“Credo che il modo migliore di festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia possa essere proprio questo: mettere da parte la sfiducia e riscoprire le ragioni che sono alla base del nostro stare insieme come comunità. Rifiutare divisioni e contrapposizioni e ritrovare le ragioni della speranza e dell’orgoglio di essere italiani”.
E’ uno dei passaggi del corsivo sui 150 anni d’Italia del presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, pubblicato oggi sul sito web www.presidenterrani.it.
Il presidente Errani concluderà domani i lavori dell’Assemblea legislativa riunita in seduta solenne per celebrare l’unità d’Italia. Dopo la relazione introduttiva del presidente dell’Assemblea Matteo Richetti, sono previsti gli interventi dei presidenti dei gruppi consiliari e la lezione del professor Angelo Varni, vicepresidente del comitato regionale per le celebrazioni dell’unità.
La seduta sarà trasmessa in diretta streaming sul sito della Regione, che pubblica oggi il calendario delle iniziative da Piacenza a Rimini e uno studio su come è cambiata l’Emilia-Romagna in questi 150 anni attraverso i numeri dei censimenti: le condizioni di vita, il lavoro, la scuola. www.regione.emilia-romagna.it
I festeggiamenti città per città
L’Emilia-Romagna si appresta a festeggiare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia tingendosi di bianco, rosso e verde. In molte città si stanno preparando “notti tricolori” che prenderanno il via la sera del 16 marzo, con musei aperti, concerti e varie occasioni di intrattenimento fino all’alba, sulla falsariga delle “notti bianche”.
A Piacenza, la “Primogenita d’Italia”, il momento clou dei festeggiamenti sarà la Notte tricolore, che tra il 16 e il 17 marzo, vedrà l’apertura straordinaria e la visita gratuita ai musei di Palazzo Farnese e alla Galleria Ricci Oddi, oltre ad un concerto nella basilica di San Francesco, mentre i palazzi della città saranno illuminati di verde, bianco e rosso. L’assessore regionale Paola Gazzolo parteciperà alle 18 di giovedì alla celebrazione eucaristica in San Francesco. A tutti e 48 i Comuni del territorio piacentino verranno distribuite bandiere tricolori. Info: tel.0523.329.324; www.comune.piacenza.it/primogenita/index.asp
Parma festeggia con la riconsegna alla città dopo il restauro del monumento di Garibaldi nell’omonima piazza e con le aperture notturne dei musei civici, della mostra di Claudio Parmiggiani “Naufragio con spettatore”, della Biblioteca Palatina. In programma due importanti appuntamenti musicali: il concerto della banda della Marina Militare Italiana al Teatro Regio per la notte tricolore e l’esibizione all’Auditorium Paganini del coro del Teatro Regio. Info: www.150parma.it
La Fondazione Cariparma promuove la mostra, dedicata allo studio dell’arte parmense nel periodo tra la dominazione degli ultimi Borbone e i primi anni successivi all’unificazione: “1860 Prima e dopo. Gli artisti parmensi e l’Unita’ d’Italia”, a Palazzo Bossi Bocchi fino al 27 marzo. Info: tel. 0521.532.108; www.fondazionecrp.it
A Reggio Emilia, la città in cui e’ nato il tricolore, si onora il 150esimo dell’Unità d’Italia con un percorso a cielo aperto di sei chilometri, lungo cui sono esposte 150 bandiere corrispondenti a diversi periodi storici che hanno segnato il cammino dell’Unità nazionale: “Le immagini del Tricolore dalla Rivoluzione Francese a oggi”, fino al 2 giugno lungo le strade del centro storico. Info: tel.0522.451.152; www.reggioemilia150.it
A Modena saranno gli allievi dell’Accademia militare di Modena, a dare il via, il 17 marzo alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, con la cerimonia dell’alzabandiera in piazza Grande, accompagnati dall’inno nazionale eseguito dalla banda. I cittadini potranno scoprire i luoghi e i fatti principali del Risorgimento modenese, attraverso un itinerario che va dal monumento a Ciro Menotti fino alla statua di Vittorio Emanuele II in piazza del Risorgimento.
