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Maria Savigni risponde alla interrogazione Pd sui titoli di studio Unimore

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Maria Savigni risponde alla interrogazione Pd sui titoli di studio UnimoreLa prima interrogazione discussa nel corso del Consiglio Comunale di martedì 29 luglio era a firma del consigliere Roli (Partito Democratico), avente ad oggetto : “Impatto sul personale educativo a seguito dell’inadeguatezza del titolo di studio conseguito presso UNIMORE negli a.a. 2017 /2018 e 2018/2019”.

“A causa del mancato adeguamento tempestivo del piano di studi da parte dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE) al Decreto Legislativo – si legge nell’interrogazione – la laurea in Scienze dell’Educazione conseguita da studenti immatricolati negli anni accademici 20l7/2018 e 2018/2019 non risulta conforme ai requisiti richiesti per partecipare ai bandi relativi ai servizi educativi per l’infanzia; ciò è dovuto al fatto che il curriculum specifico previsto dalla normativa è stato delineato solo successivamente, a seguito dell’emanazione di un decreto attuativo arrivato l’anno successivo; di conseguenza, gli studenti immatricolati nel periodo sopra indicato non hanno potuto frequentare un percorso formativo coerente con i nuovi standard normativi, pur avendo conseguito il titolo con l’intenzione di lavorare nei servizi per l’infanzia; la comunicazione relativa all’insufficienza del titolo è stata inviata via e-mail agli studenti solo a partire dal 20 giugno 2025, generando forte preoccupazione. Si interroga la Giunta per sapere: quale impatto potrà avere , in caso di mancata applicazione o accordo, tale situazione sui servizi educativi locali in vista della ripresa dell’anno educativo e se siano previste difficoltà organizzative legate a una possibile riduzione del personale impiegabile”.

Ha risposto l’Assessore alla Pubblica Istruzione Maria Savigni

“Come noto, nelle ultime settimane numerosi organi di stampa hanno riportato il caso, posto dall’Università di Modena e Reggio Emilia, ma estendibile a molte altre università italiane, dei laureati in Scienza dell’educazione e Formazione primaria con iscrizione negli anni accademici 2017/ 18  e  2018/  2019 che avrebbero conseguito un titolo di laurea in L 19 eLM 85 bis parzialmente non valido ai fini dell’abilitazione al lavoro come educatore di nido d’infanzia. In proposito la vigente disposizione del decreto legislativo numero 65 del 2017 recita testualmente “ A decorrere dall’anno scolastico 2019/ 2020 l’accesso ai posti di educatore dei servizi educativi per l’infanzia è consentito esclusivamente a coloro che sono in possesso della laurea triennale in Scienze dell’educazione nella classe L 19 a indirizzo specifico per educatori dei servizi educativi per l’infanzia o della laurea quinquennale a ciclo unico in Scienze della formazione primaria,  integrata da un corso di specializzazione per i complessivi 60 crediti formativi universitari . Continuano ad avere validità per l’accesso ai posti di educatori dei servizi per l’infanzia i titoli conseguiti nell’ambito delle specifiche normative regionali  ove non corrispondenti a quelli di cui è il periodo precedente purché conseguite entro l’anno accademico 2018 2019”.  Il problema riguarda quindi quelle università che a causa di un gap normativo non hanno avuto il tempo di adeguare il piano di studi originario definendo l’indirizzo specifico per educatori dei servizi educativi per l’infanzia e attivando un percorso formativo pari  a comprensivi  60 crediti informativi universitari per i già laureati LM 85. Dalla stima fatta dalla stessa università il problema per Modena e Reggio riguarderebbe circa 400 Laureati, ma non è un tema solo di Modena e Reggio.    A livello nazionale siamo sopra le 31 000 persone secondo quanto dichiarato dal direttore del corso di laurea in oggetto presso la stessa università.

Negli ultimi giorni diverse sono state le reazioni politiche istituzionali sindacali . L’università di Modena Reggio ha proposto una soluzione ai propri ex studenti di adeguamento postumo del curricolo di studi basato sulla frequenza dei corsi specifici, il superamento di ulteriori esami , lo svolgimento di una tesi finale e il pagamento di una retta ridotta a Euro 550 anziché 2000 già previsti.

Va però considerato che il vuoto temporale si è determinato a causa di evidenti problemi attuativi discendenti dalla normativa e dall’organizzazione dell’offerta formativa post secondaria , causa che non può ricadere sugli studenti né compromettere le prospettive occupazionali e professionali di educatori ed educatrici di infanzia, la maggior parte dei quali ha lavorato e sta attualmente lavorando grazie al titolo triennale magistrale correttamente conseguito. Va doverosamente aggiunto che nell’ambito dei servizi per la prima infanzia stiamo vivendo un momento storico di importanti e diffuse criticità di disponibilità  qualitative e quantitative di personale educativo,  in ordine di reclutamento, adeguamento contrattuale e riconoscimento professionale di educatori di insegnanti d’infanzia nel sistema integrato 0-  6 regionale e nazionale. Grazie a un lavoro di squadra, che ha visto in prima linea i nostri parlamentari, all’impegno dei sindacati, ANCI,  Regione Emilia Romagna e MUR si sta attualmente profilando una soluzione nazionale definitiva organica ed equa.

Il ministero dell’Università e della ricerca infatti in una nota ha confermato di aver presentato un emendamento al decreto legge 90/2025 (Decreto legge università ) per risolvere la questione.  L’emendamento riguarda nello specifico chi si è immatricolato entro l’anno accademico 2018/19 nelle classi di laurea L 19 Scienze dell’Educazione  ed LM 85 bis Scienze della Formazione Primaria. Le modifiche apportate includono:

  1. Estensione della validità dei titoli, specificando che l’immatricolazione ai corsi deve essere avvenuta entro l’anno accademico 2018/2019.
  2. Chiarimenti sui titoli aggiuntivi, estendendo la validità fino all’anno scolastico o accademico 2021/2022.

Questo emendamento,  già approvato alla Camera ed al Senato e quindi giunto alla fase conclusiva dell’iter  parlamentare, consentirà a tutti i laureati di continuare a buon diritto a esercitare la professione di educatori d’infanzia, o  di avere i requisiti per farlo. Grazie agli interventi normativi approvati verranno completamente sanati tutti i dubbi interpretativi applicativi per gli educatori educatrici che non hanno evidentemente alcuna responsabilità soggettiva e  oggettiva.

Ricostruito l’iter, mi preme ricordare che, non appena è emerso il problema, ci siamo attivati per verificare l’impatto che tale situazione avrebbe avuto sulle educatrici comunali o delle ditte in appalto. Anche se i numeri non erano rilevanti ( si parlava di poche unità), ciò avrebbe comunque potuto compromettere la continuità del lavoro,la riapertura dei servizi educativi e delle sezioni primavera  a partire da settembre,  oltre che essere ingiustamente  punitivo per i singoli. Siamo stati in costante contatto con i nostri consiglieri regionali, e con l’assessora alle politiche educative della regione,  che si sono fatti attivi portavoce delle preoccupazioni delle lavoratrici e delle amministrazioni locali”.