Carcere, a Modena in due mesi la situazione è ulteriormente peggiorata. “Ad agosto i detenuti erano 453, più del doppio rispetto ad una capienza regolamentare di 221. Oggi siamo arrivati a quota 470”. Lo denuncia la consigliera regionale Palma Costi, che – come aveva preannunciato – nei giorni scorsi ha nuovamente visitato il carcere circondariale di S. Anna. “Il mio impegno relativamente alle carceri modenesi – spiega – sarà continuativo e costante nei prossimi cinque anni”.
Tre/quattro, anche cinque persone per cella, problemi di sovraffollamento e di igiene, ma non solo. “Il recupero di chi deve scontare pene detentive lunghe – spiega Palma Costi – può avvenire solo con la dignità del lavoro e dello studio. Oggi nel nostro carcere manca la possibilità per la maggioranza dei detenuti di lavorare e di studiare e quindi di intraprendere un percorso di rieducazione e reinserimento. Nonostante l’impegno dell’amministrazione carceraria, del volontariato e delle istituzioni le possibilità di lavorare riguardano circa 50 persone, con meno ore rispetto al passato, mentre c’è un solo corso di alfabetizzazione per 40 persone, a fronte di 80 richieste”.
“Per questo – spiega la consigliera PD – la soluzione non può passare solo attraverso la promessa della costruzione di una nuova ala con 150 posti. Quello che è necessario sia per rispettare la dignità dei detenuti sia per dare reali garanzie di sicurezza ai nostri cittadini, è un progetto complessivo sulla pena, che superi i limiti attuali e renda effettiva la possibilità di recuperare chi è stato detenuto”.
“Per la nostra Costituzione – prosegue la consigliera regionale PD – la pena deve avere, infatti, una funzione rieducativa. La situazione delle nostre carceri non rispetta oggi questo dettato. Ormai nelle carceri finiscono nella stragrande maggioranza le persone più disagiate, problematiche e soprattutto povere. Mentre i ricchi, quelli più vicini al potere, trovano il modo di restarsene fuori. Chi ruba un portafoglio va dentro, chi ha ridotto sul lastrico decine di migliaia di persone invece no. Non solo: a causa delle norme varate dal Governo le nostre carceri scoppiano di immigrati e tossicodipendenti, senza nessun beneficio vero per la società, che rispettivamente trarrebbe giovamento solo dalla loro integrazione e dal loro recupero”.
“Molti – prosegue Costi – entrano in carcere per periodi brevi e ormai è risaputo che le pene brevi sono controproducenti: chi entra rompe con relazioni, affetti, lavoro e rischia il contatto con organizzazioni criminali. Per le pene brevi servono misure alternative al carcere, che costano molto meno tanto sul piano umano quanto su quello economico”.
“La condizione dei detenuti si riflette in modo altrettanto negativo sul personale di custodia – prosegue Palma Costi – che continua ad essere assolutamente insufficiente. Così come sotto organico rimane il personale dirigente del carcere (una figura dirigenziale a fronte di 4 in organico). In una situazione umanamente e psicologicamente difficile il carcere ha una sola psicologa per 198 detenuti. Solo l’impegno quotidiano del personale in servizio riesce a limitare le conseguenze di queste gravi carenze, rendendo le condizioni di vita nel carcere meno intollerabili”.
“Il Paese è costretto ad occuparsi di leggi ad personam – conclude Costi – mentre è urgente che il ministro Alfano si occupi seriamente della politica carceraria, cambiando quelle norme che fanno scoppiare le carceri e nel contempo redigendo un vero progetto di amministrazione della pena conseguente al dettato costituzionale, con finanziamenti e risorse umane adeguate”.