Home Meteo Un marzo eccezionalmente caldo secondo gli esperti dell’Osservatorio Geofisico di Modena

Un marzo eccezionalmente caldo secondo gli esperti dell’Osservatorio Geofisico di Modena

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Le ultime giornate miti, e senz’altro gradevoli, di questi giorni ci hanno fatto dimenticare il freddo e la lunga e intensa nevicata di febbraio, di cui ci si è sbarazzati molto in fretta per l’arrivo precoce del mite tepore primaverile, che da ormai molte settimane ci accompagna con temperature da oltre un mese costantemente di 3-5°C sopra le medie stagionali.

Negli ultimi giorni però le temperature sono salite a valori oltremodo miti. Ieri, mercoledì 28 marzo, la temperatura massima nella storica stazione dell’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e dell’Ambiente dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia nel Palazzo Ducale di Modena ha raggiunto i 23.3°C, avvicinandosi ai record storici giornalieri di marzo, il cui giorno più caldo resta quello registrato il 21 marzo 2001 con 25.8°C.

Come al solito ancora più mite la temperatura al Campus di Ingegneria di via Vignolese, nella periferia cittadina, con 25.1°C. “Siamo – avverte l’esperto Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico universitario di Modena – su temperature comunque assurde per marzo, di ben 10°C sopra le medie stagionali, tipiche di maggio inoltrato o quasi inizio giugno. Fenomeni simili si sono verificati non solo a Modena e nel centro-nord Italia, ma anche per esempio in Scozia, con temperature di oltre 22°C e negli Stati Uniti, dove dicono i colleghi del NWS sono da riscrivere i libri dei record”.

Gli esperti dell’Osservatorio Geofisico universitario, tuttavia, concentrano l’attenzione sul fatto che, dopo il gelo certo inusuale ma non da record di febbraio, emerga già oggi un vero record di segno opposto. “Da 180 anni – attacca Luca Lombroso – non si registrava un mese di marzo così caldo e nel contempo da altrettanto non si osservavano 12 mesi così poco piovosi, o sarebbe meglio dire <siccitosi>”.

Più nel dettaglio, a Modena presso l’Osservatorio Geofisico di piazza Roma la temperatura media del mese di marzo è stata finora di 13.7°C, anche se correlandolo coi valori prevedibili per le prossime giornate si potrebbe arrivare perfino sfiorare i 14°C, polverizzando in questo modo il precedente record storico. Il precedente “marzo più caldo” come al solito non è molto distante nel tempo e risale al 1997 con una temperatura media mensile di 12.6°C. Notevole anche come sia cambiata, naturalmente aumentando, anche la temperatura media di riferimento climatica, ovvero su trent’anni: nel periodo 1961-1990 per marzo mediamente avevamo avuto temperature medie di 8.8°C, passati a 9.3°C se consideriamo invece il periodo 1971-2000, fino ad arrivare a 9.7°C per il trentennio 1981-2010.

Negli ultimi 10 anni si sono registrati altri mesi di marzo miti, come nel 2001, 2002 ed in misura minore nel 2007 e 2009 e così la media più recente, sugli ultimi 10 anni, è risalita fino a 10.5°C. “Si tratta comunque – avverte Luca Lombroso – di un periodo troppo breve secondo la definizione classica di clima per prenderlo a riferimento nelle analisi statistiche, ma può essere sintomatico di una <patologia da global warming> che inevitabilmente si ripercuote anche su Modena e Reggio Emilia e che si caratterizza per gli eventi estremi che sono ormai una consuetudine con cui fare i conti”.

Oltre alle temperature, un altro fenomeno che ha suscitato interrese e curiosità fra gli esperti di meteorologia riguarda le scarse piogge con la conseguente prolungata siccità “meteorologica”. Marzo 2012 chiude pressoché a secco, con soli 4.3 mm a Modena. Ma la vera singolarità è che negli ultimi 12 mesi, da aprile 2011 a marzo 2012, sono caduti soli 321.4 mm, minimo storico sul periodo citato.

“La siccità – spiega Luca Lombroso – è un fenomeno subdolo, in quanto non ha, a differenza di una alluvione, una fine e un principio ben definibili. D’altra parte, la precipitazione nevosa cui abbiamo assistito è stata intensa, ma era neve asciutta, con uno scarso <equivalente in acqua>, ed è arrivata dopo mesi avari di precipitazioni e poi se ne è andata fin troppo in fretta, con scarso beneficio per le falde e per i fiumi, prossimi al minimo vitale. Per la cronaca, le ultime vere piogge battenti a Modena risalgono allo scorso 26-27 ottobre, ma pure quelle arrivarono dopo mesi secchi e siccitosi e benché non siano poi mancate le perturbazioni, neve a parte, le piogge sono state, in realtà e dati alla mano, appunto scarse”.

Previsioni. Il caldo di questi giorni proseguirà fino a sabato 31 marzo, forse con la tipica “fiammata finale” in caso di fohn appenninico, con temperature che potrebbero superare anche i 26-27°C. Nuovi record in vista? “Al solito – dice Luca Lombroso – i record sono difficili da prevedere ma ormai nulla mi sorprende con i cambiamenti climatici in corso. I trenta gradi in marzo? Per ora direi proprio di no, o almeno spero. In futuro tutto potrà succedere”.

Poi, domenica 1 aprile arriveranno vere e proprie “nubi fantozziane”: poca pioggia, ma a macchia di leopardo e improvvisa e non certo tali da porre fine alla siccità che, oltre a Modena, interessa anche l’Emilia Romagna e altre regioni. “Consoliamoci – continua Luca Lombroso – con una relativa rinfrescata che peraltro faticherà a riportare le temperature nella media. E verso Pasqua? Troppo presto per sbilanciarsi sulle previsioni, ma se arrivassero le piogge e qualche speranza c’è, diamole comunque il benvenuto! Ora la pioggia non sarebbe <maltempo>, ma un miglioramento della situazione”.

Questi eventi estremi a ripetizione sono un segnale che il clima è fuori controllo ed è troppo tardi per fermare il global warming? “I cambiamenti climatici – conclude la sua analisi Luca Lombroso – sono effettivamente già qui. Stiamo letteralmente riscrivendo i <libri dei record> anche a Modena, ma non è mai troppo tardi per agire. Del resto il monito non viene solo dal mondo scientifico: oltre che dagli ambientalisti il monito arriva anche da autorevoli organizzazioni internazionali economiche. Un recente rapporto OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, titolava eloquentemente <Prospettive ambientali per il 2050: le conseguenze dell’inazione>”.