Il pronunciamento della prima sezione civile della Corte di Cassazione che ha dato il via libera all’affido di un bambino ad una coppia formata da due donne in quanto e cito testualmente “è da dimostrare la dannosità di quel contesto famigliare”, sulle prime ci ha lasciato strabiliati. Successivamente abbiamo lasciato il posto ad una più serena meditazione.
Siamo convinti da sempre che in un qualsiasi rapporto, in presenza di un elemento forte ed uno debole, quest’ultimo debba essere sempre tutelato a qualsiasi livello e principalmente a livello giuridico e giudiziale. Questo semplice assioma è tanto più vero quando a confronto si scontrano gli interessi di un adulto e quelli di un bambino.
Gli adulti hanno e devono avere risorse per fronteggiare le situazioni più disparate alle quali la vita li sottopone, altrimenti sono degli eterni Peter Pan e come tali, non devono essere tutelati e spalleggiati dalla società civile, se tale vuole essere considerata.
Il minore, in quanto tale, non ha alcuna barriera per proteggersi dalle forme più diverse di violenza, sia essa fisica o psicologica o affettiva. Il suo è ancora un percorso di formazione che non dovrebbe essere intralciato da nessun elemento che ne comprometta l’equilibrio.
L’egoismo, l’egocentrismo tipiche dell’età infantile dovrebbero essere superate e controllate in una persona che si vuole definire adulta e maggiorenne.
Questi elementi connaturati alla natura umana, portano a vedere se stessi ed i propri bisogni in un’ottica assolutista, dove l’altro è funzionale solamente ai bisogni che si vogliono soddisfare.
E’ altrettanto vero che la necessità di procreare, di perpetrare parte di sé in un altro essere è un’altra forza ancestrale, presente negli essere viventi ed a maggior ragione nella specie umana.
Ma.
Naturalmente esistono delle condizioni che devono essere rispettate, se vogliamo definirci umani ed elevarci al di sopra della specie animale: la generosità, l’altruismo, il ricercare l’opportunità e la scelta migliore per coloro che ci sono a fianco, specialmente se diciamo che li amiamo, specialmente se questi sono “nostri figli”.
E’ innegabile che gli esseri umani si dividono in elementi femminili e maschili.
E’ altrettanto innegabile che la conoscenza di elementi e comportamenti diversi arricchisce chi può beneficarne.
Perché allora privare un minore, che ha tutti i diritti di nascere e crescere in un ambiente il più ricco e completo, soprattutto dal punto di vista sentimentale, di conoscere le due identità maschile e femminile che compongono la realtà vivente in natura?
Perché continuare nella devastante strada di pensare che ogni desiderio egoistico può e deve essere soddisfatto ed in questo caso anche tutelato dalla magistratura?
Perché non riportare l’egoismo imperante nell’alveo più consono e civile di una limitazione di se stessi a favore di chi ci sta accanto?
(Mauro Sorbi, Consigliere Provinciale – Presidente Gruppo Provinciale UDC)