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Rosy Bindi a FestaReggio

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Il Pd c’è. Parola di Rosy Bindi che arriva a FestaReggio da Torino e ancora con il discorso conclusivo di Bersani nelle orecchie ripete, “quando si andrà a votare, noi siamo pronti con programma, alleanza e voglia di tornare a vincere”. Rosy Bindi c’è. Fa il pieno alla Sala Bonazzi la presidente del Pd che intervistata dal giornalista Nicola Fangareggi analizza il contesto politico, parla della questione morale, di alleanze, di primarie e di regole nel tempo della globalizzazione.

Il segretario provinciale Roberto Ferrari in apertura di serata traccia un bilancio della Festa (“E’ andata molto, ma molto, bene”). Ma FestaReggio non è il Paese dove invece le cose faticano molto di più. Ferrari ricorda le morti bianche. “Solo ieri – dice – sono morte quattro persone sul lavoro. Questo è quello che succede nel nostro paese, dove viene ucciso un sindaco semplicemente perchè fa il suo dovere”. Anche Bindi è sul pezzo. “Quando un ministro dice che la legge sulla sicurezza nei posti di lavoro è un lusso che non ci possiamo permettere – sospende la frase e chiude – ma cosa è successo in questo paese?”

Sull’attualità politica lucidamente dice: “Berlusconi minaccia le elezioni ma in realtà ha paura di farle. Le prossime le perde o se gli va bene non le vince. Ha cominciato col calcio mercato facendo di necessità virtù. La Dc faceva i governi balneari loro faranno un governo autunnale, ma questa legislatura non durerà tre anni”. Le compravendite dei parlamentari sono spia di un situazione più grave di quella dei tempi di tangentopoli. “Perché oggi c’è rassegnazione nei cittadini che non si aspettano nulla di buono dalla politica. Le leggi ad personam oggi se le fa da solo ieri c’era Craxi. Eppoi – continua Bindi – chi sbagliava allora si vergognava oggi abbiamo la sfrontatezza di Verdini. La questione morale è attuale anche perché in questo paese c’è chi muore per rispettare le leggi”. Sul tema delle alleanze Bindi non ci sta al gioco dei nomi. “Prima – spiega – di un insieme di partiti il nuovo Ulivo rappresenta un nuovo progetto. Con l’Ulivo vincemmo perché siamo stati in grado di motivare gli italiani alla politica. Oggi abbiamo fatto una offerta a Vendola e a Di Pietro perché c’è un percorso comune”. Poi viene la coalizione. E anche le primarie. “Quando a Torino Vendola me le ha chieste, ho risposto che sono nel nostro statuto e che si faranno con quelli che sono disponibili a un progetto di coalizione”. Non ci sta alle semplificazioni Bindi. Anche quando gli viene chiesto chi sceglie tra Marchionne e la Fiom. “Nessuno dei due. No alla Fiom che non si siede al tavolo delle trattative e no a Marchionne che non la vuole. La concertazione è un metodo ineliminabile. Se le regole non sono adeguate nel tempo della globalizzazione allora abbiamo il dovere di ridisegnarle”. Come dire che serve più politica. Anche quando il mondo industriale va a carte e quarantotto. “Avevamo diversi settori industriali leader mondiali che oggi stanno chiudendo. Cosa fa il governo contro la chiusura del comparti industriali? Dove sono gli investimenti per il rilancio dei settori?” E infine: “quali vantaggi hanno avuto gli imprenditori che hanno votato Lega?”. C’è tempo per una agrodolce battuta finale sul Cavaliere. E’ più bello o intelligente? “Dire che è bello è complicato e per l’idea di intelligenza che ho, anche questo è complicato. Quindi se non è ne bello ne intelligente cosa è successo in questo paese?”.

I miei sette figli. C’è la ristampa

Alla presentazione della nuova ristampa del libro “I miei sette figli” di papà Cervi, il segretario provinciale Roberto Ferrari apre ringraziando gli organizzatori di FestaReggio che arriva oggi, dopo quattro settimane, alla sua chiusura e Chiara Saccani, responsabile dello spazio Loft, per l’ottimo programma d’incontri proposto quest’anno e per la buona riuscita.

Ferrari sottolinea la centralità del tema della Resistenza nella Festa e all’interno del Partito Democratico stesso, tema tanto importante da meritare due appuntamenti appositamente collocati nel primo (L’incontro “la Resistenza come risorsa politica”) e nell’ultimo giorno del festival. Poi esplicita il rapporto che il Partito Democratico vuole avere con la ricerca storica, ribadendo l’assoluta separazione che il potere deve mantenere con quest’ultima in modo da evitare speculazioni della politica.

