Stiamo imparando a convivere con situazioni completamente nuove e a volte anche inattese. La crisi ci ha ormai abituato a quasi tutto. L’acquisizione americana dello storico brand Marazzi rappresenta una ulteriore evoluzione del nostro distretto.
Una evoluzione che in realtà è permanente e che si alterna a periodi di relativa stabilità. Di questa evoluzione spesso però non riusciamo a renderci conto. Eppure i cambiamenti tecnologici, estetici, di concentrazioni societarie, di internazionalizzazione fino a quelli generazionali hanno già cambiato radicalmente il distretto. Certamente questi cambiamenti non sono ancora finiti e dovremmo prepararci ad ulteriori e profonde trasformazioni.
Come dovremmo interpretare questa ” inattesa” trasformazione societaria della Marazzi?
Innanzitutto come un processo di internazionalizzazione a due vie, cioè non solo dall’Italia verso l’estero ma anche dall’estero verso l’Italia. E dovremmo anche avere il coraggio di interpretarla positivamente. Per alcuni motivi molto semplici.
Ad esempio perché è il riconoscimento di una storia imprenditoriale di successo che ha accumulato valore nel tempo. Un caso di Made in Italy riconosciuto ed apprezzato. Ma è anche il riconoscimento ad un territorio chiamato comunemente distretto che può avere ancora un potenziale di business.
Pretendere di avere aprioristicamente garanzie di futuro dalla nuova proprietà è anacronistico. Perché garanzie non ne avrebbe potuto dare nemmeno la Marazzi con il precedente assetto societario. Occorre a nostro avviso ridefinire il quadro di riferimento e lo scenario. E sarebbe limitativo, al limite della scorrettezza, pretendere senso di responsabilità solo da una parte.
Oggi il senso di responsabilità è richiesto a tutti, ad iniziare dalla politica. Noi politici non siamo facili a stupire per lungimiranza, eppure oggi è questa una delle cose che ci vengono richieste. Il destino del nostro distretto dipende anche dalle condizioni che noi riusciamo a creare perché possa avere un futuro.
Diffidare dei cambiamenti dimostra l’incapacità di accettarli. Anche perché i cambiamenti possono avvenire indipendentemente dalla nostra volontà. Il problema vero è quello di provare a gestirli ed accompagnarli, nell’interesse primario di un territorio e di una comunità che ha saputo creare nel tempo qualcosa di unico.
Il caso della Marazzi ci pone oggi di fronte ad una sfida che va oltre il caso specifico. Dipende anche da noi politici accettarla e saperla trasformare in opportunità.
Il coordinatore del Forum Distrettuale Economia e Lavoro
Gregorio Schenetti