raddoppio della Pedemontana nel tratto ad una corsia a Sassuolo e nel raccordo ferroviario tra lo scalo merci di Marzaglia e quello di Dinazzano. Si tratta di opere tutte necessarie ed urgenti per innalzare il livello complessivo di competitività della nostra industria e per completare quelle opere viarie accessorie indispensabili per innalzare la qualità e la sicurezza dei trasporti di persone e merci”.