Dopo il grande successo di pubblico nella stagione 2011-2012 arriva anche al teatro Dadà di Castelfranco Emilia (mercoledì 13 febbraio 2013 ore 21.00 ) ‘Servo di scena’ – uno dei più celebri testi teatrali del sudafricano Ronald Harwood che nel 1983 curò anche l’adattamento cinematografico dell’omonimo film culto di Peter Yates, interpretato da Albert Finney (premiato al Festival di Berlino) e da Tom Courtenay (cinque candidature agli Oscar) – con Franco Branciaroli e con Tommaso Cardarelli, Lisa Galantini, Melania Giglio, Daniele Griggio, Giorgio Lanza, Valentina Violo.
Si tratta di un appassionato omaggio al teatro ed alla sua gente, nonché perfetta ricostruzione d’epoca che fa da cornice agli ultimi successi di un grande attore, ormai al tramonto, il quale deve la sua sopravvivenza alle cure e alle attenzioni costanti del suo umile servo di scena
Scritta in un linguaggio affascinante, tipico dello stile della commedia inglese, affronta con tono ironico le rocambolesche vicende di Sir (interpretato da un grande Franco Branciaroli), attore giunto ormai al tramonto della sua carriera e di una precaria compagnia di provincia, che si dipanano tra camerini e palcoscenico, quale sublime metafora della vita del teatro di ogni tempo
Oltre che un grandissimo omaggio a Shakespeare e all’Inghilterra, il testo costituisce soprattutto un inno al teatro, alla sua capacità di resistere in tempi difficili e alla sua insostituibilità.
È nella figura del servo di Sir, Norman, che trapela la ragione profonda della sua forza: il teatro è invincibile perché non ha padroni, non cerca ricompense, è invincibile perché la ragione profonda della sua esistenza sta nella sua gratuità e proprio per questo sa pronunciare le parole più importanti e profonde con estrema ironia.
Così la storia: è il 1940, pur devastata dai bombardamenti nazisti, Londra riesce a conservare l’aplomb che l’ha sempre contraddistinta. Come racconta Evelyn Waugh, il grande testimone di quegli anni, la vita procede meglio che può: pub e ristoranti restano aperti finché una bomba non li distrugge, i circoli e i club non variano nemmeno gli orari di apertura e di chiusura.
Anche il teatro continua a vivere a dispetto della stupidità che sembra sul punto di conquistare il mondo. E Shakespeare diviene non solo poeta di un intero popolo, ma anche il suo profeta, e il teatro il suo tempio
Sir, attore shakespeariano un tempo osannato da folla e critica che, colpito da un malore proprio alla vigilia del debutto di Re Lear, sembra sul punto di dare forfait: sarebbe la prima volta nella sua onorata, lunghissima carriera. Non solo Sir ha dimenticato quasi tutte le battute del testo, ma ha dimenticato perfino quale testo dev’essere rappresentato. Comincia a vestirsi da Otello, poi si mette a recitare il Macbeth. Un susseguirsi di numerosi ed esilaranti colpi di scena che termineranno con l’ultimo malore di Sir: assistito dal fedele Norman, Sir gli consegna la propria autobiografia, una specie di testamento spirituale in cui ringrazia tutti i membri della sua compagnia, lodandoli uno per uno, dal primo all’ultimo, tranne – guarda caso – proprio il suo servo di scena…