Il Policlinico di Modena è sempre stato vicino alle popolazioni meno fortunate, con raccolte fondi, invio di materiale e programmi di scambio. Ancora una volta le feste natalizie sono state l’occasione per un regalo speciale. Dal 6 all’11 dicembre Mariangela Sala, della Direzione Servizi per l’Ospitalità dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, in rap-presentanza della Direzione generale, ha viaggiato assieme a un convoglio della Caritas ita-liana e di ARPA (Associazione Regina della Pace) che ha percorso le tormentate terre della Bosnia-Erzegovina per portare aiuto alla popolazione di Mostar Est, Mostar Ovest, Liubjun-ski, Buna (vicino a Sarajevo), Medugorje e Nevesjnie – la “città della neve” tristemente nota perché vi imperversarono le “Tigri serbe”, le formazioni paramilitari di Željko Ražnatović, meglio noto la Tigre Arkan, che massacrarono i civili musulmani dal 1992-1995.
In Bosnia – Erzegovina i media sono l’attuale campo di battaglia dove far avanzare in-teressi e rivendicazioni legate alle diverse etnie. Il viaggio di Mariangela aveva lo scopo di preparare il terreno alla spedizione che, a marzo, invierà nei Balcani le attrezzature di-smesse dalle recenti ristrutturazioni della cucina centrale e del bar interno, individuan-do le realtà più adatte al loro utilizzo. Quando il Policlinico ha sostituito le attrezzature in se-guito al rinnovo dei locali e all’adeguamento agli standard della normativa vigente (Armadi frigorifero, forni ventilati, forni per la pizza, abbattitori, taglia verdure, lavastoviglie industriali, tavoli in acciaio, brasiere, cuoci pasta), si è trovato l’accordo con la Caritas e l’Associazione Regina della Pace per donare queste attrezzature alla loro missione in Bosnia.
“La spedizione vera e propria – ha spiegato Mariangela Sala – si terrà presumibil-mente a marzo. Il condizionale è d’obbligo, quando si parla di Bosnia-Erzegovina, perché sono tantissimi i problemi burocratici che si incontrano per superare le tre dogane di Serbia, Croazia e Bosnia. Comunque sia porteremo all’ospedale psichiatrico musulmano di Sarajevo una cucina a cinque fuochi e un bancone in acciaio poiché quello serbo ha la cucina funzio-nante ma abbisogna di generi di comfort come biancheria e coperte che riusciremmo a por-tare in primavera. Nella capitale esistono ancora due ospedali psichiatrici, uno per i serbi e uno per i mussulmani, dove si curano ancora i traumi della guerra, ferite profonde che sa-ranno lunghe da rimarginare e che si cronicizzano nella violenza, nell’alcoolismo e soprattut-to nell’apatia. Una cucina a quattro fuochi verrà portata alla scuola materna di Gorazde (che si sta cercando di ricostruire dopo che il precedente edificio, eretto un paio di anni fa grazie agli aiuti umanitari italiani è stato sommerso dal fiume Edrina) assieme a una brasiera per cucinare e a un armadio frigorifero. Le restanti attrezzature verranno consegnate alle mense popolari e al campo profughi, del territorio di Konjic”. La Caritas è una delle poche ONLUS che dal 1992 ininterrottamente ha collaborato con la popolazione locale per portare aiuti. I programmi di Cooperazione della Nazioni Unite, infatti, sono ostacolati da una situazione po-litica ancora molto fluida.
“Abbiamo trovato una situazione difficile e umanamente toccante – racconta anco-ra Mariangela Sala – A Medugorje, ad esempio, abbiamo visitato la Casa dell’Accoglienza della Donne Perdute (ora dedicata a S. Giuseppe) diretta da Suor Paolina. Ospita le donne che ai tempi della guerra del 1992-1995 non erano abbastanza giovani per lo stupro etnico ma vecchie e quindi inutili, vennero picchiate e derubate e poi abbandonate. Sole, non più giovani, non sposate erano destinate a non farcela. Oggi le donne ospiti di questa casa sono 51 e vanno avanti grazie a opere benefiche. Come Policlinico stiamo organizzandoci con i nostri fornitori per inviare quanto più materiale dismesso possibile. Questa gente è vittima di grande miseria e delle terribili piaghe di un conflitto non ancora sopito, ma è dotata di grande dignità, forte della propria fede e di un grande coesione etnica. Questo vale sia per i musul-mani sia per i croati e i serbi”.
Ormai l’invio di attrezzature dismesse dal Policlinico di Modena, perfettamente fun-zionanti ma non più rispondenti alle normativa italiana, è diventata una bella tradizione. Essa non riguarda solo attrezzature strettamente mediche ma anche logistiche e know out. La co-operazione tra Policlinico e Caritas permetterà comunque di seguire anche eventuali casi medici specifici, nel rispetto delle convenzioni internazionali.
“Spesso, quando si parla di solidarietà, si pensa a luoghi lontani come l’Africa o il Sud America – ha commentato il dottor Stefano Cencetti – E’, però, importante che l’Europa non fissi il proprio sguardo su mete lontane, dimenticando il giardino di casa propria. I Balcani sono vicini eppure lontanissimi e spesso incomprensibili alla nostra mentalità occi-dentale. Per questo motivo abbiamo risposto con gioia alla proposta di Caritas e ARPA per avvicinare per così dire l’obiettivo della nostra solidarietà, anche nella speranza di sollecitare l’opinione pubblica, anche col racconto dell’esperienza dei nostri colleghi, l’opinione pubblica a non dimenticare questo tormentato angolo di Europa”.