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Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria: “Ridurre variabilità e iniquità significa ridurre il rischio per i pazienti”

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Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria: “Ridurre variabilità e iniquità significa ridurre il rischio per i pazienti”L’appropriatezza delle cure è l’unica strada per centrare, nel tempo, l’obiettivo “attese zero”. Mentre si mantiene l’offerta in termini quantitativi, occorre monitorare e migliorare la qualità delle prescrizioni, riducendo variabilità e iniquità nel comportamento dei medici – sia specialisti che di medicina generale – fonte di inappropriatezza e di rischio clinico per i pazienti. La variabilità ingiustificata, sia tra diversi territori che tra professionisti, fa sì che a parità di profilo del paziente (stesse condizioni e stesso bisogno), non vi siano le stesse prescrizioni (troppe o troppo poche). Inoltre è ormai noto che una quota significativa delle prestazioni sanitarie (20-30%) non produce benefici clinici rilevanti, può esporre i pazienti a rischi inutili e il sistema non utilizza al meglio quelle risorse.

È stato presentato oggi, martedì 16 dicembre, l’impianto tecnico-scientifico del percorso sull’appropriatezza, un deciso cambio di passo che vede l’impegno di tutta la comunità professionale modenese per rendere maggiormente accessibili le prestazioni ai cittadini sulla base di priorità. Infatti, come confermano fonti internazionali e nazionali (Rapporto Oasi 2025), “definire chi viene prima, con quali servizi e con quale intensità assistenziale” è “l’unica strada per generare valore, ridurre le disuguaglianze e progettare un SSN capace di affrontare le sfide dei prossimi decenni”.

Ridurre le variabilità significa in prospettiva azzerare le attese ingiustificate e garantire che tutte le cure – anche le più innovative rese possibili dai recenti grandi progressi della medicina – siano disponibili sul territorio, per chi ne ha davvero bisogno.

 

È questo il cuore del percorso condiviso tra Azienda USL di Modena, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Ospedale di Sassuolo Spa e la Conferenza territoriale sociale e sanitaria che, fin dai primi incontri, ha definito la traiettoria complessiva per lo sviluppo della sanità provinciale. Di concerto con tutti i Sindaci, si è dato mandato alle Aziende di analizzare in profondità l’intera offerta sanitaria provinciale per migliorarla e qualificarla, in una logica di corresponsabilità delle decisioni, condivisa in CTSS anche con organizzazioni sindacali, rappresentanze dei medici e dei cittadini, e Università.

In questo contesto generale, il lavoro sull’appropriatezza è una delle politiche complessive definite nell’ambito della CTSS, e dovrà essere valutato nel raggiungimento dell’obbiettivo, vale a dire migliorare la risposta ai cittadini in base al loro vero bisogno. “Dobbiamo assicurare ai cittadini modenesi tutte le visite e gli esami che sono loro necessari, in modo sicuro e basato su evidenze scientifiche – ha ripetuto infatti il DG Altini –, utilizzando al meglio possibile le risorse disponibili e riducendo i rischi legati a esami e prescrizioni non appropriati”.

“La paura di chiudere servizi per carenza di risorse non porta a nulla – ha sottolineato Luca Baldino, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena –: non dobbiamo chiudere, ma essere appropriati, cioè fare le cose giuste, nel posto giusto e con il professionista giusto. Gli screening sono un esempio: collocare l’esposizione alle radiazioni in archi temporali definiti scientificamente significa tutelare la salute delle donne. Essere appropriati vuol dire infatti anche fare le cose nei tempi giusti, riducendo sovraesposizioni inutili e rischiose. Occorre ridurre la variabilità, premiando chi fa la fatica di essere appropriato, perché chi non lo fa crea un danno enorme al sistema”.

L’assunto di fondo per sostenere il lavoro delle Aziende sanitarie, secondo il Presidente Mezzetti, è avere una CTSS che sia protagonista del cambiamento della sanità provinciale e capace di generare una nuova cultura e una nuova narrazione rispetto alle scelte, anche innovative, che si stanno compiendo: “La nuova stagione della CTSS si è posta come obiettivo la revisione dell’offerta, orientando in modo consapevole le preziose risorse di fronte alla crisi del SSN – ha osservato Mezzetti -. Ciò è possibile con una strategia complessiva e scelte di lungo periodo. Dobbiamo continuare convintamente nell’obiettivo di migliorare l’assistenza, reinvestendo in strumentazioni e strutture, ed essere capaci di comunicare ai cittadini – ha concluso – che questa strada è giusta e il senso è coerente con l’obiettivo che abbiamo condiviso all’inizio di questo percorso, come Sindaci e istituzioni del territorio provinciale”.

