Sono tre gli Istituti comprensivi che prenderanno il via il prossimo anno scolastico a Modena: il primo unirà le scuole medie Cavour e le elementari Giovanni XXIII, il secondo le medie Calvino e le primarie Galilei e infine nel terzo confluiranno le medie Carducci, le primarie Rodari e le medie Sola di San Damaso. Il Consiglio comunale di Modena, nella seduta di lunedì 26 novembre, ha approvato la delibera, emendata dai consiglieri Gian Carlo Pellacani del Pdl e Luigi Alberto Pini del Pd, che modifica la riorganizzazione della rete delle istituzioni scolastiche in Istituti comprensivi approvata lo scorso anno dall’Aula.
Ha votato a favore il Pd; contrari Modena Futura e Modena5stelle-beppegrillo.it, mentre si sono astenuti Pdl, Sinistra per Modena e Udc. L’emendamento, passato con i voti favorevoli anche di Pdl e Udc, evidenzia che “il Comune riconosce la particolare efficacia del modello verticale degli istituti comprensivi in relazione all’integrazione delle diverse competenze professionali e della continuità didattica ed educativa al fine di ottenere un percorso scolastico unitario e organico”.
A richiedere la riorganizzazione delle dirigenze scolastiche, funzionale a un risparmio economico, era stata una legge nazionale del 2011 che stabiliva anche penali economiche e perdita dell’autonomia per le scuole che non si fossero adeguate alle disposizioni. Nel giugno di quest’anno, però, una sentenza della Corte costituzionale ha accolto i ricorsi presentati da diverse Regioni, tra cui l’Emilia-Romagna, in ragione del fatto che la riorganizzazione scolastica rientra tra i compiti della Regione e non dello Stato. Lo ha spiegato l’assessore all’Istruzione Adriana Querzè che ha anche chiarito come l’Emilia-Romagna abbia nel frattempo chiesto di avviare la riorganizzazione verticale, pur essendo decaduto l’obbligo di partire in modo generalizzato con gli istituti comprensivi. Da qui la decisione dell’Amministrazione modenese “di procedere gradualmente e senza forzature”.
L’assessore ha quindi aggiunto che “se con la manovra della scorso anno, si sarebbe passati da 13 a 11 presidenze, con quella attuale ne rimarrebbero 12, numero ottimale per la città che ha circa 12 mila alunni tra scuole d’infanzia, elementari e medie”. Resta la nota dolente legata appunto alle materne: “Solo il 18 per cento dei bimbi frequentano le 11 scuole d’infanzia statali, che sono però le uniche a poter rientrare negli Istituti comprensivi; il restante 82 per cento frequenta scuole comunali, convenzionate e convenzionate Fism. Da qui la sollecitazione dell’Anci affinché il Miur si impegni in un progetto di rilancio delle scuole d’infanzia statali. Altre osservazioni riguardano la conformazione della rete scolastica modenese che rende complessa la riorganizzazione in Istituti comprensivi: le scuole primarie a Modena sono 27 e con dimensioni diverse, vanno da un minimo di 94 alunni a un massimo di 490, di contro le medie sono solo dieci ma variano da due a nove corsi. “Rischierebbe quindi di venire a mancare, come evidenziato nel piano della programmazione dell’offerta territoriale approvato lo scorso anno, la corrispondenza tra numero di classi in uscita alle primarie e in entrata alle secondarie di primo grado. Ecco perché tra gli obiettivi della Programmazione che entrerà in vigore nei prossimi anni c’è innanzitutto “l’orientamento del sistema scolastico verso gli Istituti comprensivi in una logica di continuità effettiva, evitando un’aggregazione di scuole generalizzata che comporterebbe rischi sul piano organizzativo e didattico”.
L’AULA DIBATTE A LUNGO SUGLI ISTITUTI COMPRENSIVI
Un lungo dibattito ha accompagnato in Consiglio comunale l’approvazione della delibera sulla riorganizzazione della rete delle istituzioni scolastiche che pone le basi per tre Istituti comprensivi (a favore il Pd; contrari Modena Futura e Modena5stelle-beppegrillo.it; astenuti Pdl, Sinistra per Modena e Udc).
Per il Pdl, Gian Carlo Pellacani ha sottolineato come “Modena proceda lentamente rispetto al resto del Paese nella riorganizzazione in istituti comprensivi. Forse – ha ipotizzato – il maggior ostacolo è rappresentato dalle diffidenze del personale o da un’eccessiva prudenza della politica, ma l’Amministrazione deve cercare di fornire gli stimoli che possono fare della scuola un motore di sviluppo”. Secondo il capogruppo Adolfo Morandi il percorso verso gli istituti comprensivi è “condivisibile e inevitabile; si tratta di interventi necessari alla società civile. Il percorso formativo delle diverse scuole è ben preciso – ha aggiunto – e si differenzia a seconda del livello che deve affrontare l’alunno, anche se l’istituto è comprensivo”.
Per Sandra Poppi di Modena5stelle-beppegrillo.it la proposta ha alcuni punti deboli, a partire dalla riduzione di spesa, “perché il risparmio nelle spese scolastiche è sempre preoccupante”, ha affermato. “Anche tra i pareri dati dalle scuole ci sono perplessità ed è mancato il modo o il tempo per il confronto con insegnanti, alunni e genitori, quindi è mancato il valore della territorialità e della mobilità”.
Per il Pd, Elisa Sala ha evidenziato come “il provvedimento possa portare a una semplificazione burocratica per le famiglie nei percorsi di iscrizione. La collaborazione fattiva tra istituti inoltre potrebbe arricchire la programmazione scolastica ed extrascolastica”, ha aggiunto sottolineando la necessità che “anche percorsi stradali e pedonali, mense, palestre, spazi verdi e biblioteche scolastiche vengano adeguati a questa nuova organizzazione”. Secondo William Garagnani “con la delibera avremo tre nuove scuole e offriremo un servizio migliore all’utenza. Va dato merito all’Amministrazione di star affrontando con gradualità un provvedimento di legge che avrebbe potuto generare mostri”. Il consigliere ha inoltre osservato che “occorrono investimenti sull’istruzione per poter introdurre dei cambiamenti”.
Ingrid Caporioni è intervenuta annunciando la propria posizione a favore “come consigliera e come insegnante, perché l’assessore si è recata nelle scuole e c’è stata più volte la possibilità di confrontarci, di discutere e lavorare insieme sulla nuova gestione. Ci sarà un periodo di sperimentazione – ha aggiunto – per monitorare eventuali criticità che potrebbero emergere nell’affrontare l’anno di riorganizzazione scolastica”.
Federico Ricci di Sinistra per Modena ha dichiarato di non poter essere concorde fino in fondo: “La nostra non è riluttanza ad accettare il nuovo, è che quando il nuovo va a scapito dei lavoratori e della qualità lo riteniamo vecchio e ritrito”. Per il consigliere “ci sono delle forzature: si poteva parlare con le associazioni sindacali che rappresentano la scuola, inoltre alcuni circoli hanno espresso parere negativo. Non era necessario deliberare in questo modo”.