Il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio è intervenuto a Lingotto Fiere di Torino dove è in corso l’assemblea nazionale Anci, all’incontro sulla qualità dei servizi nella pubblica amministrazione. “I Comuni hanno fatto passi in avanti in termini di qualità ed efficienza. Oggi il comune è l’istituzione a cui tutti si rivolgono nel momento del bisogno perché i cittadini si fidano di noi”.
Sul lavoro pubblico: “Se vogliamo premiare i migliori – dice Delrio – dobbiamo avere la possibilità di discutere con i nostri operatori e non dar loro cattiva reputazione. Doveri sì, ma anche diritti. Ridiamo ai nostri dipendenti reputazione sociale, l’orgoglio di essere parte di un servizio pubblico perché non trattiamo con clienti, ma con cittadini e se oggi i nostri dirigenti sono rivestiti sempre di più responsabilità bisogna anche saperli ascoltare per migliorare la loro collaborazione. Ci serve più collaborazione da parte di tutti i livelli che amministrano il territorio per una governance complessiva che abbia una unicità di intenti”.
Comuni efficienti penalizzati: “A volte ho l’impressione che si parli di efficienza e qualità nei Comuni come se ci trovassimo di fronte a racconti mitologici, come se stessimo parlando di qualcosa che non è e che mai sarà. Non è così. Dal 1990 ad oggi i Comuni italiani hanno trasformato in modo esponenziale la loro capacità di azione e di produzione dei servizi, spendendo meglio e stando sempre più vicini ai cittadini. Tutti i dati economici e di opinione lo stanno a dimostrare. La stessa cosa non si può dire per nessuna altra pubblica amministrazione italiana. I Comuni sono cambiati in questi anni non perché qualche legge ci abbia detto come fare, ma perché siamo stati costretti dalla pressione dei cittadini e perché un nuovo sistema istituzionale e qualche leva di autonomia in più ci hanno consentito di farlo. Io amministro una città che in cinque anni ha visto a aumentare del 20% la popolazione, ha migliorato la qualità e quantità dei servizi (lo dico sulla base di indicatori rilevati e rendicontati), è stata danneggiata dai tagli e dal patto di stabilità, ha ridotto l’indebitamento e il costo del lavoro, riducendo il precariato. Io sono orgoglioso di ciò che sono riuscito a fare per la mia città e voglio continuare a farlo. Non mi sento inefficiente e se qualcuno lo è, voglio che sia quello a pagare e non la mia città, i miei cittadini o le imprese del mio territorio”.
Efficienza di sistema territoriale: “La questione dell’efficienza e della qualità va posta in altri termini: come posso affrontare nuovi bisogni emergenti, vecchi bisogni crescenti, una società più articolata e una richiesta crescente di domanda di intervento pubblico? Questo mentre il livello centrale drena sempre più risorse, l’autonomia impositiva è irrilevante e il federalismo fiscale, se lo vedranno, forse lo vedranno i miei figli. Pensare di risolvere questa improbabile equazione attraverso un miglioramento dell’efficienza e della qualità dei nostri servizi o introducendo nuovi servizi più personalizzati sarebbe davvero illusorio, probabilmente anche sbagliato. Ci viene chiesta una lettura più complessa e articolata dei bisogni e una progettazione più integrata delle politiche: una visione strategica per il futuro delle nostre città. Ecco cosa significa concretamente fare governance, fare piani strategici, cabine di regie, accordi territoriali, contratti d’area o chiamiamoli col nome che ci piace di più. Ma se allora questo è il compito a fronte del quale siamo posti, non possiamo porre l’attenzione solo sull’efficienza e sulla qualità di un singolo servizio (ottimizzazione locale) ma dobbiamo assumere la prospettiva a livello di sistema (ottimizzazione globale). E così la questione dell’efficienza e della qualità, se letta in ottica di sistema, si trasforma dall’essere una questione interna ad ogni singola organizzazione in una questione più ampia: la capacità di cooperare tra istituzioni in una prospettiva di integrazione territoriale”.
Cittadini, non clienti: “Spesso si sente dire che i Comuni non misurano i risultati. Io credo che non sia questo il problema. Credo che il problema sia invece che non ci poniamo in modo chiaro e misurabile gli obiettivi. Il rapporto tra istituzioni e cittadini non può essere ridotto a un mero rapporto tra cliente e fornitore. Il cittadino è protagonista della città in senso attivo e partecipativo e la relazione tra Comune e cittadino è improntata al riconoscimento reciproco di valore in uno scambio che non è mai di mera natura commerciale. Considerare il cittadino come cliente o esclusivamente come portatore di diritti individuali, fuori dal sistema dei doveri e dell’interesse generale, rappresenta una patologia del sistema istituzionale, generatrice di egoismi, conflitti, costi sociali ed economici e fuori da qualsiasi riferimento ai principi fondamentali della nostra Costituzione. Non abbiamo bisogno di strumenti di seduzione. Abbiamo bisogno di strumenti per mettere in piedi relazioni costruttive di corresponsabilizzazione nei processi decisionali, nelle forme di sussidiarietà orizzontale, nei patti reciproci che regolano l’erogazione dei servizi”.