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Cardinal Caffarra ha celebrato nel pomeriggio la festa del Santo patrono di Bologna, S.Petronio

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“Questa città ha ancora il diritto di sperare, o deve rassegnarsi ad un tramonto amaro ed infelice?”. L’arcivescovo di Bologna, cardinal Carlo Caffarra, celebrando nel pomeriggio nella basilica di S.Petronio la festa del Santo patrono di Bologna, nell’omelia risponde a questa domanda che molti, da mesi si pongono: “Questa comunità – afferma – ha il diritto di sperare; ha consistenti ragioni per non rassegnarsi al suo tramonto”.

E ne indica le principali, a partire dal fatto che a Bologna “è stata inventata l’università, sede della sapienza, una luce del mondo, un ministero della fede”. “Ma c’è un’altra ragione che fonda il diritto di sperare, che ci impedisce di rassegnarci – dice Caffarra – E’ la presenza in questa città della comunità cristiana, il fatto che in essa continui la predicazione del Vangelo e la celebrazione dell’Eucarestia, è il mirabile esercizio della carità cristiana che, non parlando ma facendo, incontra ogni giorno centinaia di poveri, bisognosi di tutto”. E aggiunge: “La comunità cristiana inserisce nella comunità cittadina una forza coesiva che può vincere ogni disgregazione. E non perchè i cristiani siano sempre e comunque migliori, ma perchè mediante la Chiesa rifluisce dentro alla società la grazia unificante che sgorga da Cristo”.

Per il cardinale, dunque, “non è possibile una società umana senza alcuna matrice religiosa. L’averlo pensato è stato uno degli errori più devastanti del nostro Occidente”, ha aggiunto, rinviando poi ad altro momento le considerazioni sulle obiezioni “di un obsoleto laicismo, in via di estinzione peraltro anche nella nostra città”.

L’autorità pubblica; la famiglia; il lavoro; la scuola; i sacerdoti “e una generazione di cattolici impegnati in politica che siano coerenti con la fede professata”:  sono questi, secondo l’arcivescovo di Bologna  i “custodi della speranza”, coloro che sono chiamato a vigilare perchè il cuore di Bologna “non si incupisca nella rassegnazione”.

Nell’omelia per la festività di S.Petronio, e in vista delle elezioni di primavera per il nuovo sindaco e la nuova giunta comunale, il cardinale si è rivolto direttamente “a tutti coloro che chiederanno al popolo di questa città di essere eletti ad amministrarla” e, con le parole di S.Caterina, li ha invitati “a gittare a terra l’odio e il rancore del cuore e l’amore proprio di voi medesimi, cioè, che voi non attendiate solamente a voi, ma al bene universale di tutta la citta. Io vi prego – ha aggiunto Caffarra – che per l’utilità vostra voi non miriate a mettere governatori nella città più uno che un altro, ma uomini virtuosi, savi e discreti”.

Il secondo “custode della speranza” per la rinascita di Bologna su cui Caffarra ha richiamato l’attenzione dei bolognesi è la famiglia, “poichè è in essa che accade l’atto che più di ogni altro significa speranza: la generazione di una nuova vita. Ogni bambino è il futuro della città; è un investimento sul futuro”. E qui Caffarra ha chiesto a chi ha responsabilità pubblica: “Sostenete le famiglie, difendetene la dignità incomparabile; la famiglia abbia sempre un trattamento privilegiato a livello legislativo ed amministrativo”.

Un richiamo, quindi, “all’altro grande fattore di speranza nella città che è il lavoro: “Anche nella nostra città ai giovani è ormai sempre più difficile l’ingresso nel mondo del lavoro. Il binomio gioventù-disoccupazione toglie alla città ogni diritto di sperare. Chi non vede questo è cieco.

E poi, la scuola, nella quale “la città custodisce il suo diritto di sperare se in essa viene fatta una vera, grande proposta educativa, se in essa i nostri ragazzi e giovani vengono profondamente educati ed un uso intero di tutta la capacita’ della loro ragione”.

Infine, tra i “custodi della speranza” per la rinascita di Bologna Caffarra indica i sacerdoti, “che vivono ogni giorno e notte in mezzo a questo popolo, condividendone gioie e dolori, e sono le santinelle che vigilano perchè il suo cuore non ceda alla rassegnazione”. Ed ai sacerdoti – ha aggiunto l’arcivescovo – è affidato il compito più urgente per il bene dei questa città: ricostruire quella matrice cristiana che l’ha sempre rigenerata”. “Ricostruzione che esige tuttavia – ha sottolineato infine il cardinal Caffarra concludendo la sua omelia – una generazione di cattolici impegnati in politica, che siano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune”.