 

IL PERCORSO SULL’APPROPRIATEZZA: ACCORDI, STRUMENTI, FORMAZIONE, CONDIVISIONE DEI DATI E CONFRONTO TRA PROFESSIONISTI. PER 9 PRESTAZIONI SU 12 “CRITICHE” MIGLIORATI I TEMPI DI ATTESA

Il percorso obbligato per ridurre le attese è rendere sempre più appropriata l’offerta provinciale, coniugando l’aumento delle prestazioni già avviato negli scorsi anni – che come riconosciuto dagli ultimi report nazionali da solo non può portare a una riduzione delle liste d’attesa – con una revisione dell’intero sistema sanitario. Verificare cioè che medici rispettino i criteri di adeguatezza prescrittiva, che fanno riferimento alle migliori pratiche di cura per i diversi bisogni sanitari.

Nell’ambito di accordi rivolti sia ai medici di medicina generale che agli specialisti sono previsti strumenti di monitoraggio e valutazione clinica condivisi per garantire trasparenza e fattiva collaborazione e ridurre tutto ciò che non è necessario, non per “risparmiarlo” togliendolo dal sistema, ma per aumentarne la disponibilità nei confronti di chi ne ha realmente bisogno.

“L’obiettivo non è indurre i medici a fare meno, ma meglio: è un criterio etico, non economico o numerico. Per i cittadini rimangono disponibili le prestazioni, ma fornendo strumenti e dati si può valutare dove e come si può essere più efficaci, garantendo che ogni cittadino che ha bisogno riceva la giusta risposta”, hanno osservato i DG Ausl e Aou, Mattia Altini e Luca Baldino.

 

La strategia modenese

Come avviene in moltissimi altri settori produttivi, sia privati che pubblici, e come già avvenuto in campo farmaceutico, sono stati condivisi incentivi etici e formativi per chi rispetta i criteri regionali per le prescrizioni. Il focus iniziale è posto su 12 prestazioni specialistiche considerate “critiche” per variabilità e impatto sulle liste d’attesa (es. visite dermatologiche, oculistiche, TAC, RMN, gastroscopie, colonscopie, ecc.).

Le risorse messe in campo serviranno per rafforzare le competenze, gli strumenti e l’autonomia clinica dei medici di medicina generale (MMG) reinvestendo così nel territorio, ad esempio per attrezzature utili, formazione continua, strumenti di monitoraggio e collaborazione in rete (teleconsulto, telemedicina), già in corso di attivazione. Lo stesso percorso sarà adottato dalle Aziende sui propri specialisti.

Per verificare l’effettiva adesione ai corretti comportamenti sono previsti sistemi di audit & feedback: si misura ciò che si fa, si confronta con ciò che si dovrebbe fare e si restituisce a tutti l’informazione per migliorare la pratica clinica, a tutto vantaggio dei pazienti. Questo approccio, documentato dalla letteratura internazionale, è uno degli strumenti più efficaci per ridurre la variabilità e migliorare la performance.

Con cruscotti di analisi e monitoraggio ogni MMG – e presto anche gli specialisti – potrà disporre di report dettagliati sulle proprie prescrizioni e sulle prenotazioni, con confronto rispetto alla media provinciale e indicatori di performance, mentre avere la “fotografia” (stratificazione) della propria popolazione assistita consente di identificare i bisogni reali e personalizzare gli interventi. In incontri periodici si analizzano dati, criticità e buone pratiche.

Al contempo si prosegue nella riorganizzazione dei servizi tramite le reti cliniche, per garantire su tutto il territorio percorsi assistenziali omogenei, efficaci e appropriati (senza più variabilità tra un professionista e l’altro o tra aree geografiche), valorizzando la collaborazione tra ospedale e territorio e l’uso di soluzioni tecnologiche avanzate.

 

I primi risultati

L’analisi dei primi dati sul percorso fatto e l’utilizzo di cruscotti e strumenti di confronto interprofessionale, infatti, mostra tra settembre-ottobre 2024 e lo stesso periodo del 2025 una significativa riduzione della variabilità e della dispersione nei tassi di prescrizione, aumentando l’appropriatezza delle cure. In particolare, 9 prestazioni su 12 hanno visto un miglioramento significativo nei tempi di attesa, a conferma dell’impatto positivo del percorso.