Il professor Marco Cammelli, presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, è intervenuto nel dibattito che riguarda le scelte della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, intenzionata a mettere sul mercato un sostanzioso pacchetto azionario di Unicredit. Lo ha fatto senza entrare nel merito e, a quanto si legge sulla stampa, bollando le voci di dissenso come “sbandate dialettiche” attribuite a “chi è amministratore di Carimonte”. Cammelli non fa nomi, ma è intuibile che si riferisca all’amministratore delegato di Carimonte Holding, Dino Piacentini.
“Per la verità Marco Cammelli, forse male informato, ha sbagliato bersaglio – ha commento Piacentini – è noto che, proprio in nome delle regole di riservatezza, mi sono ben guardato dal commentare pubblicamente la scelta della Fondazione; dunque, se c’è qualcuno da bacchettare, farebbe bene a guardare altrove”.
Inoltre, ha proseguito Piacentini, “da parte del presidente di una Fondazione che ha un ruolo influente nel territorio regionale, ci si attenderebbe un intervento più puntuale su quali siano le esigenze delle comunità locali in una fase nella quale il sostegno allo sviluppo economico attraverso il credito è assolutamente necessario”.
Investire la gran parte dei fondi disponibili in sostegno alla persona e in cultura è giusto e doveroso; ma non va trascurato il ruolo delle imprese piccole e medie – che compongono la gran parte del tessuto produttivo regionale – nel garantire stabilità sociale, relazioni umane, saperi diffusi e innovativi”.
Piacentini ha anche commentato le dichiarazioni del presidente della Camera di Commercio di Modena, Maurizio Torreggiani, che in mattinata aveva ascoltato in audizione alcuni consiglieri di indirizzo della Fondazione Crmo: “Torreggiani – ha sottolineato l’A.D. di Carimonte Holding, che aveva partecipato all’incontro anche come componente della Giunta camerale – ha riconosciuto che vi è una discontinuità di carattere economico-sociale e che occorre che ogni attore, istituzionale e non, rivaluti le proprie strategie. Insomma, nella crisi che stiamo attraversando bisogna che chi può offrire sostegno alle imprese lo faccia. Personalmente, non discuto che si possano vendere quote per accumulare nuove risorse. Il punto è sapere dove verranno reinvestite, se nel sostegno alle imprese oppure in attività di carattere finanziario. La riservatezza, lo ripeto, è doverosa, ma non può diventare il paravento per una gestione opaca, non trasparente di beni che sono di tutti”.