Gli immigrati clandestini sbarcavano sulle coste pugliesi, calabresi e ravennati, ma il centro di smistamento era Bologna. Dal capoluogo emiliano gli stranieri venivano imbarcati su treni, aerei, pulmini e altri mezzi per raggiungere in particolare i paesi del Nord Europa. E’ quanto e’ emerso nel corso dell’operazione denominata ”Ropax” dalla motonave battente bandiera inglese e in servizio nell’Adriatico usata per far arrivare i clandestini in Italia.
L’inchiesta, partita il 13 maggio dell’anno scorso a Ravenna, ha portato oggi all’esecuzione da parte delle squadre mobili di Bologna e Ravenna di 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 4 fermi di polizia giudiziaria nei confronti di altrettanti cittadini stranieri, per lo piu’ afgani, che erano impegnati nei viaggi della speranza. I provvedimenti, chiesti dal pm della Dda felsinea Stefano Orsi e concessi dal gip Bruno Giangiacomo, sono stati eseguiti tra il capoluogo emiliano, Ascoli Piceno, Milano, Roma e Teramo.
Gli arrestati sono accusati di associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalita’ del reato e finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’attivita’ investigativa e’ partita quando a Porto Corsini (Ravenna) e’ stato fermato un tir che tra il carico di arance aveva anche 65 clandestini, tra cui quattro bambini. Il mezzo pesante era stato adattato anche con un bagno chimico per un viaggio non proprio disumano. E’ poi emerso che almeno altre cinque volte quel camion aveva fatto la stessa tratta con un carico inferiore alla sua portata.
Per gli inquirenti proprio perche’ trasportava immigrati. Le intercettazioni hanno poi permesso di scoprire il resto. In particolare le rotte (Grecia, Turchia, Libia ed Egitto) e le coste in cui avvenivano gli sbarchi: Porto Selvaggio nel Leccese, Torretta di Crucoli in provincia di Crotone, Punta Gigante (Siracusa), San Leone (Agrigento) e altre ancora a seconda delle necessita’. A quel punto gli agenti di Bologna e Ravenna, che avevano monitorato sei sbarchi, hanno allertato i loro colleghi di Lecce per gli accertamenti di competenza.
Su Bologna c’erano almeno 11 persone, tutte afgane tra cui un iraniano considerato il referente principale dell’organizzazione, in regola, che organizzavano l’ultima tratta del viaggio dall’Italia al resto d’Europa. Assistevano i loro connazionali, li ospitavano in abitazioni, acquistavano i biglietti o noleggiavano autovetture o pulmini e fornivano spesso documenti di identita’.
Solitamente li facevano viaggiare in piccoli gruppi per non dare nell’occhio e soprattutto nei giorni festivi quando a loro avviso i controlli delle forze dell’ordine erano meno opprimenti. E quando venivano fermati li invitavano a chiedere l’asilo politico. Gli altri arresti sono avvenuti a Teramo, Ascoli e Roma. Per il loro servizio guadagnavano all’incirca 500 euro a persona.
Il resto del viaggio per giungere in Italia costava invece tra i 5.000 e i 15.000 euro. In totale sono stati arrestati 11 scafisti. Uno di loro era stato accoltellato durante in diverbio e gettato in mare a largo di Porto Selvaggio e salvato in extremis. Nell’inchiesta sono indagati anche cittadini greci e turchi. Quando sono cominciati i primi arresti gli indagati hanno cominciato a usare meno il telefono e piu’ internet, in particolare Skype, Yahoo e Messanger.