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Immigrati, monito della Cei: “La comunità che li accoglie investe nel suo futuro”

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(Adnkronos) – ”Una comunità attenta alle persone migranti e ai problemi connessi alla mobilità umana è una comunità che investe sul futuro, che sa donare e ricevere speranza, che si arricchisce e si sviluppa spiritualmente, moralmente e anche economicamente”. E’ quanto ha detto stamane il Segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, aprendo i lavori del seminario ”Salute e Migrazioni.

Quale cura per la mobilità?”, organizzato dall’Ufficio Nazionale per la pa-storale della sanità e dalla Fondazione Migrantes che si tiene oggi a Roma. ”La cura – ha aggiunto monsignor Crociata – rende ospitale la città e la città ospitale rende utili e proficui i gesti di cura. L’ascolto, la conoscenza e la prossimità ai bisogni e alle fragilità caratterizzano la città ospitale e, d’altra parte, in una città ospitale, ogni cura acquista efficacia più ampia producendo valore aggiunto”. ”Come Chiesa – ha quindi aggiunto – fedeli al mandato di Cristo Euntes curate infirmos, riprendiamoci il compito di educare all’ospitalità e alla cura, condizioni irrinunciabili di una cittadinanza inclusiva e di vera giustizia sociale, nonché vie efficaci di evangelizzazione”.

Nel suo intervento Crociata insiste sul grande fenomeno delle migrazioni: ”Sul tema della cura e dell’ospitalità sono in questione i fondamenti stessi della nostra umanità e gli apporti decisivi che la fede cristiana ha dato alla nostra civiltà”. E ancora: ”Dobbiamo imparare a riconoscere il volto di Cristo in coloro che soffrono, spendendoci personalmente e comunitariamente per contrasta-re diseguaglianze, solitudine e abbandono”. ”Secondo i dati pubblicati nel Dossier Statistico Immigrazione 2011, elaborato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes – ha detto Crociata – gli immigrati residenti nel nostro Paese sono attualmente 4.919.000, mentre si stima che gli irregolari siano tra 300 e 500mila. Questo significa che oggi in Italia sono presenti oltre 5 milioni di persone di 198 nazionalità diverse”.”Soffermandosi a considerare tali dimensioni del fenomeno migratorio nel nostro Paese – ha aggiunto – si potrebbe facilmente intuire l’importanza di coniugare salute e migrazioni in vista dei processi di integrazione e di co-struzione del bene comune. Se poi pensiamo che la maggior parte degli immigrati ha vissuto un periodo nell’irregolarità e nella paura, attraversando situazioni di sofferenza fisica e mentale senza possibilità di poterla condividere, ci accorgiamo che ”sul tema della cura e dell’ospitalità sono in questione i fondamenti stessi della nostra umanità e gli apporti decisivi che la fede cristiana ha dato alla nostra civiltà”.