In programma ci sono anche la mostra “Italianimodenesi”, al Foro Boario di Nonantola (giovedì 17 all’inaugurazione parteciperà l’assessore alla Cultura Massimo Mezzetti) dal 17 marzo al 5 giugno, oltre a cicli di conferenze (“L’Italia e gli italiani” da marzo a giugno alla Fondazione San Carlo), proiezioni di film, convegni e spettacoli. Info: www.modena150.it. Tra Modena e provincia sono 150 gli eventi promossi per l’anniversario. Info: tel.059.203.2660; www.150modenesichestoria.it
A Ferrara, oltre alla Notte Tricolore e alla mostra “Risorgimento attuale. Segnali di rigenerazione” alla Maria Livia Brunelli gallery dal 19 marzo al 12 giugno, i fornai su proposta del Comune recupereranno l’antica ricetta dei “Biscotti Garibaldi”, prediletti dall’eroe risorgimentale. Sulle confezioni l’immagine della coccarda del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara. Info: tel.0532.209.370; http://servizi.comune.fe.it/index.phtml?id=4802
Nella “Notte tricolore” di Bologna si potranno visitare gratuitamente biblioteche e musei (municipali, universitari e quelli del progetto Genus Bononiae) dalle 20 alle 24. La città punta sulle mostre, con cimeli del Risorgimento al Museo Davia Bargellini, l’originale esposizione di soldatini “In marcia verso l’unita’ d’Italia” ospitata dal Museo Medievale e la mostra “Cristiani d’Italia”, curata dalla Fondazione per le Scienze religiose “Giovanni XXIII” nel cortile di Palazzo d’Accursio.
Il 16 marzo, dopo la seduta straordinaria dell’Assemblea legislativa regionale che apre le celebrazioni, i cori dell’Italia unita animeranno nel pomeriggio (ore 18.45) piazza de’ Celestini, via de’Musei e il cortile di Palazzo D’Accursio. L’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi sarà presente alla cerimonia in piazza e alla solenne Eucarestia nella Basilica di San Petronio. Alle 20.30, in Cappella Farnese, concerto di otto cori che eseguiranno i principali brani della tradizione risorgimentale.
Il 17 marzo in pazza Maggiore scenderanno in campo le Forze Armate e i Comuni con i gonfaloni. Dopo l’alzabandiera e l’esecuzione dell’inno nazionale, ci sarà la celebrazione ufficiale con un’esibizione della fanfara della Brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli. Nel pomeriggio, seduta solenne del Consiglio provinciale, mentre in serata chiuderà la due giorni un concerto di musiche verdiane eseguite (all’auditorium Manzoni), dall’orchestra e coro del Teatro comunale. Info: tel.051.219.39.30; www.comune.bologna.it/cultura; www.provincia.bologna.it/italia150
A Ravenna sono in programma 18 eventi che culmineranno nella notte del Tricolore in piazza del Popolo, dove c’e’ già un grande display che fa il countdown dei giorni che mancano all’appuntamento: lumini accesi alle finestre e fasci di luce tricolore illumineranno il monumento di Garibaldi. Nel pomeriggio del 16 e nella mattinata del 17 marzo i principali monumenti saranno aperti al pubblico con ingresso gratuito. Intanto le “vetrine tricolori” dei negozi espongono già gadget risorgimentali, come camicie rosse, foulard tricolori e vini dedicati a Giuseppe Garibaldi e ad Anita. Info: tel.0544.35755; www.ravennarisorgimento.it
Forlì unisce il 150enario ai festeggiamenti per l’8 marzo nell’iniziativa “Il Risorgimento invisibile”, ovvero le donne che hanno fatto l’Unita’ d’Italia: dall’8 marzo al 5 aprile quattro appuntamenti e la mostra “Un viaggio tra parole e immagini attraverso manifesti celebrativi delle donne nel Risorgimento” nel Salone Comunale.
Alla biblioteca Malatestiana di Cesena il 19 marzo le tre Province romagnole (Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna) celebrano in un’unica festa i 91 anni di Tonino Guerra e i 150 dell’Italia, lasciando la parola al maestro che affronterà temi legati all’impegno per la difesa e la salvaguardia del Paese.
