Home Attualita' Carlo Petrini al Teatro Ariosto: “Vedere Terra Madre cambia la vita”

Carlo Petrini al Teatro Ariosto: “Vedere Terra Madre cambia la vita”

# ora in onda #
...............




Si è svolto ieri sera l’incontro con Carlo Petrini al Teatro Ariosto di Reggio Emilia alla presenza di più di 700 persone che con ampio anticipo e vivida curiosità hanno atteso di ascoltare le parole “illuminate” del fondatore di Slow Food.

Oltre al numeroso pubblico, venuto anche dalle province vicine, in sala erano presenti le autorità cittadine e dei Comuni di tutto il territorio, numerosi giovani e diversi studenti di quattro scuole reggiane, l’Istituto Secchi, il Liceo Moro, l’Istituto Scaruffi-Levi-Tricolore, l’Istituto Zanelli e una ricca rappresentanza da Castelnovo ne’Monti dei ragazzi delle scuole medie che da alcuni anni portano avanti il progetto “Orto in condotta” in collaborazione con Slow Food.

La capacità oratoria e la grande presenza scenica di Petrini hanno fin da subito catturato l’attenzione del pubblico che molto spesso lo ha interrotto per applaudire e per sottolineare il convinto consenso alle affermazioni fatte.

Qui di seguito un estratto delle parole di Petrini:

“Le scelte fatte hanno inciso drasticamente sul territorio. Slow Food è composta da 153 paesi e da 6.000 comunità, spesso posizionate nel sud del mondo. Il senso di un’intelligenza affettiva è il primo elemento forte del progetto Terra Madre, costituito da persone diverse fra loro, che parlano diverse lingue ma che trovano nelle tematiche comuni la forza di agire. Il secondo elemento forte di terra Madre è l’austera anarchia, ognuno a casa sua applica i principi comuni secondo le consuetudini del paese in cui vive. Posso dire che vedere Terra Madre cambia la vita!

In Italia nel 1950 il 50% della popolazione attiva era contadina, ora lo è il solo 4%, ma se ci guardiamo bene in faccia abbiamo tutti noi una “lombrosità somatica” contadina. Vedere le facce dei contadini del sud del mondo che vengono a Terra Madre ci fa capire che siamo tutti contadini. Dobbiamo avere più attenzione e favorire il dialogo tra i regni. Il mondo si può dividere in due parti, da un lato il mondo contadino rurale e dall’altro la scienza ufficiale. E’ importante il dialogo e la dialettica tra questi due mondi, che però si possono esercitare solo se sono allo stesso livello. I saperi tradizionali non sono sempre esatti, spesso hanno commesso errori nel passato, ma anche la scienza ne ha fatti, un esempio per tutti è la mucca pazza che non è certo stata inventata da un agricoltore del Galles, ma dalla scienza!

Ci vuole dialogo ed umiltà, rispetto, ma il dialogo lo si può fare solo tra pari. Badiamo allora ai concetti, alle idee e non alle differenze politiche. Spesso hanno accusato Slow Food di essere snobista e passatista, ma dare attenzione e rispetto ai saperi tradizionali non è una logica passatista. Un importante progetto di Slow Food è costruire i granai della memoria e dei saperi, fare cioè un grande sforzo e lavoro di raccogliere le memorie dei contadini e degli anziani. Il granaio è un grande valore e non è passatismo, ma estrema modernità. Il libro “Terra Madre. Come non farci mangiare dal cibo” ha un titolo che è un paradosso in se stesso. Negli ultimi 50 anni il nostro paese ha affrontato un periodo difficile. Questa produzione intensiva e massiva che abbandona le campagne ha dato risultati che sono sotto gli occhi di tutti. L’uso di fertilizzanti degli ultimi anni sta determinando la perdita della fertilità dei suoli. Il metabolismo della terra chiede rispetto! La situazione dell’acqua è disastrosa. Alleviamo 2 milioni di suini i cui resti inquinano le falde acquifere la cui acqua viene poi utilizzata per l’agricoltura. Qui la scienza dovrebbe aiutare!

Tutti hanno abbandonato le terre, perchè la produzione massiva punta al prezzo e non alla qualità. Oggi siamo alla barbaria: produciamo cibo per 12 miliardi di viventi, siamo in 7 miliardi e secondo le ultime indagini della FAO un miliardo non mangia. Ne deriva quindi che la maggior parte del cibo va nella spazzatura. E’ la follia del comprare 3, pagarlo 2 e consumare 1!

I frigoriferi che dovevano conservare i cibi sono diventati le anticamere del pattume.

Ogni giorno nel nostro paese vengono buttate via 4.000 tonnellate di cibo. Viviamo in una società che spende più per dimagrire che per mangiare! E’ folle il rapporto che abbiamo col cibo.

Fast food-fast life. Siamo allevati come “homo consumer”.

Dobbiamo rompere gli stereotipi del cibo, del divertimento…sta diventando una questione politica. Mangiare è il primo atto agricolo!

