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Il risiko ceramico tra energia, dazi e piastrelle indiane. Femca Cisl alle imprese: “reagire con tre strumenti nuovi”

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Il risiko ceramico tra energia, dazi e piastrelle indiane. Femca Cisl alle imprese: “reagire con tre strumenti nuovi”Sul distretto ceramico si addensano nuvoloni con nome e cognome: costi stellari dell’energia, crisi del mercato tedesco, dazi americani, concorrenza sleale dell’India. E la tassazione insostenibile della tassazione Ets (il sistema europeo di scambio delle quote di emissione di CO₂). “Un vero risiko da affrontare con uno strumento nuovo: la partecipazione dei lavoratori nelle imprese”, afferma Massimo Muratori, segretario generale di Femca Cisl Emilia Centrale, proponendo un pacchetto di misure riformiste.

I NUMERI DEL RISIKO CERAMICO
Oggi un megawattora di energia elettrica costa a una ceramica del distretto il 64% in più rispetto a una concorrente spagnola e il 44% in più di una francese. Sul gas, il vantaggio iberico vale una bolletta più leggera del 12%.
Sul fronte export, negli USA il dazio pre-Trump dell’8,5% (1,70 €/m²) ora rischia di salire a 3,70 €/m². Visto che gli Stati Uniti valgono il 10% dell’export (28–29 mln m² nel 2024), il comparto potrebbe perdere in un anno 52 milioni di euro di ricavi, con possibili ricadute occupazionali da monitorare.
La ceramica rappresenta il 12,9% dell’export manifatturiero modenese verso la Germania, dove i permessi edilizi sono calati del 16,8% nel 2024, ai minimi dal 2010. Il 2025 mostra segnali di rimbalzo, ma la situazione resta critica. Cresce così la dipendenza da mercati lontani – Nord America e Golfo – con effetti su costi logistici e di cambio.
Poi c’è l’incubo India, che esporta 525 milioni m² e produce 2,3 miliardi m² l’anno: il solo export vale il +64% dell’intera produzione sassolese. Con i costi di trasporto in calo, la piastrella indiana arriva in Europa a prezzi stracciati, fuori dagli standard ambientali e salariali UE. A peggiorare il quadro, il sistema Ets, che grava sugli investimenti: nel 2024 il distretto ha investito il 20% in meno rispetto agli anni precedenti. Ma nell’era dell’Ai e della transizione green, tagliare investimenti e ricerca è l’ultima cosa da fare.

TRE ANTIDOTI
“Questi non sono problemi solo delle imprese, guai a pensarla così – avverte Muratori –. Devono essere un’ossessione anche per il sindacato. Femca Cisl intende spingere sulla partecipazione dei lavoratori”. Si punta su tre le forme previste dalla legge 76/2025. La prima è la partecipazione “early warning”, basata su consultazioni rapide con i lavoratori su mercati, ordini e scelte che impattano su occupazione e orari, per anticipare le crisi.
La seconda è la partecipazione gestionale, da applicare in particolare sull’energia: la presenza tecnica dei lavoratori negli organi societari aiuterebbe nella pianificazione delle fermate dei forni, negli investimenti sui filtri e nell’applicazione di Industria 5.0. Terzo strumento: i comitati paritetici di miglioramento, dedicati a processi, qualità, turni e logistica interna, per accrescere efficienza e dialogo.

BOOM DI VOTI IN FLORIM
“Non è il tempo delle barricate, ma della collaborazione. Capitale e lavoro devono agire insieme, fuori dagli schemi, perché fuori dal comune sono i problemi che abbiamo davanti. Serve un salto di qualità riformista, e Femca Cisl è pronta”.
Un impegno compreso dai lavoratori: Femca è diventata, dopo dieci anni, il primo sindacato in Florim, uno dei colossi top 3 del distretto, con 588 addetti nel distretto e oltre 1.400 nel mondo. Su 11 rappresentanti sindacali eletti, sei sono Femca, con una partecipazione al voto superiore al 70%. “È l’ennesima dimostrazione – conclude Muratori – che il mondo del lavoro risponde quando si parla la lingua del cambiamento e dell’innovazione positiva. Salute e sicurezza, pari opportunità, valorizzazione delle competenze e attenzione ai carichi di lavoro, welfare, smart working, formazione continua e premio di risultato come strumento di redistribuzione della produttività: ecco gli impegni assunti dai nostri delegati”.