Di fronte alle parole pronunciate dal Sindaco, appena qualche giorno fa, come Presidente di Abitcoop non posso fare altro che esprimere sincero compiacimento e lo faccio consapevole di avere il conforto di tutti i nostri oltre 18.000 soci e, in particolare, di quelle centinaia di giovani afflitti dalla precarietà del lavoro che si rivolgono con speranza a noi perché li aiutiamo nella ricerca di un alloggio da acquistare o affittare. L’attenzione giusta e doverosa per i referendum ha fatto passare quasi sotto silenzio la voce del Sindaco, ma condividiamo assolutamente la filosofia del suo pensiero ed anche la fermezza con cui ha difeso i Peep. Tanta chiarezza non avrebbe bisogno di commenti. E, tuttavia, ci pare necessario riprendere quelle parole e spiegare alcuni concetti che, nell’acceso dibattito che ha preceduto l’intervento del Sindaco, dovrebbero essere fissati a riferimento di ogni altra presa di posizione. Naturalmente, parliamo di un’angolatura che, anche se ampiamente rappresentativa, è dettata dalla nostra esperienza ultratrentennale di cooperativa sociale di abitanti. Forniamo qualche dato utile a comprendere il problema. Negli ultimi tre anni, e parliamo di anni di crisi immobiliare, abbiamo ricevuto 1.959 domande di ammissione, 978 delle quali da parte di giovani under 34. Vogliamo sgombrare il campo dall’accusa che enfatizziamo i dati, chiarendo che per un buon 75% sono iscrizioni che vengono da cittadini e famiglie di Modena. Come si può arguire il 50% sono giovani che sulla cooperativa intendono investire per il loro progetto di vita. Solo poco più del 19% dei nuclei familiari non ha bisogno di contrarre mutuo per l’acquisto dell’alloggio. I restanti, che aspirano ad acquistare una casa, dispongono al momento dell’iscrizione di una capacità di autofinanziamento massima pari al 35% del costo di una casa a prezzi Abitcoop, ovvero di una casa realizzata su aree Peep, convenzionata, che va sul mercato a 1.500/1.600 euro/mq. Se andiamo fuori da questi parametri di riferimento, la capacità di autofinanziamento si riduce drasticamente e, conseguentemente, si allunga l’orizzonte temporale entro cui poter avviare il proprio progetto di vita. All’attualità Abitcoop riesce a consegnare una media di circa 100 alloggi/anno, parte anche in godimento (affitto). Tutti comprendiamo che sono insufficienti rispetto alla potenziale domanda. Nonostante questi dati documentabili, c’è chi si attarda ad osteggiare iniziative come i Peep che sono non solo necessari, ma fondamentali per dare una prospettiva di sicurezza ed inclusione a quei giovani cui tutti sappiamo dare parole di conforto per la loro condizione di marginalità sociale e lavorativa senza, però, far seguire azioni ed iniziative coerenti. La riflessione che sta conducendo il Comune sulle zone F, dove si pensa di poter fare uso di una parte di quell’80% di terreno avuto in cessione dai privati per consentire di costruire in tempi rapidi edilizia convenzionata, con significative quote di alloggi in affitto a canone agevolato, rappresenta una risposta che ci trova consenzienti e certamente non turba l’equilibrio dello “sviluppo urbano” che alcuni rivendicano. Ha inoltre il pregio di dare una risposta concreta e non seguire utopie che si sconterebbero con la realtà dei fatti e con i tempi irrimediabilmente lunghi di piani, legati al solo recupero dell’esistente (vedasi ErreNord) o di riuso degli alloggi sfitti. Non siamo pregiudizialmente chiusi a sperimentare e misurarci, come cooperativa, con queste problematiche, tanto è vero che siamo tra i promotori di interventi di recupero urbano quali l’ex Mercato e le ex Fonderie Corni, ma ogni proposta per essere praticabile deve saper fare i conti con le capacità e le disponibilità vere dei cittadini modenesi, non con quelle di una ristretta parte, forse “privilegiata”.
(il Presidente Abitcoop Modena, Lauro Lugli)