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Ieri a FestaReggio l’incontro tra i sindaci Delrio, Pizzarotti, Dosi; la presentazione del quaderno curato da Enzo Ciconte sulla mafia al nord

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Tanti dubbi sull’allargamento di Iren, e una questione aperta come l’inceneritore di Parma. Sono alcuni dei tanti spunti emersi durante l’incontro “Il ruolo delle multiutility nel futuro dei servizi pubblici locali” andato in scena a FestaReggio l’11 settembre, con protagonisti i tre sindaci Graziano Delrio (Pd, Reggio Emilia), Paolo Dosi (Pd, Piacenza) e Federico Pizzarotti (MoVimento 5 Stelle, Parma), che hanno dialogato moderati da Davide Nitrosi, caposervizio del Carlino di Reggio Emilia, davanti ad un pubblico davvero folto. E vivace, tanto da discutere animatamente con Delrio quando si è parlato dell’ingresso in borsa di Iren.

Pizzarotti, sindaco grillino di Parma, è stato tirato in ballo anche per i contrasti interni ai 5 Stelle. «Voglio parlare di temi locali, non sono il paciere di Grillo e Favia. Il 22 settembre ospiteremo Grillo per la manifestazione sull’inceneritore. Chi ci sarà? Quando sono stato eletto sono arrivate tantissime persone da tutta la regione per festeggiare, sono sicuro che sarà così anche il 22».

Si è poi entrati sul tema centrale, le multi-utility, evoluzione delle vecchie municipalizzate per la gestione dell’acqua e dei rifiuti, ed in particolare di Iren, colosso che unisce l’Emilia occidentale a Torino e Genova, al centro del progetto del governo di creare una enorme multi-utility del Nord. Idea che non convince nessuno dei tre sindaci: «Io sarei molto molto prudente nel valutare un allargamento di Iren», ha spiegato Dosi. E Pizzarotti ha affermato che «questo allargamento non va bene, vorrei che fosse il comune a gestire a livello locale questi servizi». Ma Parma vuole uscire? «Non abbiamo detto che vogliamo uscire da Iren, ma che vogliamo mettere dei principi al centro, nel rapporto fra comune, cittadini e società che si occupa di rifiuti».

Ancora più netto Delrio; «se sull’energia ha senso allargarsi, per poter avere un impatto forte, sull’acqua e sui rifiuti non ha senso, una dimensione maggiormente locale è la migliore. E noi forse ci siamo già allargati troppo, sul versante dell’acqua»

Si è poi passati all’inceneritore di Parma, progetto quasi concluso a cui Pizzarotti è fortemente contrario. Ma, ha ammonito Delrio, «sottolineo che l’inceneritore di Parma esiste già, ed è stato un investimento molto forte per Iren. E io, come socio di Iren, mi chiederei perché ci sia una perdita dei ricavi, a causa di questo stop». Delrio ha proseguito ricordando che «i comuni rimangono anche prima e dopo i mandati dei sindaci. Se fosse stato per me avrei fatto un solo ponte di Calatrava, ma bloccando tutto avrei sprecato soldi pubblici e quindi ho cercato di concludere al meglio il progetto». Il riferimento è alla posizione di Pizzarotti che va contro quanto già deciso dalle diverse decine di comuni della sua provincia.

Altro tema caldo, la quotazione in borsa di Iren. «E’ stata una scelta democratica. Ed ha portato utili per il Comune e quindi per i cittadini», ha detto Delrio. Stessa lunghezza d’onda per Dosi: «sono d’accordo con entrata in borsa, dobbiamo governare il presente e assumerci responsabilità. Ed i benefici poi ricadono su tutti i cittadini».

Infine, il tema dell’acqua, su cui Pizzarotti ha detto: «ci stiamo guardando intorno, per non aggiungere altro. Stiamo valutando lo statuto e il regolamento comunale, che dovranno essere cambiati, e vogliamo valutare bene la scelta».

