Home Economia Prometeia: lenta uscita dalla crisi

Prometeia: lenta uscita dalla crisi

# ora in onda #
...............




L’Italia stenta a tenere il passo della Germania, l’apprezzamento dell’euro manterra’ lento il ritmo di recupero dei livelli di attivita’ economica pre-crisi, la caduta del numero degli occupati proseguira’, seppure a ritmo meno sostenuto, fino al 2012. E’ quanto emerge dal Rapporto di Previsione di Prometeia (Ottobre 2010) sulle prospettive di breve- medio termine dell’economia internazionale e italiana. Per l’associazione di studi economici bolognese, che svolge indagini dal 1974 ritenute momenti centrali dell’analisi economica del Paese, il processo decisionale e di implementazione delle politiche per l’uscita dalla crisi procede lentamente. Da un lato-spiega Prometeia – si stanno manifestando difficolta’ di coordinamento e di indirizzo tra Stati Uniti, Inghilterra e Ue nel processo di riforma delle regole dei mercati finanziari e del sistema creditizio. Dall’altro, si stanno disallineando gli indirizzi delle politiche economiche: gli auspici formulati dal Fmi un anno e mezzo fa, per un coordinamento delle politiche di bilancio, piu’ restrittive nei paesi in disavanzo estero e meno restrittive in quelli in surplus, non si sono concretizzati. E mentre la Bce sta continuando a ridurre gli strumenti non convenzionali di politica monetaria messi in atto nell’autunno del 2008, nel mondo le politiche monetarie stanno rinviando l’avvio dell’uscita dai provvedimenti anti recessione, aumentando il clima di incertezza e dando luogo a comportamenti concorrenziali.

Secondo l’analisi di Prometeia, che tiene conto delle diverse politiche adottate dai vari Paesi nell’emergenza, e’ probabile che per le economie avanzate il processo di riassorbimento dell’impatto della crisi finanziaria 2007-2009 – che richiedera’ il secondo decennio di questo secolo – sara’ appesantito dagli effetti dell’invecchiamento della popolazione, dando luogo a una lunga fase di crescita effettiva, e potenziale, inferiore a quanto sperimentato prima della crisi. Le nuove informazioni congiunturali hanno evidenziato nel secondo trimestre dell’anno l’anticipazione del rallentamento della crescita americana e l’accelerazione di quella europea trainata dalla forte crescita delle esportazioni tedesche, comportando una revisione al rialzo della crescita Uem per il 2010 all’1.8 per cento (1.1 escludendo la Germania) e una revisione al ribasso per la crescita Usa (al 2.6 per cento). Resta confermata nel prossimo anno la decelerazione in tutte le aree. La decelerazione e’ particolarmente evidente nell’ Uem, determinata sia dalle restrizioni fiscali sia dall’apprezzamento del cambio (fino ai livelli della meta’ del 2009) che seguono la crisi dei debiti sovrani di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna. In particolare, il repentino rovesciamento delle quotazioni dell’euro sottrae un importante fattore di compensazione prospettica delle spinte restrittive delle politiche di bilancio dei prossimi anni.

Nonostante il rallentamento previsto per l’Uem, l’unione economica monetaria europea, per il 2011 la fase di caduta dell’occupazione – spiega ancora Prometeia – dovrebbe essere giunta al termine e la crescita dell’attivita’ che comunque si verifichera’ dovrebbe consentire un’inversione di segno sul mercato del lavoro europeo. Nel triennio 2011-2013 nell’Uem si recupereranno 1.5 milioni di posti di lavoro a fronte dei 3.3 milioni persi durante la crisi. Dopo il pesante peggioramento generato dalla crisi, le politiche di bilancio nell’Uem saranno improntate al riequilibrio dei conti pubblici e il disavanzo al 2013 sara’ appena superiore al vincolo del 3% del Pil. Cio’ non sara’ sufficiente a fermare la crescita del debito che e’ previsto aumentare dall’82.6% del Pil del 2010 al 87% nel 2013. Per quanto riguarda l’Italia, l’andamento dell’economia non sembra piu’ seguire l’evoluzione ciclica tedesca. Anche nel 2011, come nel 2010, il tasso di crescita italiano (1.1% nel 2010 e 0.8% nel 2011) e’ previsto allineato a quello dell’Uem, Germania esclusa, inferiore a quello degli altri grandi paesi, se si escludono le economie sotto stress finanziario. Ancora una volta e’ il livello di apertura internazionale che genera questo differenziale, spiega il centro studi bolognese. Il rallentamento previsto e’ infatti imputabile alla decelerazione del commercio mondiale e all’apprezzamento dell’euro mentre la rinnovata debolezza del dollaro toglie all’Italia un aiuto importante per superare la peggior crisi del dopoguerra. In Italia, a differenza degli altri paesi, la caduta del numero degli occupati proseguira’, sia pure a ritmo meno sostenuto, fino al 2012. Con il 2013 il numero degli occupati dovrebbe aumentare di circa 100 mila persone portando la perdita di occupazione tra il 2007 e il 2013 a 500 mila occupati. Questi movimenti non considerano la Cassa Integrazione, che comincera’ a scendere gia’ dal prossimo anno. Le previsioni di Prometeia indicano che tra il 2007 e il 2010 si sarebbero persi 1.2 milioni di posti di lavoro equivalenti (unita’ di lavoro) e dal 2011 e il 2013, attraverso la riduzione della Cig si recupererebbero 400 mila posti di lavoro equivalenti. Sei anni dopo l’inizio della crisi nel 2013 si saranno persi 800 mila posti di lavoro, il che segnala che a quella data rimarrebbero ancora persone in Cig ordinaria e straordinaria. L’inversione di tendenza nella Cig consentira’ nel 2011 di vedere di nuovo in crescita il reddito disponibile corrente delle famiglie; tale crescita sara’ favorita, in termini reali, anche dall’apprezzamento dell’euro. La prima implicazione riguardera’ la dinamica dei consumi che dovrebbero tornare a crescere a tassi piu’ prossimi all’1%.