La fabbrica storica della cooperazione vitivinicola modenese sta per essere chiusa dal nuovo gruppo dirigente sorto dall’unificazione con Cantine Riunite di Reggio e Cavicchioli di San Prospero, e alla politica modenese non gliene frega niente! Sono forse chiusi nel fortilizio della casta? Stanno pensando ad altro?
Proviamo noi a riepilogare gli avvenimenti:
Nonostante gli ultimi bilanci siano stati estremamente positivi permettendo una remunerazione delle uve nettamente superiore a quella delle cantine sociali, la direzione aziendale decide la chiusura dello stabilimento, dichiara 28 esuberi e lo spostamento degli altri lavoratori a Campegine e San Prospero
I lavoratori entrano in agitazione e ottengono come risultato il silenzio assoluto del Sindaco e della giunta modenese e l’iniziativa del consigliere provinciale volta solo a riaprire il tavolo delle trattative
Dopo lunghi mesi l’unico risultato conseguito è un leggero incremento degli occupati su San Prospero ma resta la chiusura di Modena e i licenziamenti mascherati di chi non potrà sobbarcarsi 150 chilometri al giorno per uno straccio di posto di lavoro
A questo punto i lavoratori votano la ripresa della trattativa perchè sfiduciati dalla solitudine che il mondo politico ha creato intorno a loro.
Alcune domande alla città a questo punto le facciamo noi:
Perchè un’azienda, per giunta cooperativa, che fa utili deve chiudere una fabbrica e ridurre l’occupazione? Non vi sembra che qualche pioniere della cooperazione modenese potrebbe rivoltarsi nella tomba?
Perchè la politica locale non ha fatto uno straccio di comunicato pubblico su questa vicenda fregandosene altamente della condizione di decine di lavoratrici e lavoratori?
Cosa ne pensano i cittadini e gli amministratori modenesi di un’area enorme come quella del CIV, a ridosso della tangenziale, che rimarrà vuota per anni (e chi se la compra oggi?) con evidenti problemi di degrado urbano per un quartiere (la Sacca) già abbastanza provato?
A nessuno interessa nel disastro occupazionale dovuto alla crisi e accentuato in maniera drammatica dal terremoto, che un’azienda che non è in crisi chiuda? Non vi sembra immorale che molte lavoratrici siano costrette a licenziarsi perchè la distanza del trasferimento non è compatibile con la gestione familiare?
A Sindaco, Presidente di Provincia e a tutti i rispettabili uomini politici che sono a guardia dello sfacelo della manifattura modenese poniamo una semplice domanda: non ve ne frega proprio niente che il secondo gruppo europeo e settimo mondiale del vino con una forte caratterizzazione territoriale cancelli la città di Modena dalla mappa della produzione di lambrusco ?
Noi rispettiamo le scelte di lavoratori e lavoratrici, e capiamo che la trattativa è stata vista da molti come l’unica strada possibile. Crediamo però anche che a volte, in condizioni anche peggiori di partenza, le lotte abbiano cambiato una storia che sembrava già segnata, pensiamo per es. ai facchini dell’Ikea.
Le forze politiche presenti in Consiglio comunale si erano impegnate a sostenere la vertenza dei lavoratori, e dato che ad oggi nulla è stato fatto diciamo semplicemente di vergognarsi.
Noi siamo dalla parte di lavoratrici e lavoratori!
(Stefano Lugli, Segretario Prc Federazione Modena)