L’Assessore regionale alla sicurezza territoriale, Paola Gazzolo, ha risposto in aula ad un’interpellanza dei consiglieri del gruppo sel-verdi, Gian Guido Naldi e Gabriella Meo, in cui si chiedeva alla Giunta di verificare se le attività estrattive all’interno del polo 11 ‘Bazzano’ di Savignano, in provincia di Modena, rispettano le indicazioni previste dalla pianificazione provinciale e comunale vigenti. Ci sono “ragionevoli sospetti” – ha sostenuto Naldi – introducendo la sua richiesta – che si stia procedendo con modalità non conformi alla legge, in particolare per ciò che concerne la profondità delle escavazioni, cosa che può andare ad incidere sulle falde acquifere. Il consigliere ha poi chiesto se la Regione non ritenga opportuno aumentare il canone di concessione a carico delle attività estrattive, in modo da favorire l’utilizzo di materiali provenienti da demolizioni e dalle attività edilizie. In Emilia-Romagna – ha ricordato – il canone di concessione per le sabbie e le ghiaie non estratte in alveo fluviale è di 0,57 € al metro cubo a fronte di un prezzo che sul mercato si aggira attorno agli 11 euro al metro cubo per i medesimi materiali. “Ci sembra – ha osservato Naldi – che gli attuali canoni siano molto favorevoli per le aziende, ma non sufficientemente remunerativi per il pubblico”.
Premettendo che le competenze in materia di controllo delle attività estrattive sono attualmente delegate alle Province, l’assessore Paola Gazzolo ha riferito che secondo le informazione assunte dal comune di Savignano sul Panaro (per ciò che concerne il rispetto delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione e delle norme del PAE comunale) e dalla Provincia di Modena (per quanto riguarda le verifiche di polizia mineraria), la profondità massima, stabilita in meno 10 metri dal piano campagna, è stata rispettata sia in fase di escavazione che nella successiva sistemazione. Questa seconda fase peraltro – ha sottolineato Gazzolo – ha comportato un ulteriore abbassamento di quota (-5 metri) in relazione alla realizzazione di un impianto di produzione di bitume, dato che nell’area era previsto un recupero a zona per attività produttive per impianti di trasformazione.
Alle osservazioni sollevate circa il canone di concessione, in realtà, ha precisato Gazzolo, si tratta di una tariffa stabilita dalla Giunta regionale a titolo di contributo spese per interventi pubblici ulteriori rispetto agli obblighi derivanti dalla convenzione. Il tema di un possibile aumento affrontato nella precedente legislatura aveva poi fatto i conti con problemi connessi all’attuale crisi economica che ha in particolare colpito il settore edile e con il fatto che pur trattandosi di una tariffa “datata”, risalente al 1992, risulta ancora oggi in linea con quelle delle Regioni confinanti. La Giunta – ha comunque preannunciato l’assessore – è intenzionata a procedere ad un adeguamento normativo (L.r. 17/91) nell’ambito del quale rientra la valutazione di automatismi per l’aggiornamento delle tariffe di cava.
Naldi ha ringraziato l’assessore per la risposta. L’intenzione della nostra interpellanza – ha sottolineato – sottintendeva l’invito a fare in modo che gli organi di vigilanza siano allertati sull’attività estrattiva in questione e invito a continuare in questa direzione. Per ciò che concerne le tariffe, è evidente – ha osservato l’esponente di sel-verdi – che un costo più elevato favorirebbe l’uso di inerti di recupero e attività meno dispendiose dal punto di vista energetico e ambientale.