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L’Emilia-Romagna ribadisce il no al dimensionamento scolastico previsto dal Governo


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L’Emilia-Romagna ribadisce il no al dimensionamento scolastico previsto dal Governo“La scuola non ha bisogno di tagli, ma di investimenti. E i territori vanno valorizzati, non penalizzati. Per questo continueremo a dare battaglia, e non da soli, per dire no al dimensionamento della rete scolastica voluto dal Governo. Già a febbraio abbiamo presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro questa norma ingiusta, lesiva delle competenze di programmazione regionali e degli Enti locali e dei principi di leale collaborazione, sussidiarietà e di rispetto delle procedure di coordinamento Stato-Regioni in materia di scuola”. Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e l’assessora regionale alla Scuola, Paola Salomoni.

La costituzione in giudizio davanti alla Consulta è stata formalizzata dalla Giunta regionale contro le parti della Legge statale di bilancio 2022 con le quali si alza a 900 studenti la soglia minima per poter avere una autonomia scolastica con un proprio dirigente, col rischio, di fatto, di accorpamenti e riduzione del numero delle scuole, che potrebbero penalizzare le aree interne, periferiche e i comuni montani. Tecnicamente, il ricorso dell’Emilia-Romagna riguarda l’articolo 1, comma 557, e l’articolo 1, commi 558-561, della Legge 197 del 29 dicembre 2022 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025”.

“Secondo quanto previsto dallo schema di decreto del governo- ricordano Bonaccini e Salomoni- in Emilia-Romagna il taglio previsto sarà di 20 autonomie scolastiche in tre anni. E questo comporterebbe la necessità di riorganizzare la rete scolastica, accorpando istituti che hanno già una media di più di 1.000 studenti per autonomia, con punte di quasi 1.200 studenti nelle scuole superiori di secondo grado”.

Peraltro l’Emilia-Romagna non è la sola ad aver espresso contrarietà: in Conferenza Unificata, anche Abruzzo, Campania, Puglia, Sardegna, Toscana, UPI e ANCI, le associazioni dei Comuni e delle Province italiane, hanno sancito il mancato accordo sullo schema di decreto del ministro dell’istruzione e del merito, di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze, che stabilisce i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le Regioni per il triennio 2024/2025, 2025/2026, 2026/2027. Ma nonostante questa contrarietà, il decreto è stato firmato.

“Non può essere un obiettivo dello Stato la riduzione del numero delle istituzioni scolastiche- chiudono presidente e assessora-. Continueremo a batterci per salvaguardare le scuole, il diritto allo studio e i nostri territori”.