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Castelnovo di Sotto a Fotografia Europea

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Prende il via a Reggio Emilia la settima edizione di Fotografia Europea, che quest’anno ha come tema conduttore la Vita Comune. La città verrà invasa da migliaia di immagini che tentano di cogliere e rappresentare, nei suoi molteplici aspetti, attimi del vivere con gli altri e il senso sociale e politico del partecipare ad una comunità o, per contro, dell’esserne esclusi.

Protagonista è dunque l’uomo nel suo fare comunità e fare cultura. Il paesaggio, lungi dall’essere qualcosa di dato, è esattamente questo: il luogo identitario di una comunità, fatto dalle persone e in cui le persone si identificano.

Castelnovo di Sotto e la sua amministrazione hanno voluto guardare a se stessi a partire dai dati materiali, da ciò che il paesaggio, quale portato della cultura in un determinato ambiente, esprime. Il tempo, le convenzioni, il carattere dei suoi abitanti sono ciò che ha impresso al luogo la sua attuale fisionomia. Quello di Castelnovo di Sotto, uno tra i tanti paesi della Bassa, non è né un paesaggio “degradato”, né un paesaggio “eccezionale”, ma un semplice paesaggio “del quotidiano” come ce ne sono tanti. Un paesaggio, dunque, Normale. Un paesaggio ormai talmente scontato, comune, divenuto tutt’uno con chi lo vive, che serviva la fotografia a svelarlo.

Il lavoro dell’amministrazione

Il Comune di Castelnovo di Sotto ha elaborato un piano per lo sviluppo sostenibile del territorio che rappresenta un aspetto fondamentale del lavoro politico dei prossimi anni. Su questo progetto si vogliono coinvolgere al massimo i cittadini, nel tentativo di incrementare la consapevolezza rispetto al proprio ambiente, paesaggio e territorio, alla loro storia e al loro presente.

Per raggiungere questo obiettivo, si è cercato un metodo di lavoro nuovo e una prospettiva esterna alla nostra realtà, uno sguardo che Castelnovo di Sotto percepisca come innovativo e particolare, uno sguardo che non rischi di cadere in una sorta di vicolo cieco a causa di abitudine e quotidianità. Abbiamo chiesto all’artista tedesco Kai-Uwe Schulte-Bunert di registrare le sue impressioni della nostra realtà nelle sue fotografie. Vivendo da 15 anni dalle nostre parti, Schulte-Bunert rappresenta un punto di vista che mischia familiarità ed estraneità, il punto di vista di chi viene da lontano e possiede uno sguardo distanziato ma contemporaneamente consapevole e analitico. Negli ultimi anni ha realizzato diversi lavori che indagano i nostri paesaggi e luoghi.

Per un periodo di circa 2 anni il fotografo è ritornato ciclicamente più volte a Castelnovo di Sotto, tanto che ormai nessun un angolo del nostro paese è rimasto escluso dal suo obiettivo. Nelle sue fotografie Schulte-Bunert si limita ai soli luoghi pubblici, quelli cioè che possono essere visti da tutti in qualsiasi momento. In questo senso egli aderisce perfettamente alla nostra idea di un luogo completamente aperto, dove tutti i cittadini sono invitati a co-progettare e ad assumersi la responsabilità di farlo.

Le fotografie

La normalità, ciò che non si distingue, che non cattura l’attenzione, su cui lo sguardo non si posa. Il consueto, l’ordinario, l’usuale, ciò che apparentemente non ha uno stile proprio e spiccato, che non è caratterizzato da eventi eccezionali: sono i temi su cui indugia la camera di Kai-Uwe Schulte-Bunert. Il suo sguardo cerca di comporre con gli elementi disomogenei e dislocati con una certa casualità sul territorio di uno dei tanti paesi di questa anonima (dal punto di vista paesaggistico) fascia mediana della Pianura Padana, immagini che non evocano altro se non normalità. Una normalità ancora più implacabile perché senza sfondo. Non i monti, non le acque, non l’arte. Solo il quotidiano funzionare ha fornito il suo aspetto alle cose. Disegnati su una tela neutra, su sfondo incolore, quali sono spesso i cieli da queste parti e come bene sa raccontare la fotografia di Kai-Uwe Schulte-Bunert, gli elementi della campagna, così come quelli dell’abitato, si mescolano in una sorta di “non-paesaggio” che, ancora più del non-luogo urbano, è qui frutto di una commistione di intenzioni singole, spesso disorganizzate, isolate, irriflesse e di una stratificazione di epoche ognuna delle quali lascia la propria traccia – si tratti di un’arcaica linea di confine, di un vecchio filare di olmi, di una statua in gesso da giardino, di una tapparella di plastica verde.

In questo paese come un altro il benessere è diffuso. Ogni suo cittadino si è costruito negli anni una propria casa unifamiliare, cinta da siepi e inferriate – spesso simili tra loro – a segnare il limite del privato. Ogni giardino domestico, sia pure di ridottissime dimensioni, riflette attraverso segni minimi e ordinati l’immagine di un desiderio o di un idillio individuale. Idillio che si ritrova, in una dimensione pubblica, riflesso all’ameno laghetto artificiale campestre in cui pescano e inseguono una pace innaturale gli uomini del paese. Se mai vi fosse una relazione tra ordine e ordinario, la troveremmo in uno di questi giardini domestici o laghetti da pesca.

Attraverso il semplice gesto dell’inquadrare, la fotografia impone un proprio ordine e opera immancabilmente un sezionamento della realtà, permettendo però all’osservatore di vedere come se fosse la prima volta ciò che spesso gli sfugge perché immerso in un contesto quotidiano e in una quantità di relazioni, intenzioni e flussi ambientali in cui è difficile non lasciarsi trascinare. La fotografia rappresenta così una sorta di sintassi minima che consente in questo caso di dare un’immagine e uno stile alla normalità che abbiamo sotto gli occhi e che quasi per un inganno ottico non riusciamo a vedere.

Attraverso la fotografia fornire un ordine al paesaggio ordinario e di conseguenza, a partire dallo sfondo grigio della vita quotidiana, creare immagini che alludono a proiezioni individuali è un risultato collaterale di questo lavoro sulla piccola comunità di Castelnovo di Sotto.

Il progetto è stato promosso dal Comune di Castelnovo di Sotto e realizzato grazie al sostegno di Coopsette. Si ringrazia Boorea per il contributo alla realizzazione della mostra a Reggio Emilia.