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Reggio: Parità, poche donne in politica ed economia

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L’8 marzo si torna a parlare di quote rosa, questa volta non nella politica, ma nell’economia. Nei Cda delle aziende, in cui le percentuali di presenza femminile sono ancora più risibili di quelle della politica (8,27% nelle aziende; 20,03% in Parlamento; 18,7% nelle amministrazioni locali), il tema della conciliazione dei tempi di vita con quelli del lavoro assume una valenza che va oltre il solito ambito: parliamo del lavoro tout court delle donne.

Quando parliamo di carriera delle donne, di ruoli di primo piano nella politica, nell’economia e nella società, le argomentazioni che principalmente vengono usate a riguardo, cioè l’estensione della rete di servizi all’infanzia, il welfare per la terza età, etc., diventano armi necessarie sì, ma non risolutive: non c’è nido che tenga fronte a riunioni serali, impegni in giornate festive, orari flessibili nel senso di prolungati.

E allora? Certo cambiare l’organizzazione del lavoro, sfatare il mito, come è avvenuto nei Paesi nordici, che i lavori importanti si possono svolgere solo senza limite orario, è l’obiettivo da non perdere di vista. Forse lo raggiungeremo quando una moltitudine di donne avrà potere di decidere nella politica e nell’economia.

Nel frattempo, però, non possiamo prescindere dall’altra riorganizzazione che possiamo avviare da subito: dividere la responsabilità della cura della casa e della famiglia con gli uomini. Credo che se il problema della cura pesasse equamente sui generi, esso diverrebbe finalmente un problema della società a cui mettere mano, e non più solo una questione di donne.

(Maria Mondelli, Consigliera provinciale di parità)