Se mangio una certa cosa favorisco un certo meccanismo di produzione, se ne mangio un’altra ne favorisco uno diverso. Di queste scelte ne abbiamo bisogno, la società ha bisogno di queste scelte. Questa crisi finirà, è fisiologico, ma bisogna vedere dove si andrà a finire. E’ una crisi entropica, per produrre energia che il cibo ci dà consumiamo più energia di quella ricevuta e si genera così uno scompenso. Noi siamo in questa fase. La situazione non regge più. Davanti ad una crisi entropica la cosa che bisogna fare è costruire un umanesimo, una nuova idea di consumi e di produzione. Dobbiamo rifiutare il termine “consumatori”, dobbiamo diventare invece co-produttori. Per la prima volta nel nostro paese le nuove generazioni hanno qualcosa di diverso rispetto al passato, non sanno se staranno meglio dei loro genitori. E’ la grande crisi della politca che non riesce ad intercettare questi problemi. E’ una crisi profonda e lunga, si esce solo con una nuova progettualità, una delle nuove idee è parlare di paesaggio, riconciliarsi con madre terra, con la natura, recuperare le forme di generosità e finirla con la bramosia del denaro.

Quanti di noi ambiscono a diventare ricchi?……

Parlare di queste cose è utile e bisogna farlo in maniera multidisciplinare. Il paradosso è che non siamo mai stati messi così male, dal 1900 ad oggi abbiamo perso il 70% della biodiversità, non ce ne accorgiamo perchè abbiamo la pancia piena!

Paghiamo ai contadini 27 centesimi 1 litro di latte, l’industria lo screma e lo confeziona e lo vende al supermercato a più di 1 Euro. Basta! La nuova resistenza è dire basta, bisogna accorciare la filiera si accorci, andare dai produttori. Questo modo di concepire la produzione deve finire! I bambini sono i più deboli, tre ore e mezza al giorno davanti alla televisione, lo dico qui a Reggio Emilia che è la patria del sistema educativo. Il segnale della televisione è forte. Il cibo era la forma del linguaggio affettuoso primario delle nostre nonne. Abbiamo oggi perso il rapporto col cibo. Il primo atto di vita che fa un neonato è cercare la mammella della madre e succhiare il latte e in questo modo dà piacere anche alla madre stessa, questa è gastronomia!

La civiltà contadina era sobria e non ostentava, c’era un uso parsimonioso del cibo. Ma no che modelli diamo? I grandi piatti della cucina italiana sono stati inventati da milioni di donne nel passato, tanti dei quali fatti con gli avanzi: la ribollita toscana, gli agnolotti piemontesi, c’era in tutto questo una forma di rispetto.

Negli Stati Uniti ogni giorno vengono buttate via 22.000 tonnellate di cibo, in Europa 50.000 tonnellate, ogni minuto 2 bambini muoiono per fame nel mondo. E’ importante cambiare i paradigmi, riprendere il rapporto intelligente col cibo. Slow Food ha aperto negli ultimi due anni 400 orti in Italia, il 27 ottobre 2008 ha lanciato anche questo progetto negli Stati Uniti, in novembre è stato eletto Obama Presidente e il 1° gennaio alla Casa Bianca è stato seminato il primo orto. Questa cosa è molto importante se pensiamo ad un paese come gli Stati Uniti dove il problema dell’obesità anche infantile è diffusissimo.

Slow Food è stata accusata spesso di essere snobista, ma noi crediamo che mangiare bene sia un diritto di tutti e non solo di chi ha i soldi. Ritorniamo alla stagionalità, alla produzione locale, compriamo prodotti biologici. Due cose sono chiare: il cibo spazzatura costa poco (vedi Mac Donald’s), ma in verità costa di più perchè ha costi che si chiamano esternalità negativa (ad esempio se devi poi andare dal medico a curarti perchè hai mangiato delle schifezze), l’altra cosa è costruire rapporti diversi da co-produttori, in questo modo staremo meglio, è quello che gli antichi chiamavano “il respiro della vita”. Il respirot della vita è metabolismo, gli antichi dicevano che il respiro della vita deve essere in sintonia con la terra che metabolizza e ridà la vita. Se vogliamo accelerare questo meccanismo, rompiamo il sistema, dobbiamo tornare ad una società diversa, ai beni comuni, dobbiamo iniziare a concepire che anche le forme devono cambiare. Dobbiamo ricostruire la reciprocità, l’energia che riusciamo a mettere nel mondo torna a beneficio di tutti, a ognuno secondo le proprie necessità. Reciprocità, co-produttori, nuovo umanesimo: sono le chiavi per uscire dal sistema.

Il paese ha bisogno di energia rinnovabile e pulita: il buon senso e nel buon senso c’è anche l’uso del territorio. Abbiamo cementificato dal 1990 a oggi in Italia un’area grande come il Lazio e l’Abruzzo messi insieme. Non pagando i contadini siamo la fonte primaria di questo consumo. Tutti devono diventare conoscenti e responsabili, oggi il barolo lo fanno i macedoni, le vacche reggiane sono allevate dagli indiani, la fontina valdostana la fanno i magrebini. Dobbiamo avere la forza di dire che questi sono i nuovi contadini, nostri fratelli.

I tre principi ai quali dobbiamo attenerci sono: buono, pulito e pagare bene i contadini di qualsiasi colore sia la loro pelle, perchè ci salveranno i contadini”

A questo punti Petrini scende dal palco chiede ai giovani presenti chi di loro voglia fare il contadino e li invita ad andare da lui. Rispondono 3 ragazzi e 2 ragazze che lo raggiungono. Petrini si complimenta con loro e li incoraggia ad andare avanti con convinzione e consapevolezza.

“Bisogna ritrovare il tempo per fare le cose bene, Dobbiamo cambiare strada, meno nei supermercati, aiutare la nuova impresa giovanile, conoscere i contadini, pagare un pò di più se la qualità è buona”.