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Interruzione volontaria di gravidanza, in Emilia-Romagna percorso che garantisce la sicurezza delle donne

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“La pillola RU486, utilizzata per l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica, è impiegata da oltre trent’anni in tutto il mondo e gode di una letteratura scientifica vasta e solida, che ne certifica efficacia, sicurezza e accettabilità. In Emilia-Romagna nel 2024 quasi il 73% delle IVG è avvenuto tramite questa modalità. I dati in corso di pubblicazione ci dicono che nel 97,2% dei casi non ci sono state complicanze, mentre solo una minima parte delle donne ha riportato lievi effetti collaterali, a conferma del fatto che dal punto di vista medico è assolutamente certificata e sicura”.

Così l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, in merito alla revoca, nel comune di Parma, della campagna affissioni anti-RU486 dei Pro Vita: “La Regione Emilia-Romagna- aggiunge- continuerà a difendere la dignità, la salute e la libertà di scelta delle donne, garantendo l’accesso a procedure sicure, scientificamente fondate e rispettose della persona”.

Proprio in virtù della sua sicurezza, la Regione ha voluto estendere a ottobre 2024 il percorso di assunzione domiciliare della RU486, una misura pensata per ampliare la libertà di scelta delle donne e rendere ancora più esigibile il loro diritto a una sanità pubblica accessibile, rispettosa e informata.

Per quanto riguarda la campagna dall’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus l’assessore ricorda come “la competenza in materia di affissioni sia esclusivamente comunale”, sottolineando l’estraneità della Regione Emilia-Romagna da qualsiasi potere autorizzativo o impeditivo in merito. Tuttavia, ribadisce con fermezza “la totale infondatezza scientifica e la pericolosità sociale della campagna contestata”.

“I toni allarmistici usati nella campagna di affissione promossa dall’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus rappresentano una forma di violenza psicologica e morale nei confronti delle donne- aggiunge Fabi- Si tratta di un messaggio teso unicamente a incutere timore su una procedura medica sicura, certificata e sempre più diffusa”.

E sulle recenti dichiarazioni fatte da un consigliere nel corso del dibattito in Aula, l’assessore conclude: “Sono parole inqualificabili, volgari e indegne nei confronti non solo della procedura sanitaria, ma soprattutto delle donne che, con consapevolezza e dolore, si trovano a dover affrontare una scelta difficile. Non è accettabile che il dibattito politico su temi così delicati venga avvelenato da toni ideologici, disinformazione e giudizi moralistici”.