La Segreteria regionale della Cgil dell’Emilia Romagna nel valutare l’art. 15 del Decreto legge n. 135/2009 appena approvato alla Camera dei Deputati, esprime netta contrarietà ad una regolamentazione che si presenta come vera e propria privatizzazione del settore dei Servizi pubblici locali e che mette a repentaglio il carattere di universalità che tali servizi devono mantenere per le cittadinanze locali a partire dalla salvaguardia dell’acqua come “bene comune”.
La nuova normativa rischia di mettere a repentaglio l’esperienza emiliano romagnola nella quale, attraverso l’esercizio di un controllo maggioritario presente soprattutto nelle aziende Multiservizio, i Comuni proprietari avevano esercitato verso i territori nei settori dell’energia, dei rifiuti e dell’idrico.
Inoltre, i vincoli temporali imposti per legge ai Comuni proprietari entro cui vendere le proprie azioni di proprietà, rivelano un contrasto con le stesse regole della concorrenza e del libero mercato per il loro effetto di svalutazione e di netto favore rispetto all’acquirente privato.
Un affondo verso i patrimoni e le ricchezze dei territori che approfitta dell’indubbia crisi della finanza locale per smantellare un’esperienza equilibrata realizzata concretamente tra esigenze industriali e coesione sociale evitando così di assolvere agli obblighi dovuti sugli altri versanti della finanza locale come, tra gli altri, il rimborso dell’ICI.
In considerazione di ciò, la Segreteria regionale della Cgil dell’Emilia Romagna, sollecita i Comuni proprietari a raccordarsi con la Regione Emilia Romagna al fine di agire in sede Costituzionale per i profili di lesione dell’autonomia locale senza trascurare i risvolti eccepibili in sede comunitaria in relazione alle motivazioni connesse alle regole della concorrenza.