Dall’inizio di quest’anno sono oltre 2.403 le denunce e le richieste di aiuto raccolte nei Centri anti-violenza in Emilia-Romagna. In tutto il Paese sono ormai 109 le donne uccise: qualcuno si ostina a chiamarli delitti passionali, ma l’amore non c’entra.
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la Regione Emilia-Romagna e l’Assemblea legislativa hanno promosso un convegno, proprio con il titolo ‘Ma l’amore non c’entra’, per un confronto sui diversi approcci al problema: dalle politiche regionali alla comunicazione sui media, dall’accoglienza alle donne vittime di violenza fino alle esperienze terapeutiche per uomini maltrattanti.
“Le cifre, in aumento di anno in anno- ha detto la presidente dell’Assemblea legislativa, Palma Costi, in apertura dei lavori – rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che è difficile da smantellare perché la violenza è trasversale, si annida in ogni contesto sociale, nelle menti di uomini di ogni estrazione, di ogni religione, di ogni convinzione politica”. Ed è il silenzio, ha proseguito Costi, “il maggior alleato della violenza contro le donne. Il silenzio e la solitudine”. Per questo “occorre che lo sforzo per combattere le violenze sia globale e collettivo; occorre investire anche nelle strutture sanitarie, nelle forze dell’ordine, nell’educazione scolastica, nel lavoro ad ampio spettro culturale nell’ottica dell’integrazione”. In conclusione, la presidente dell’Assemblea ha rivolto un abbraccio, “prima da donna poi da legislatrice”, a tutte coloro che hanno subito, o subiscono, qualunque tipo di violenza sia fisica che psicologica e ha annunciato che farà visita a Parma, dove è in cura, alla giovane avvocatessa di Pesaro, Lucia Annibale, sfregiata con l’acido. Quello di Lucia, che ha scelto di esibire il suo volto ancora con i segni della terribile aggressione, ha sottolineato la presidente – è “un esempio per tutte le donne vittime di violenza affinché non smettano di lottare e di tornare a credere in se stesse. Per questo, dopo averle scritto reputo doveroso, a nome dell’Assemblea legislativa, incontrarla”.
“Non si può pensare ad un cambiamento culturale e della società senza adeguate politiche di genere”, ha detto Roberta Mori, presidente della commissione regionale per la Promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini, preannunciando il progetto di legge quadro contro le discriminazioni di genere alla quale la stessa commissione sta lavorando e che sarà presentato entro fine anno. “Vogliamo– ha spiegato Mori– che la matrice legislativa sia positiva, per questo partiamo da un’idea di donna protagonista (e non vittima) che vuole rafforzare il proprio ruolo nella società”. Tra i principali temi affrontati dalla nuova disciplina ci saranno quelli della rappresentanza di genere nel sistema elettorale regionale e, per quanto possibile, nei consigli d’amministrazione delle società. Il testo tratterà poi delle politiche contro la violenza alle donne e per l’assistenza alle vittime, mettendo al centro l’azione dei Centri anti-violenza e dei diversi operatori che si trovano sul territorio. Un ulteriore aspetto della legge toccherà il diritto alla salute delle donne che dovrà trovare riscontro ed essere supportato da specifici protocolli medici che prevedano terapie tarate sulle peculiarità di genere.
Tra i diversi interventi, quello di Anna Cosenza, presidente del Corecom regionale Emilia-Romagna ha segnalato l’importanza di un corretto uso dei codici linguistici e comunicativi nel descrivere i fenomeni di violenza e le donne vittime di questo tipo di episodi, spesso descritti con termini e immagini inclini a stereotipi che possono generare pregiudizi, a partire dall’errata rappresentazione di genere.