Anche a Rimini i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità Italia sono partiti l’8 marzo con l’inaugurazione della mostra “Il Risorgimento delle donne. Da icona del patriottismo a patriota”, interamente dedicata alle donne che hanno segnato la storia italiana tra il 1860 e il 1946 e oltre. Un’altra esposizione al femminile, allestita al Museo della città, è dedicata a “Francesca d’Italia. Francesca da Rimini dalla rivoluzione giacobina a Trieste liberata” ed espone cento cimeli per il 150° dell’Unità.
L’Emilia-Romagna, 150 anni fa e oggi: dati a confronto
Nell’arco di 150 anni la speranza di vita alla nascita è quasi triplicata. Se un bimbo venuto alla luce nel 1861, in quell’area del Paese corrispondente all’attuale Emilia-Romagna, aveva un’aspettativa di vita di circa 29,7 anni (per le femmine era di poco superiore, 30 anni), a distanza di più d’un secolo si è passati a 77 anni e mezzo per i maschi e oltre 83 per le femmine. Praticamente raddoppiata la popolazione: dai due milioni di allora agli oltre quattro attuali. Ancora: nel periodo 1861-1863, nel primo anno di vita moriva un bambino su quattro (251 su mille). Un numero che si è quasi dimezzato agli inizi del Novecento (145 negli anni 1910-1912), per ridursi ancora di più a metà anni Cinquanta (46 morti su 1000 nati vivi tra il 1950 e il 1952), negli anni Sessanta (29 decessi nel periodo 1959-61), e scendere infine a 3 su mille nel 2001.
Sono alcuni dei dati elaborati dal Servizio Controllo strategico e statistica della Regione a partire dai censimenti Istat (dal 1861 al 2001) della popolazione e da indagini Svimez. Un’analisi che ha sintetizzato, effettuando un lavoro di omogeneizzazione delle fonti, l’andamento storico di alcuni fenomeni rilevanti per la lettura del territorio.
Se allora si moriva di più in tenera età, nascevano anche più bambini: in Emilia-Romagna il numero medio di figli per donna nel 1861 era di 5,46. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento, un brusco decremento: i 5,16 del 1911 sono diventati 1,69 nel 1951, fino agli 1,19 nel 2001.
Nel tempo non solo l’alta mortalità infantile è praticamente scomparsa, ma anche un fenomeno ampiamente diffuso qual era l’analfabetismo. Se 150 anni fa, su 100 residenti di 6 anni e più, 77, 4 risultavano analfabeti, nel 1911 lo erano 32,7. Un dato ulteriormente ridotto nel 1951 (8,1), che si è assottigliato ancora di più nel 1981 (1,5) per azzerarsi praticamente (0,7) nel 2001.
Zone un tempo abitate sono state progressivamente abbandonate: se nel 1861 i residenti in montagna erano il 12,8%, a inizio 2000 risultavano il 4,7%. Negli anni è cresciuta la percentuale di chi è andato a vivere nei capoluoghi di provincia: dai 24,6% ai tempi dell’Unità d’Italia ai 36,4% attuali.
Un altro capitolo interessante, il lavoro: i dati “raccontano” la storia di un territorio la cui vocazione nel 1861 era esclusivamente agricola. Ben il 67,8% degli occupati lavorava in questo settore, e solo il 18,8% nell’industria (il 13,4% in altre attività). Una situazione che si è ribaltata a più di un secolo di distanza, con il 6% degli occupati in agricoltura, il 37,7% nell’industria e il 56,4% in altre attività.
Anche il profilo del territorio è cambiato: i territori “artificializzati” sono passati dall’1% del 1851 al 4,8% del 1976 per raggiungere quota 9,3% nel 2008. Si è ridotta la superficie boschiva e gli ambienti seminaturali (dal 46,8% del 1851 al 28,4% del 2008), e così le zone umide (dal 5,9% all’1,2%).
L’Emilia-Romagna, per collocazione naturale “nodo nevralgico” della mobilità e dei traffici a livello nazionale, si è via via dotata di infrastrutture: la rete ferroviaria è passata dai 13,8 chilometri ogni 100 chilometri quadrati di superficie (1861) agli attuali 47,5 chilometri per ogni 100 chilometri quadrati. I circa 14.400 chilometri di strade comunali del 1910 sono diventati oltre 41.000 nel 2009, quelle provinciali sono passate da 3283 chilometri a 9000 circa, e si è aggiunta una voce che ai primi del Novecento non esisteva: quella relativa ad “autostrade” (606 chilometri nel 2009).