Per arrivare alla neutralità carbonica, l’Emilia-Romagna punta sull’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili, sull’uso del fotovoltaico e dell’agrivoltaico, sugli impianti eolici off-shore e sul primo progetto in Italia di Ccs, cioè la tecnologia che permette di catturare e stoccare la CO₂ senza che venga liberata nell’atmosfera.
Temi sviluppati dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, e dal vicepresidente con delega allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, a Expo Osaka 2025 nel corso di due incontri: il primo, “Emilia-Romagna: hub internazionale delle energie verdi”, con rappresentanti di Hera, Snam, CPL Concordia, Cluster Greentech, Università di Modena e Reggio Emilia e il secondo oggi, promosso da Enea, “Fusione nucleare, Idrogeno e Digitalizzazione per la transizione energetica: esempi virtuosi di collaborazione tra Italia e Giappone”.
“Il nostro obiettivo è chiaro- sottolinea de Pascale– puntiamo a rendere l’Emilia-Romagna un hub internazionale delle energie verdi. Con un percorso verso la neutralità carbonica che passa attraverso le energie rinnovabili, necessarie per la transizione sostenibile, e che consentirà uno sviluppo del nostro territorio in equilibrio con l’ecosistema, l’ambiente e in grado di controbilanciare gli effetti del cambiamento climatico. Il Piano energetico regionale rappresenta, in questo contesto, un importante tassello e prevede una pluralità di fonti rinnovabili. Dal biometano all’idrogeno, alla geotermia, all’eolico, al fotovoltaico e all’agrivoltaico, un mix energetico di fonti rinnovabili in linea con gli scenari energetici nazionali scelto in base alle caratteristiche del territorio. Una sfida e anche un’occasione importante di innovazione tecnologica, sviluppo delle competenze e crescita per imprese e professionisti”.
“Puntiamo a realizzare la transizione verso un’economia sostenibile che si misuri con le grandi sfide in campo ambientale- aggiunge Colla– investendo su innovazione, ricerca e conoscenza. I progetti che sosteniamo concorrono tutti all’obiettivo di rendere il nostro territorio sempre più competitivo e indipendente dal fossile, in linea con il Patto per il Lavoro e per il Clima che da dieci anni riunisce oltre 60 realtà della regione, tra associazioni di impresa, sindacati, enti locali, università, mondo del volontariato e del terzo settore, banche ed enti di ricerca. Il tutto finalizzato a progettare un’economia green, nuova frontiera per realizzare processi e prodotti di grande qualità di valenza internazionale”.
Gli elementi per andare verso la neutralità carbonica in Emilia-Romagna, cioè arrivare al ‘saldo zero’ tra l’anidride carbonica emessa in atmosfera e quella rimossa, ci sono tutti. La regione Emilia-Romagna, secondo una ricerca nazionale svolta da ENEA, si attesta infatti tra le prime tre regioni italiane per potenzialità di uso di suolo agrivoltaico, cioè la possibilità di unire agricoltura e produzione di energia solare sullo stesso terreno. È una modalità su cui ci sono già esperienze sul nostro territorio e su cui si continuano ad assicurare sperimentazione, ricerca e innovazione per migliorare e rendere questa nuova tecnologia sempre più compatibile e coerente con le nostre produzioni agricole. Tra queste, solo per citare alcune tra le esperienze più interessanti, ci sono l’impianto agrivoltaico sperimentale dell’Università Cattolica – sede di Piacenza, realizzata con Remtech (una tra le aziende leader del settore) a Castelvetro (PC) per attività di ricerca accademica sul comportamento delle colture in presenza d’impianti e un secondo impianto realizzato dagli stessi soggetti nel Campus universitario di Piacenza. Analoga esperienza è quella dell’impianto di agrivoltaico su vitigno realizzato nell’area di Forlì da Caviro, esempio di sinergia innovativa nella produzione vitivinicola. E, sempre sul fronte agroalimentare, anche l’impianto realizzato in partnership da Hera e Orogel a Cesena, che si integra con colture frutticole.
Sul fronte dello sviluppo dell’idrogeno sostenibile, in Emilia-Romagna si contano 62 imprese impegnate nel settore, concentrate prevalentemente nelle province di Bologna e Modena. Sono inoltre in corso 33 progetti, di cui 10 promossi da imprese e 23 da laboratori di ricerca, con focus su produzione di idrogeno, materiali e componenti, stoccaggio, trasporto, mobilità e usi finali. A questo si aggiunge l’attività di 20 laboratori impegnati nella sperimentazione di tecnologie innovative. A livello regionale, attualmente, sono presenti tre impianti di produzione e distribuzione di idrogeno verde in avvio: due sono i nuovi impianti finanziati con il PNRR nelle Hydrogen Valley di Modena, su progetto di Hera e Snam, e Sarmato (Piacenza) in cui viene prodotto idrogeno da energie rinnovabili, e il terzo è un progetto di distribuzione di idrogeno verde con una stazione di rifornimento in costruzione presso Piacenza, finanziato sempre con fondi PNRR. Il settore della mobilità pubblica, inoltre, è già tra i più maturi, potendo contare sul progetto della flotta di oltre 150 autobus a idrogeno di TPER e sulla realizzazione di stazioni di rifornimento per Bologna e Ferrara. E anche nel settore della ceramica sono già avviate produzioni sperimentali con forni a idrogeno.
Per ciò che riguarda l’eolico, pur con le limitazioni fisiche e ambientali del territorio regionale, sono in essere le verifiche per la validazione di più impianti e ad oggi vi sono due progetti sull’eolico off-shore già autorizzati con valutazione di impatto ambientale a livello nazionale, in Adriatico, di fronte alle coste della Romagna.
A Ravenna, infine, è in funzione un impianto CCS (Carbon Capture Storage), basato su una tecnologia di decarbonizzazione che evita che l’anidride carbonica finisca in atmosfera, contribuendo a ridurre l’effetto serra. È il primo progetto in Italia basato su questa tecnologia, gestito da Eni e Snam, che prevede la captazione della CO2 nel Mediterraneo dalla centrale elettrica di Casalborsetti (Ra) e lo stoccaggio in un pozzo. A regime, dopo lo sviluppo in più fasi, giungerà ad accogliere ogni anno fino a 16 milioni di tonnellate di CO2, fino alla saturazione della capacità totale dichiarata di circa 500 milioni di tonnellate che non saranno disperse nell’atmosfera.