Enzo Ciconte: “Al nord c’è la ‘Ndrangheta e anche gli ‘ndranghetisti”

“La ‘ndrangheta esiste ed è arrivata anche al Nord, ma il livello di penetrazione in Emilia-Romagna risulta diverso rispetto a quello di altre regioni come la Lombardia ed il Piemonte per una funzione di presidio sociale svolta da cittadini, politica ed istituzioni. Basti pensare a quanto accadde a Bologna, quando il sindaco Renzo Imbeni accettò di risolvere un contratto d’appalto, con relative penali, pur di non fare entrare una ditta in odor di mafia, che aveva vinto una gara. Però non accetto la tesi, portata avanti anche da taluni esponenti delle autorità giudiziarie, secondo la quale a Reggio Emilia ci sono gli ‘ndranghetisti e non la ‘ndrangheta”.

E’ il pensiero di Enzo Ciconte, docente universitario, tra i massimi esperti di fenomeni mafiosi in Italia, che ha presentato a Festa Reggio il quaderno di Città sicure “I raggruppamenti mafiosi in Emilia-Romagna”, un’analisi a tutto campo della penetrazione delle mafie nella nostra regione. Con lui, sul palco, l’assessore a Sicurezza e Coesione sociale del Comune di Reggio Emilia, Franco Corradini, e Annalisa Duri di Libera.

“La prima volta che sono venuto da queste parti, una quindicina di anni fa, sono stato accolto con una certa ostilità, perché si pensava fossero cose che accadevano altrove o che fossero cose che riguardassero soltanto i meridionali. Ora, invece, la situazione non è più la stessa: c’è interesse, e si riesce a comprendere come le organizzazioni mafiose abbiano cercato di ramificarsi anche in questa Regione, attraverso attività commerciali, traffico di droga, e giro di soldi. La popolazione di Cutro è vittima della situazione”, ha rammentato Ciconte.

Corradini ha sottolineato l’azione svolta dal Comune di Reggio Emilia, in sinergia anche con un ramificato tessuto associativo, contro le mafie. In particolare, ha ricordato il portale nel quale vengono indicati tutti i subappalti autorizzati dall’Amministrazione, soggetti ad informativa antimafia e non più alla sola certificazione della Camera di commercio, il protocollo d’intesa con la Prefettura per la verifica delle informazioni antimafia relative ad appalti anche “sotto soglia comunitaria” in particolari tipologie considerate a rischio, e la novità rappresentata dalla richiesta di certificazione antimafia anche per le imprese esecutrici di lavori privati in edilizia di importo superiore a 70mila euro.

Giacobazzi, il successo a Festareggio

L’Arena Spettacoli di Festareggio, stracolma di pubblico, si tinge di comicità con Andrea Di Marco, Giorgio Verduci e Giuseppe Giacobazzi.

Apre lo spettacolo Andrea Di Marco, che rivisita a modo suo canzoni di artisti italiani come Lucio Dalla, Claudio Baglioni e Vasco Rossi, proponendo un collage tra pezzi e riassunti di brani. Di Marco annuncia poi “la benedizione spirituale di Padre Donovan” e sale sul palco Giorgio Verduci che, nei panni del padre spirituale, recita parodie di pezzi di Vangeli e scende in mezzo al pubblico per una interazione continua. Il comico poi inscena il personaggio dell’uomo arrabbiato con la mazza da baseball in mano e “minaccia” le figure che nella vita di tutti i giorni sono spesso causa di imprevisti e di nervosismo.

È il turno dell’attesissimo Giuseppe Giacobazzi che non perde occasione per salutare e ringraziare l’arena gremita. Si rivolge al pubblico e fa notare l’importanza dei telegiornali: ci informano sulla politica del paese, sull’ “invidiabile” vita privata di alcuni politici, i quali ad un certo punto hanno deciso di farsi da parte per “fare largo ai giovani” ed arriva il governo tecnico. Il comico fa poi un excursus di altri modi di fare informazione – pubblicità, un modo che cambia nel corso degli anni e che al giorno d’oggi è in grado di inventare nemici battibili solo con il prodotto pubblicizzato; la pubblicità è anche in grado anche di far cambiare la società che ci vuole tutti “giovani, in forma e tecnologici”. Ma bisogna riconoscere i propri limiti, non bisogna mettersi in competizione con le nuove generazioni e non bisogna far troppo affidamento alla chirurgia estetica, per evitare almeno di essere impossibilitati nel muoversi!

La sottile ironia del comico romagnolo piacevolmente collegata con la vita di tutti i giorni, ha fatto dell’arena spettacoli di Festareggio un teatro di allegria.