In presenza della risoluzione dell’Onu a difesa dei cittadini libici vittime della violenza intollerabile di Gheddafi, l’Italia ha fatto ciò che era suo dovere, pur nella difficile condizione di una vistosa spaccatura politica nel governo, la cui “maggioranza” si è dimostrata ancora una volta divisa e inadeguata in un momento così grave.
La situazione in Libia mostra il fallimento della “diplomazia” berlusconiana del costruita sulla base di rapporti personali che hanno umiliato il nostro Paese nei confronti di Gheddafi. Altri hanno avuto rapporti con la Libia, nessuno si è posto in questi termini.
Oggi, interrogandoci sulla evitabilità di questo intervento militare, non può che risultare evidente l’inadeguatezza delle politiche dell’Unione europea, oltre che del governo italiano, nei confronti dei paesi del Mediterraneo. E’ mancato un lavoro serio per la democratizzazione di questi paesi, sono mancate le relazioni economiche e sociali per costruire la crescita di quest’area: la nostra azione – ancorché tardiva – deve andare in questa direzione, per non perdere una occasione storica.
Uno scontro miliare è sempre una sconfitta: arrivati a questo punto hanno già perso la diplomazia e la politica. Oggi questo intervento è, tuttavia, necessario e legale, perché avviene in presenza di una risoluzione dell’Onu in accordo tra Europa, Stati Uniti e Lega Araba. Non è difficile supporre che cosa vorrebbe dire, per i “ribelli” che chiedono la democrazia, il ritorno ai pieni poteri del dittatore libico, se non nuove stragi di civili e una repressione sanguinaria per gli oppositori del regime.
La partecipazione dell’Italia ad azioni coerenti con il mandato delle Nazioni Unite deve essere paritaria con gli altri partner, sia perché il futuro della Libia e del suo popolo è un interesse nazionale prioritario, sia perché occorre correggere l’incertezza, i pasticci e i ritardi dei primi giorni della crisi. E infine perché occorre reinserirsi pienamente nel cuore delle scelte europee dopo anni nei quali, a causa della politica seguita dal governo, ci siamo ritrovati purtroppo ai margini delle decisioni che dovrebbero coinvolgere paritariamente i principali paesi europei, di cui l’Italia deve fare parte.
(Roberto Ferrari, Segretario Provinciale PD)