Troppo frequentemente a Bologna il termine cultura è stato inteso come un aggettivo da aggiungere ad altre identità. La città di Bologna che io intendo è una grande piattaforma produttiva, la città intesa come luogo di interscambio, la città come il luogo del patto sociale tra le varie comunità.
La città del futuro prossimo che io vorrei creare con il mio programma sarà una città della cultura. Questo è un modo per ribaltare il punto di vista: la cultura viene intesa non solo come valore aggiunto alla città ma come sua matrice costitutiva, e la città è in grado non soltanto di alimentare la cultura che possiede ma anche di generare nuova cultura, urbana, della partecipazione, dello stare sul territorio.
Ovviamente uno degli strumenti per questo programma ambizioso è la strutturazione della presenza della cultura che non è soltanto conservazione del patrimonio culturale, non è soltanto miglioramento dei servizi, non è soltanto incremento della fruizione ma è tutto questo insieme.
E’ una struttura culturale della città, una struttura che è contemporaneamente struttura fondativa della città ma è anche corazza capace di proteggere da scelte sbagliate. La cultura diventa l’armatura che protegge la città da alcune facili formule dello sviluppo inteso magari tutto sul versante industriale osul terziario, che poi diventa solo luogo dell’amministrazione: siamo nella società dell’informazione, ossia l’era dell’interscambio, l’era in cui la cultura diventa intersoggettiva.
Tutti questi elementi possono lasciare in secondo piano la città. La città che è sempre stata il luogo massimo dell’innovazione, della comunicazione, oggi deve trovare nella sperimentazione di cultura un ulteriore slancio per il suo sviluppo. La cultura è quindi muovere la coscienza di chi ci ascolta. Non grandi mostre o grandi festival costosi e spesso mediocri. È andare tra la gente e andarci di persona.
Non bisogna identificare la cultura solo con le iniziative di rappresentanza, le grandi mostre, festival da migliaia di visitatori, come si è fatto fino ad ora. La cultura della città di Bologna che io vorrei favorire, è una cultura informale, che sta nelle molte iniziative delle associazioni e dei cittadini che autopromuovono un’azione di comunità locale. E’ quella cultura delle associazioni d’arte, di musica, di volontariato che lavorano senza ascoltare le direttive di nessuno, partito o autorità.
(Candidato Consigliere della Regione dell’Emilia Romagna “Mauro Guandalini” Lega Nord di Bologna)