Un altro anno iniziato in salita. Alla data del 31 marzo 2013 le imprese registrate in Emilia-Romagna erano 468.705. Complessivamente sono 4.144 in meno (-0,9 per cento) rispetto alla fine del trimestre precedente. Mai era stata registrata una tale diminuzione.
In Italia la flessione è stata meno ampia -0,4 per cento Nel trimestre trascorso le iscrizioni (9.576) sono leggermente diminuite rispetto al primo trimestre dello scorso anno, avvicinandosi al minimo del 2009, mentre le cessazioni (13.596) sono rimaste sostanzialmente stazionarie su livelli molto elevati. Il tasso di natalità del trimestre è pari al 2,0 per cento, ma quello di mortalità è stato del 2,9 per cento.
E’ questo il quadro che emerge da una elaborazione di Unioncamere Emilia-Romagna dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio.
Il dato delle imprese attive rende meglio l’effettiva capacità operativa della base imprenditoriale. La crisi ha determinato la più ampia riduzione delle imprese mai sperimentata: a fine marzo le attive erano 419.880, nei primi tre mesi dell’anno ne sono andate perdute 4.333 (-1,0 per cento).
I settori di attività economica che hanno subito le contrazioni più rilevanti sono quelli delle costruzioni (-1.420 unità, -1,9 per cento), dell’agricoltura, silvicoltura e pesca (-1.339 unità, -2,0 per cento), l’insieme del commercio all’ingrosso e al dettaglio e della riparazione di autoveicoli e motocicli (-739 unità, -0,8 per cento) e la manifattura (-587 unità, -1,2 per cento)
Sono le ditte individuali, strette tra crisi e mancato credito, ad avere subito il più pesante taglio dall’avvio della recessione (4.404 unità, -1,8 per cento). Risultano in flessione anche le società di persone (-505 unità, -0,8 per cento). Al contrario sono aumentate le imprese attive costituite come società di capitale, salite di 470 unità (+0,6 per cento) e quelle organizzate con altre forme societarie (+106 unità, pari ad un +1,1 per cento).
Commento
Gli andamenti osservati riflettono il protrarsi della crisi, la sua durezza e l’accentuazione congiunturale sperimentata con l’avvio del 2013.
La recessione elimina soprattutto le imprese delle costruzioni, accelera il declino di quelle agricole e preme con forza sulla manifattura. L’ampiezza della riduzione delle ditte individuali è un indicatore delle gravi difficoltà delle imprese meno strutturate, in particolare del blocco assoluto nell’accesso al credito. Rallenta la tendenza alla crescita delle società di capitali. Anche le imprese più strutturate, adatte a reggere la concorrenza internazionale, hanno difficoltà a sostenere la crisi e la non competitività del Paese.
L’evoluzione della struttura imprenditoriale tende a separare da un lato le imprese medio grandi strutturate, dall’altra sempre meno piccole imprese con possibilità di crescere.