Questo rapporto è in qualche modo al centro del dibattito sulla presentazione del libro. Rossella Cantoni, presidente della fondazione Cervi, rispondendo alle domande del giornalista Paolo Bonacini, ribadisce l’importanza del libro di papà Cervi, documento letterario, ma anche storico. Luciano Casali, storico e curatore della prefazione della nuova edizione, approfitta invece dell’incontro per approfondire il legame fra il volume e il Partito Comunista dell’epoca. Sembra infatti appurato che il partito si sia applicato alla formazione del mito dei fratelli Cervi e dei valori del comunismo tramite questo volume, scritto basandosi soprattutto su alcuni racconti di Italo Calvino che, interessatissimo alla vicenda dei fratelli Cervi, si era recato a Campegine fin dal primo dopoguerra. La redazione viene commissionata dallo stesso Togliatti che, in guerra con l’ala Secchiana e più dura del partito vorrebbe mettere in luce la matrice contadina e socialista-riformista (non armata) della Resistenza. Non è un caso infatti che la richiesta avvenga nel 1954 dopo un suo intervento a Reggio Emilia in cui rimprovera la durezza del partito locale e che venga poi stampato in moltissime copie a prezzo stracciato per essere venduto porta a porta in tutta Italia. Come non è un caso che nell’edizione, sempre di Editori Riuniti, degli anni settanta il testo venga nettamente cambiato in una sorta di destalinizzazione.

Casali sta ancora lavorando per scoprire chi decise di cambiare il testo e perchè lo fece, (per altro senza annunciarlo e senza avvertire i familiari), ma nel frattempo con questa nuova edizione ci restituiscono il testo originale e ci lasciano ad un altro affascinante mistero, ovvero l’incredibile coinvolgimento emotivo e il sentimento d’immedesimazione che da sempre suscita la storia dei sette fratelli Cervi.

Un ricordo di Dante Bigliardi

Dante Maltesi, ultraottantenne emigrante reggiano in Belgio, è seduto in prima fila. Accanto a lui e tutto attorno ci sono decine di persone. Tutte diverse. Per etnia, età, accenti, colori. E non poteva essere diversamente. Alla Tenda del mondo di FestaReggio domenica mattina si sono dati appuntamenti in tanti per ricordare Dante Bigliardi, il presidente della Filef, la Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie scomparso a dicembre a 87 anni.

Per quest’occasione la sua associazione ha presentato un volumetto curato da Stefano Morselli che raccoglie testi, interventi, articoli e comunicati scritti dal suo presidente. “Un omaggio – dice Morselli – a Dante ma anche alle cose, alla memoria, alle vicende”. Chi era Dante Bigliardi? Era una persona speciale. Uno che ha dedicato agli altri la sua vita e – come recita la copertina del volumetto – era un costruttore di democrazia.

A FestaReggio tra i tanti che hanno preso la parola per raccontare Dante – dopo il balletto dei bimbi Tamil di Castelnovo Sotto – c’era il senatore Alessandro Carri. Con “emozione e commozione” ha ricordato tre aspetti di Bigliardi: l’amore patriottico, la sua passione per l’Europa e infine quel suo essere reggiano del mondo. “Dante voleva fare il mondo a Reggio. Ha aggregato – ha detto Carri – le diverse etnie ponendo unitarietà di intenti alle istante dell’emigrazione”.

Ma che vita quella vita. Il partigiano in Montenegro, nel ‘47 costruttore in Jugoglavia della “Ferrovia della gioventù”, nel ’48 è in Sicilia dove partecipa alle lotte contadine per la riforma agraria al fianco di Colajanni, Bufalini e Li Causi. Rimane nell’isola lavorando per il Pci per una decina d’anni. Nel ‘67 è con, Carlo Levi, fondatore della Filef, nel ’68 è in Belice a prestare soccorso ai terremotati. Si adopera per la costruzione delle baracche destinate agli sfollati e lavora alla costruzione di una scuola. Poi inizia la sua avventura accanto agli emigrati italiani di mezza Europa, fino a quando il fenomeno immigratorio non arriva nella sua città e a questo punto Bigliardi si impegna nella ricerca di alloggi decorosi per loro. Ecco, Dante Bigliardi era questo. La consigliera regionale Roberta Mori ha parlato di “grandezza e semplicità”. Le sue parole per descrivere Dante sono: “energia, capacità e lungimiranza”. Ma che vita quella vita.